Da troppo tempo, ormai, nel Bel Pese afflitto da mille tormenti non si vedeva basket di questo livello: tensione, storie, paure, tattiche, strategie, battaglie estenuanti. Cadute e risalite. Suspense. Entusiasmo alle stelle. Lo sappiamo, soltanto sport, soltanto un lenimento a ben più gravi problemi, vicende umane di piccoli popoli, numericamente forse piccoli rispetto a grandi mondi, ma grandi di passione, e quello di Milano ha consumato in delirio il suo sognate oppio, mentre quello di Siena ha masticato l’amaro suo destino.
Lo sappiamo, anche, che ci saranno sempre quelli che… Eh, ma il basket americano è un’altra cosa. Lasciandoci incerti tra l’improperio e il più pacifico ritornello: il mondo è bello perché è vario, e ognuno la pensi come gli pare. Però, che gran finale! Densa di tutto. Con molte verità. E quando le verità sono tante, significa che c’è anche qualche bugia. Complesso, insomma, lo straordinario epilogo di questo campionato di basket. Che ha portato amori e umori, e per questo ha trascinato tanta gente, anche molti che non conoscevano o poco frequentavano il piccolo mondo antico dal sole arancione fatto a spicchi. E questo è un fatto: un milione di spettatori e il 5% di share su Rai 3 all’ultimo atto, senza poter contare quelli che hanno visto gara 7 sul canale HD, sono un’esplosione di popolarità, un’oasi rigogliosa, difficilmente immaginabile in quella specie di deserto che il basket, ma non soltanto lui, stava attraversando.
Indiscutibile che questo sia stato un effetto indotto dalla presenza di Armani, come dire: il Re della moda fa diventar di moda tutto quello che tocca, anche il basket. Indiscutibile, anche, che i dodicimila fissi al Forum nell’ultima fase della stagione siano un evento. Il grande risveglio. Ma sotto il vestito, la grande sostanza.
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