USA – Messico 86-63 (23-13, 19-14, 24-11, 20-25)

Foto Fiba Twitter Official Account (@Fiba)

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Giovani statunitensi crescono. Gli USA, spesso criticati per un approccio discutibile e una crescita mostrata solo col passare dei minuti, si presentano agli ottavi di finale in modo decisamente più convinto. Adesso si comincia a fare sul serio e i giri del motore a stelle e strisce devono necessariamente alzarsi. Le risposte offerte, anche se di fronte ad un avversario non dei più probanti, sono certamente positive.

Contro un Messico già soddisfatto per aver superato il girone, ma comunque coraggioso ed orgoglioso almeno finché reggono le gambe, la chiave è la difesa messa in campo dagli USA sin dalle prime battute: l’intensità frutta subito recuperi, corse in contropiede e schiacciate. Ma la lacuna più evidente dei messicani è nella lotta a rimbalzo, che permette a Davis e soprattutto a Faried di esaltarsi nel 13-2 iniziale. Ed è un parziale che indirizza la partita, perché gli uomini di Valdeolmillos avranno un buon lampo con un 7-0 (propiziato da Gutierrez, Ramos e Ayon e da accenni di zona 3-2) di immediata risposta ma, una volta ricacciati indietro, non si rifaranno più realmente pericolosi.

Eppure la difesa a zona messicana crea spesso più di qualche grattacapo a Team USA, che tende troppo spesso ad attaccarla con una dose insufficiente di pazienza. Ma manca l’attacco: Gutierrez e soci troppe volte trattano male la palla, non trovano mai la mira dall’arco e anche in avvicinamento faticano a trovare riscontri positivi – pure su buoni tiri che talvolta gli Usa concedono – ad alcune valide azioni difensive. Il 2° fallo commesso già in chiusura di 1° quarto non spegne un Ayon che produce un 2° periodo da 10 punti di eccellente fattura. Ma gli USA hanno più talento e più qualità in generale: Curry e Thompson, in pieno stile Warriors, sfornano una fiammata che vale il +16, grazie anche ad un Harden molto disciplinato in attacco. Continua ad essere in difficoltà invece un Derrick Rose, poco lucido ed efficace, alla pari di un secondo quintetto che non incide come il primo.

Dunque, coach K prova a mescolare le rotazioni – di fatto a 9 (con DeRozan, Plumlee e Drummond in campo solo nel “garbage time”) – in avvio di ripresa. Ma, pur con un incoraggiante Cousins in campo per tanti minuti importanti, le migliori risposte gli arrivano da uno dei titolari, quel Stephen Curry – MVP della partita – capace di accendersi e prendere fuoco come pochissimi altri giocatori al mondo: 3 triple, col consueto velocissimo rilascio, e un’entrata al fulmicotone valgono il +25 a metà 3° quarto e la partita è in ghiaccio.

USA: Curry 20, Thompson 15, Harden 12, Cousins 11, Gay 10. Reb (45): Faried 8. Ast (18): Curry, Rose 4.
Messico: Ayon 25, Martinez 7, Gutierrez 7, Cruz 6. Reb (42): Ayon 8. Ast (10): Gutierrez 3.