Sergio Tavčar

Sergio Tavčar

Sono appena rientrato dalle ferie che ho trascorso a casa non facendo esattamente un tubo, specialmente dal punto di vista intellettuale. Visto che per quanto riguarda il lavoro fisico sono perfettamente d’accordo con una massima di Somerset Maugham: “La vita è troppo breve perchè voi facciate le cose per le quali potete pagare qualcun altro che ve le faccia” potete capire che sono arrivato a Capodistria direttamente dalla luna facendo uno sforzo terribile per concentrarmi sui Mondiali di nuoto di cui sto facendo in questi giorni le telecronache. Il mio silenzio è dovuto dunque al fatto che, non essendo informato dei fatti che non mi sono preso la briga di conoscere, non ho alcun diritto a commentarli. Leggendo i vostri commenti mi sembra che, parlando di basket, il Fenerbahce abbia preso Obradović e abbia comperato Nemanja Bjelica, Žorić e Kleiza con probabile arrivo di Teodosić. Ebbene, se è così, tutti i detrattori di Obradović possono già cominciare a stappare bottiglie di spumante: o Obradović, alle prese con tutte quelle palle lesse, impazzisce e si suicida o, se rimane miracolosamente sano di mente, dà le dimissioni o lo cacciano per incompatibilità di carattere con il suo roster. Odiatori di Obradović: abbiate fede! 

A proposito di fede, o Fede: sta a vedere che il miglior nuotatore italiano a Barcellona sarà la solita Federica? Che quest’anno nuota giusto per non arrugginire. Inutile, la classe non è acqua, visto che stiamo parlando di nuoto. Per quanto riguarda gli altri, per quanto due indizi possono essere ancora una coincidenza e non ancora una prova, anche quest’anno la truppa italiana sembra essere arrivata al massimo appuntamento mondiale con le gomme sgonfie come già l’anno scorso a Londra. Sicuri che la preparazione sia andata bene? Come mai ai tempi di Castagnetti gli italiani arrivavano ai massimi appuntamenti mondiali e davano oltre il meglio prevedibile? Che sia questione di manico e non solo di pozioni miracolose? Le donne cinesi quest’anno non vanno neanche se metti loro un’elica nel sedere dopo che negli anni scorsi distruggevano tutto e tutti. Può essere che anche loro abbiano cannato completamente la preparazione? E come mai la “Crande Cermania” è sparita dalle mappe del nuoto mondiale? Può essere che sia successo quando, per mondarsi dal doping di Stato della DDR, hanno silurato tutto lo staff dei supertecnici della DDR che, doping a parte ovviamente, erano superscienziati forgiati in quella straordinaria Università dello sport che era l’Istituto Superiore di Educazione Fisica di Lipsia dove lo studio delle pratiche doping era un qualcosa di più che si applicava solo agli sportivi potenzialmente di vertice, ma che creava una base di praticanti sterminata selezionata con metodi scientifici all’avanguardia allevandola e istruendola poi con metodi altrettanto innovativi? Quello che voglio dire con questo discorso è una specie di preambolo a quanto vorrei dire di mio sulla questione del doping che, potete immaginarlo, mi appassiona in modo straordinario. Voglio dire che bisogna sempre avere la mente lucida e distinguere bene i piani del discorso. Parlando di doping mi infastidisce il fatto che, quando se ne parla, si dà per scontato che basta prendere la pillola tal dei tali o la puntura giusta per andare veloci come il vento. Con il mio c…avolo! Bisogna comunque avere alle spalle un allenamento durissimo, bisogna comunque fare sacrifici sovrumani, bisogna comunque avere talento sia fisico che soprattutto di testa per emergere, se no non c’è doping che tenga. Per cui, soprattutto parlando di ciclismo, ma anche di atletica, nuoto o sci di fondo, bisogna sempre rendersi conto che si tratta di atleti straordinari che fanno sacrifici incredibili e che comunque poi alla fine vince il più forte. Bisogna dunque avere per loro il massimo rispetto e ricordarsi sempre la massima che nessun doping trasformerà mai un tacchino in aquila. Il doping, ai massimi livelli, potrà al più darti un qualcosa in più, ma infinitamente molto meno di quanto non ti sia costruito prima col talento, l’applicazione e il durissimo lavoro. Nello sport non ci sono scorciatoie e anche quella data dal doping è una scorciatoia molto breve che permette di accorciare la parte propriamente finale del cammino. Prima bisogna sgobbare come forzati.

Prendo come prova di quanto dico proprio gli esempi fatti sopra. La base di tutto continua ad essere l’allenamento, in breve il lavoro fatto in vista dei grandi appuntamenti. Mi sembra impossibile che, dal punto di vista vista farmacologico, i cinesi, o magari gli italiani o i tedeschi, abbiano quest’anno pozioni più scadenti rispetto a quelle dell’anno scorso. Semplicemente non si sono preparati nel modo giusto ed è quello a decidere. A proposito mi dà un fastidio terribile leggere che, se una cinese va forte è dopata, se invece a andar forte è un americano è perchè è un grandissimo talento. Gli americani l’anno scorso hanno sollevato un polverone terribile quando la Ye ha fatto un parziale migliore di Lochte nei 100 finali a crawl dei 400 misti. A parte il contesto, con Lochte che aveva sparato tutto prima e nella frazione finale si è limitato a controllare, mentre la Ye, avendo il suo punto forte nello sprint finale, si era tenuta cauta fino a quel momento risparmiando energie, il discorso mi pareva quello classico del bue che da del cornuto all’asino. Loro sì che sono immacolati! Come dimostrano Armstrong e l’US Postal tutta (Hamilton, Landis…), oppure Conte e la sua Balco, oppure ancora, per rimanere nel nuoto e per chi se lo ricorda, il caso di Angel Martino. Della serie che in questo tutto il mondo è paese e dunque tutti quanti gli addetti ai lavori, parlando di doping, dovrebbero per prima cosa mettersi la lingua nell’orifizio del fondo schiena, se mi permettete la battuta elegante.

Sul doping va da sè che condivido in toto l’analisi e le conseguenze presenti della pratica del doping che ha fatto Walter (wf2). Non condivido le proposte di soluzione, ma su questo più tardi e capirete perchè. L’approccio mio al problema è completamente diversoed è di puro stampo culturale. Esempio: da quando la pratica del doping nel ciclismo in Germania è calata drasticamente? Da quando la TV di Stato non trasmette più il Tour. Semplice. In Germania doparsi nel ciclismo non conviene più non per questioni di salute (che per ogni persona di normale buon senso dovrebbero essere fondamentali e addirittura dirimenti, ma che per uno “sportivo” professionista assetato di fama e soldi non lo sono), ma perchè, se sei dopato, nessuno ti ca…lcola e vieni messo alla gogna. State pur sicuri che se viene fuori che i vari Kittel e Greipel sono dopati la loro carriera è finita all’istante. Ora invece cosa succede negli altri Paesi e in Italia in particolare, Paese che continua a osannare come un semidio uno che, ormai è provato oltre ogni dubbio, era dopato fino alle orecchie e oltre e che, dal punto di vista sportivo, non ha nessunissima importanza che poi sia morto solo come un cane in modo talmente tragico. Dovrebbe essere un caso pietoso da archiviare e non da sollevare a ogni piè sospinto, tipo: “questa è la salita dove Pantani diede 5 minuti a Ullrich! Che tempi! Che impresa! Mi vengono ancora i brividi!” Mentre a me viene l’orticaria e vorrei sfasciare il televisore. Succede sempre e ancora che il grande pubblico viva il doping come una cosa normale e, quando uno viene beccato e poi ritorna a gareggiare, è come se si fosse preso due anni di vacanza e basta. Così, quando Basso è ritornato a correre, è stato come se fosse ritornato a casa il figliol prodigo a cui offrire in dono il vitello migliore. Quest’anno Contador ha fatto schifo! E te credo! Quest’anno non aveva la bistecca avvelenata, guarda caso. E com’è, come non è, non andava avanti. Che le cose siano collegate? Per me è lampante che lo siano, ma ci fosse stato uno che l’avesse detto, di grazia! Un pò come David Millar, da quando non prende più pozioni. E poi: la gente non si rende conto che, limitando il doping, la gente ritorna umana. Avete giustamente detto che con una VAM altissima è impossibile che in condizioni normali tutto il gruppo arrivi insieme in cima al Galibier. Così è solo normale che dopo una tappa con cinque colli alpini il gruppo, se c’è poco doping (che non ci sia del tutto mi riesce impossibile crederlo), il giorno dopo sia stravolto e prenda la tappa successiva a 20 all’ora. In questo caso però i giornalisti, invece di dire: “grazie a Dio! Questa è la prova che che il Tour quest’anno è più pulito del solito” si arrabbiano perchè nessuno mostra intraprendenza e la tappa è di una noia mortale. Non volete il doping? E allora rendetevi conto che più di tanto umanamente non si può fare e che ci saranno comunque distacchi da sveglia fra i veramente forti e quelli che sono forti solo se bombati. Volete battaglia ogni giorno? E allora rendetevi altresì conto che senza doping non ci potrà essere. A me è molto piaciuto che dopo aver fatto fuoco e fiamme sul primo arrivo in salita sui Pirenei, il giorno dopo Richie Porte abbia preso mezz’ora di distacco. Questo per me vale più di ogni controllo antidoping. Su Froome dico solo che il Tour lo avrebbe vinto anche l’anno scorso senza Wiggins e che comunque uno che comincia a correre sugli altipiani in Kenia in una squadra di tutti neri che lo prendono in giro chiamandolo Masai (insulto sanguinoso per loro che erano Kikuyu) e che con il lavoro si guadagna il loro rispetto e la loro amicizia, qualcosa in più a livello di mente e palle ce la deve avere per forza. E poi, ricordiamo, è nato sugli altipiani del Kenia, dunque è nato per correre e essere resistente. Il colore della pelle non c’entra. C’entra dove si nasce e il contesto nel quale si comincia con le motivazioni che ne conseguono. Poi sarà anche dopato. Ma a parità di doping con gli altri vincerà sempre e comunque lui.

Quello che voglio dire in definitiva è che doping ci sarà finchè la gente lo vorrà. Al momento stesso in cui uno verrà scoperto e la sua carriera finirà di colpo perchè nessuno lo vorrà più, tipo come avrebbe dovuto essere per Di Luca, non parlo di squadre, ma parlo proprio dei tifosi, la piaga del doping sarà debellata. I primi segnali, anche per la discussione, secondo me centrata bene sul vero problema, che c’è stata nei vostri commenti, di inversione di tendenza presso proprio il popolo degli sportivi mi sembra ci siano. La strada è però ancora lunghissima e non è detto che venga percorsa fino in fondo. Purtroppo in una società matura come la nostra all’inizio dell’inevitabile decadenza il desiderio di circenses (NBA?) è sempre più pronunciato. Cosa a cui purtroppo si adeguano i media, quelli che creano l’opinione pubblica, perchè devono vendere copie o avere audience televisiva. Il vero problema secondo me è tutto e solamente qui. Poi, è chiaro, è importante lottare contro il doping come si lotta contro la criminalità (dire: legalizziamo il doping è come dire, visto che c’è, diamo Napoli in mano alla camorra, la Calabria in mano alla ‘ndrangheta e la Sicilia in mano alla mafia: ma che discorsi sono??), è chiaro che le analisi devono essere fatte a tappeto e che bisogna aggiornare di continuo e soprattutto monitorare con software sempre più precisi il passaporto biologico che mi sembra forse il metodo migliore. Tutto ciò è ovvio e non occorre neanche discuterlo. Il doping è deleterio per la salute e pertanto va combattuto e basta. Però, ripeto, va combattuto a livello di condizionamento culturale. Oggi sarebbe impensabile che un politico durante un’intervista si accendesse una sigaretta, cosa che avveniva normalmente ancora 20 anni fa. Ecco, per il doping dovrebbe succedere qualcosa di analogo. Uno è beccato? Non se ne parla più. Sparito. Cancellato. Esiliato. Trattato da paria. Con ciò mandando il messaggio ai giovani che drogarsi è cosa brutta, che ti rende un pezzente e un disgraziato. Come è in realtà. Bisogna solo capirlo e metabolizzarlo.

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