La tifoseria brindisina, anche in trasferta spesso sono il “sesto uomo”  (2015 Foto Alessio Brandolini)

 

La prima pausa per le nazionali, novità di questa nuova stagione di Lega A, viene nel momento giusto per l’Happy Casa Brindisi. In primis c’è il giusto tempo per metabolizzare il vulnus del ritiro dal basket giocato di Brian Randle, su cui la società aveva riposto molte speranze nella sua riabilitazione, e poterlo riparare con l’ex Atlanta Hawks Donta Smith, in secundis una possibilità di possibilità di allenarsi con calma, così che anche il figliol prodigo Nic Moore possa affinare il feeling con i propri compagni di squadra.

COSA VA

Il calendario. Ebbene sì, quando ancora la squadra era in fase di rodaggio ha avuto la mala sorte di trovarsi una Torino mai così forte come quest’anno, poi la campionessa uscente Venezia ( partita persa solo a 30 secondi dalla fine con un colpo di classe di Bramos), Milano al Forum e Brescia, che in questo periodo vince partite semplicemente schioccando le dita. Buone però le vittorie con altre corazzate sulla carta come Avellino e Bologna, ma adesso il calendario prevede molti scontri con le compagini sul lato destro della classifica, il che non vuole però dire che siano deboli, ma comunque saranno scontri più abbordabili sulla carta, in questo campionato così tanto livellato verso il basso, dove basta una vittoria in più oppure in meno tra il pensare alla Final Eight di Coppa Italia e lo spettro della zona retrocessione.

Ottimo il ritorno in Puglia di Nic Moore, che ha preso il posto come personalità e capacità balistiche al fumantino ma troppo spesso inconcludente Anthony Barber. Si sta dimostrando molto buono l’impiego del centro Cady Lalanne (migliore rimbalzista del torneo con 11.8 rimbalzi di media ad allacciata di scarpini), ed è in crescita il rendimento della guardia/ala Scott Suggs.

COSA NON VA

Il giocatore che più per ora sta deludendo era colui che, confermati a parte, era il punto sicuro su cui puntare per la stagione corrente, quel Milenko Tepic che è stato uno dei fari di quel miracolo chiamato Capo d’Orlando dell’anno scorso. Nessuna partita in cui abbia fatto davvero la differenza la sua esperienza, e per ora l’unico momento in cui ci può ricordare della sua militanza in maglia bianco azzurra è il clamoroso buzzer beater contro Avellino; si spera che sia solo un momento di appannamento o di inserimento non ancora perfetto negli schemi di coach dell’Agnello. Ancora farraginoso il rendimento di uno dei lunghi, Obinna Oleka, che nelle ultime uscite sta dimostrando energia nel pitturato in fatto di rimbalzi e stoppate, ma quando si tratta di segnare si potrebbe apostrofare come “sciagurato Oleka”. Infine, se si vuole raggiungere quanto prima una tranquilla salvezza per poi vergere lo sguardo verso obiettivi più appetitosi serve iniziare a vincere anche in trasferta, e le sconfitte subite contro le non irresistibili Pistoia e Pesaro sono state dolorose.

[Gianluca Lo Masto]