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Geri De Rosa

Eurolega, una vittoria di squadra

E’ stato il trionfo del basket nella sua essenza più pura: pochi sport, come la pallacanestro, esaltano il gruppo contro il singolo, la squadra contro il fuoriclasse, anche quello più immarcabile. Il Maccabi ha vinto l’Eurolega: alzi la mano chi l’avrebbe detto all’inizio, non della stagione, non delle Top 16, nemmeno delle Final Four ma all’inizio della finale. Nessuno lo avrebbe fatto, almeno con un minimo di convinzione. Invece la magia della pallacanestro ha colpito ancora. Intendiamoci, senza una prestazione da marziano, probabilmente irripetibile, di Tyrese Rice la coppa in Israele non ci sarebbe andata, il Maccabi forse non sarebbe nemmeno arrivato alla finale e neanche alle Final Four. Gli israeliani, grazie al gruppo però, si sono messi nelle condizioni di sfruttare la due giorni di follia cestistica del loro numero 4, di essere lì, in partita, quando è esploso inarrestabile il suo talento. Senza il grande lavoro di Blatt e del suo staff, senza l’abnegazione di un gruppo capace di entrare sotto la pelle di qualsiasi avversario, non sarebbero serviti a nulla i venti punti in quindici minuti, tra quarto quarto e supplementare, di Rice, così come non sarebbe servito a nulla il canestro contro il CSKA a cinque secondi dalla fine della semifinale più folle della storia dell’Eurolega. Il Maccabi è dunque campione d’Europa, è la squadra più forte quest’anno perché lo ha detto il campo, l’unico giudice insindacabile. La sconfitta in finale però non deve suonare come una condanna per il Real Madrid: arrivare secondi non è necessariamente un fallimento, dipende da come si ottiene un risultato che implica comunque un cammino migliore di tutte le altre tranne una. Il Real ha decisamente fallito la finale, per il secondo anno consecutivo, però per gran parte della stagione ha giocato un basket stellare, nettamente il migliore dell’Eurolega non solo di quest’anno ma probabilmente degli ultimi dieci; letta così la stagione non può essere definita fallimentare anche se la coppa è andata da un’altra parte. Alla fine vince solo una, le altre falliscono solo se deludono come gioco, come emozioni, come capacità di costruire qualcosa. In questo senso il Fenerbahce ha fallito, non certo il Real e nemmeno il Cska e il Barcellona nonostante il clamoroso -38 nel Clasico di semifinale; in questo senso nemmeno Milano ha fallito, capace, come è stata, di riportare entusiasmo e spettacolo in una piazza fino a lì depressa, di restituire una prestigiosa dimensione europea ad una società finita per almeno quindici anni molto in basso nella considerazione internazionale. Di sicuro, aldilà della beffarda eliminazione contro i futuri campioni d’Europa, la strada intrapresa è stata quella giusta: l’unico modo per provare a vincere passa di qui, la garanzia di farcela però nessuno ce l’ha.

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