Riccardo Sabadini

E’, senza se e senza ma, la squadra del momento e lui uno degli uomini copertina: Andrea Pecile e la sua Alma Trieste stanno stupendo tutti e spinti da una città nuovamente innamorata della pallacanestro hanno raggiunto la vetta della classifica del girone Est della A2 dopo la vittoria, la quinta consecutiva, la tredicesima nelle ultime quindici, contro la Fortitudo Bologna dell‘ex Boniciolli.
Proprio con lui, con l’uomo chiamato Sunshine, abbiamo voluto fare due chiacchiere per scoprire i segreti di questo magic moment giuliano.

Andrea, ve l’aspettavate di essere in questa posizione a questo punto della stagione?
Assolutamente no. Il nostro obiettivo quest’estate era quello di continuare il percorso intrapreso la scorsa stagione, cercando di trovare la nostra identità di squadra per ottenere quanto prima la salvezza ed evitare di restare invischiati nella bagarre. Abbiamo avuto qualche difficoltà in avvio, vuoi perché non siamo riusciti a trovare la giusta chimica in prestagione vuoi per qualche infortunio di troppo, fatto sta che continuando a lavorare duramente in palestra giorno dopo giorno siamo riusciti a costruire i nostri equilibri. Non abbiamo un realizzatore da 20 punti a partita e allora ognuno a turno è stato protagonista: abbiamo vinto partite con i due americani in panchina nel quarto periodo, abbiamo vinto partite dove Green e Parks sono stati dominanti, alcune gare le abbiamo fatte nostre con la difesa, altre segnando un punto in più, insomma siamo stati bravi a trovare sempre una risposta ad ogni ostacolo sul nostro cammino. Penso anche alle ultime due vittorie, quelle con Verona e Fortitudo Bologna: non so quante squadre sarebbero riuscite a vincere due match così tosti dal punto di vista fisico e nervoso.

Quali sono i segreti di questa Alma Trieste?Pecile in palleggio
Non c’è nessun segreto, semplicemente c’è il piacere di lavorare sodo in palestra ogni giorno, arrivando all’allenamento con il sorriso sulle labbra. Questo è un gruppo che sta bene insieme, dentro e fuori dal campo, che lavora volentieri e facendolo nel modo giusto non c’è professione che sia più bella di questa. Talento, fisicità, piacere di stare insieme e spirito di sacrificio: un nome su tutti è quello di Andrea Coronica.
Andrea è un ragazzo straordinario, capace di andare ogni domenica oltre i suoi limiti; è sempre stato così sin da quando era ragazzino, non essendo dotato di un talento sopra la media, si è abituato a lottare su ogni pallone, a tuffarsi sul parquet e non mollare mai. Ci da un’energia pazzesca che per noi è fondamentale.

Parliamo di te adesso: hai viaggiato tanto per poi ritornare da dov’eri partito. Come ci si sente ad essere profeta in patria?
Ritornare a Trieste e cercare di fare bene a casa mia è stata una scommessa anche per me. Quando ho firmato per la Pallacanestro Trieste mi sono chiesto se potessi essere ancora in grado di giocare ad alto livello in un campionato competitivo come questo per fare in modo che anche i miei concittadini che non mi avevano seguito durante la mia carriera potessero sapere chi sono. Camminare per strada ed essere fermato per ricevere saluti e complimenti per le doti e le prestazioni è per me un motivo di grandissimo orgoglio. Ho avuto tante esperienze vincenti ma senza ombra di dubbio vincere a Trieste con Trieste è un’emozione assolutamente speciale.

Sei stato una giovane promessa, quali sono stati i tuoi mentori? E adesso, come ti trovi nel ruolo di “chioccia” della squadra?
Sono sincero, mi ritengo molto fortunato perché già a livello juniores sono stato inserito, a Gorizia, in un contesto di altissimo livello con giocatori del calibro di Antonello Riva, Alberto Tonut e Michele Mian. Quando poi mi sono spostato a Ragusa, ho trovato in Christian Mayer (attuale direttore sportivo della Moncada Agrigento) un punto di riferimento; proseguendo nella carriera e salendo di livello i miei fari sono stati spesso gli americani, penso ad esempio a Melvin Booker, DeMarco Johnson o Joe Blair. Da quando sono andato in Spagna questa cosa è cambiata: avevo solo 23 anni ma ne avevo viste talmente tante, che mi sentivo già “grande”. Di lì in avanti, grazie anche al carisma e alla leadership che ho sempre avuto come doti innate, mi è venuto abbastanza spontaneo essere leader. Farlo adesso a casa mia con ragazzi con cui gioco al campetto da anni è un qualcosa di davvero fantastico.

Questo campionato di A2 propone un livello di gioco davvero interessante, con squadre attrezzate e tanto pubblico. Ma non è che alla fine sia questa la vera serie A della pallacanestro?
Questo campionato è assolutamente di tutto rispetto: ci sono piazze storiche per la pallacanestro italiana come le bolognesi, Treviso e dall’altra parte Roma e Siena. E’ un campionato completamente diverso alla serie A, qui gli italiani sono molto più protagonisti e gli americani, essendo solo due, non si sentono costantemente messi in discussione come magari avviene in A dove gli stranieri sono sette e il mercato è sempre aperto. Non so dire se meglio o peggio della serie A, sicuramente diverso.

Remer Treviglio vs Trieste, ventisettesima giornata, LNP A2 Est, Dalmasson

Remer Treviglio vs Trieste, ventisettesima giornata, LNP A2 Est, Dalmasson

Sabato scendete a Ravenna, squadra che vi insegue a 4 punti di distanza e che all’andata vi ha fatto soffrire parecchio. Credi che quella gara possa essere stata quella della svolta visto che eravate 1-4 e sull’orlo del baratro?
La partita contro Ravenna dell’andata è stata una di quelle che ci ha aiutato a trovare la nostra identità: stavamo attraversando un periodo difficile ma siamo stati bravi e fortunati a vincere quella gara e di lì in avanti è partito poi il percorso che ci ha portato ad essere dove siamo. Sabato si affronteranno due squadre che si trovano in una posizione assolutamente inaspettata rispetto a quelli che erano i proclami dell’estate: sarà senza ombra di dubbio una bella partita, da giocare e vivere in un bell’ambiente contro una squadra che ci somiglia molto perché ha un gruppo solido che sta bene insieme e senza necessariamente una prima punta. Dovremo fare una grande partita per portare a Trieste i due punti.

L’obiettivo ora è quindi dichiaratamente la serie A?
Onestamente non penso a queste cose, penso solamente a cercare di vincere ogni partita che gioco. Siamo semplicemente un gruppo di ragazzi che hanno iniziato un percorso e siamo curiosi di sapere dove ci porterà: l’obiettivo senza ombra di dubbio dev’essere quello di fare i playoff per il terzo anno consecutivo poi è chiaro che con una sola promozione per 32 squadre tutto può succedere ma non sarà sicuramente quello il metro di giudizio della stagione.