La Forlì del basket che ha nella sua storia l’avere visto giocare mostri sacri come Mc Adoo e Richardson, sale alle cronache nazionali per una delle pagine più brutte della pallacanestro italiana.

La sconfitta per 119 a 34 contro Trieste, con i soli ragazzini in campo, è l’epilogo di un progetto-farsa a cui in troppi hanno creduto senza averne ragionevoli riscontri.

fonte Area Comunicazione LNP

Il nuovo Presidente Lnp Pietro Basciano fonte Area Comunicazione LNP

Max Boccio è riuscito nell’impresa di calpestare la passione di una piazza che anche ieri ha dimostrato l’amore per questo sport, andando in 700 a sostenere i ragazzini mandati ingiustamente al massacro. Sua è la colpa principale nell’avere fatto promesse ogni giorno diverse, per poi disattenderle il giorno seguente. Sembra che venerdi scorso, all’indomani della partenza per il ritorno a casa di 4 giocatori buttati fuori dall’hotel dove vivevano perché da inizio stagione non si era visto un solo euro, Boccio abbia avuto il sereno ardire di telefonare al presidente della fiera di Forli per comunicare che “i soldi ci sono e domani pago tutto”.

L’unico termine adatto mi sembra “mitomania”. Dal dizionario della lingua italiana si legge: ”Tendenza talvolta morbosa a raccontare fatti puramente fantastici facendoli passare, più o meno coscientemente, per veri, specialmente al fine di attirare su di sé l’attenzione o la stima degli altri”. Il problema vero è che costui ha dominato la scena per quattro mesi abbondanti, facendone di tutti i colori e giocando con la serietà e le emozioni delle persone.  E incassando comunque i soldi degli abbonamenti e delle partite casalinghe finora disputate, che a questo punto non è chiaro dove siano finiti. Ma la vergogna di cui si è reso protagonista non è solo sua, dato che è stato ampiamente supportato da chi non ha pensato al bene della pallacanestro forlivese (ed italiana), ma ha inseguito e/o cercato di tutelare esclusivamente il proprio interesse personale.

La Lega Nazionale Pallacanestro, che con la sua presidentessa Bragaglio si è inventata una deroga che nelle DOA non esisteva per concedere una dilazione sulla data di deposito della fidejussione, che garantiva l’iscrizione di Forlì. Ieri sera il neo eletto presidente Pietro Basciano al Pallone Gonfiato su Telesanterno, all’epoca dei fatti tra i dissidenti al direttivo, ha confermato finalmente ufficialmente questa versione. Dentro la Lnp ci fu parecchio trambusto ed inviti scritti a ritornare sui propri passi, ma l’interesse personale diviso tra la speranza di avere trovato un nuovo magnate e l’onta di doversi dimettere per avere contravvenuto alle regole, è prevalso. Non certo nel nome del basket italiano e di quello forlivese.

Le regole vanno rispettate e dall’alto chi doveva vigilare era la FIP. E’ vero che alla Federazione qualora giunga una richiesta d’iscrizione con parere favorevole dalla Lnp, è suo compito limitarsi a ratificarla, ma è anche vero che la FIP è l’organo supremo sotto il quale si svolgono i campionati. Ed è vero che in quei giorni nelle stanze romane ci si è chiesti cosa fare ancora prima dell’esposto (sbagliato nei termini) di Matera. Ed è notizia di questi giorni che, alla luce dei fatti avvenuti, qualcuno recentemente abbia ammesso che all’epoca non si siano avuti gli attributi per fare una forzatura e controllare, in nome della regolarità del campionato e per il bene della pallacanestro italiana. Anche qui prevalse l’interesse personale. Di cui oggi ci si pente ufficiosamente, ma state certi che anche in tale caso, come fu in precedenza in Lnp, non ci saranno dimissioni.

logoFulgorLibertas

che ne sarà della Fulgor Libertas?

La vecchia dirigenza aveva il dovere di vigilare. Di mettere paletti temporali. Di tutelare il nome di Forlì. Sia ben chiaro, dal punto di vista economico, qualora la società dovesse portare i libri in tribunale, i soci andranno in tasca, esattamente come avrebbero fatto se ad andare in tribunale fossero stati loro. Cambia solo l’onta del metterci la faccia, non l’aspetto pecuniario. Chi aveva ed ha garanzie bancarie, se le dovrà comunque pagare. La Fulgorlibertas era una società di capitali prima, lo è adesso. Questo egoismo di facciata ha avuto altresì un solo aspetto positivo, l’unico. Si fa per dire. Max Boccio è imploso di merito proprio. Non potrà mai dire (e non sapremo mai quanto lo avrebbe desiderato), che gli abbiano impedito di fare la propria scalata, che sia stato ostacolato, che la colpa è altrui se non ha trovato i soldi. No, anzi. I soci non hanno (colpevolmente, per il solito interesse personale) staccato la spina nel mese di novembre, quando sono andati in tasca per pagare la trasferta di Trapani e i Nas che hanno dato il -3 anziché l’esclusione dal campionato. L’hanno voluto aiutare perché non si potesse dire che loro, i vecchi soci, quando c’è stato bisogno di sostenere l’operazione si sono fatti di nebbia.

Ed anche le istituzioni coinvolte a vario titolo non hanno saputo essere garanti della passione della città. Per le medesime ragioni espresse sopra. Non essere coloro che fanno saltare il banco. Non prendersi la colpa di nulla, aprendo così la strada alla vergogna che si sta consumando.

Ed infine, si è dato troppo credito al comportamento altalenante di Boccio. Gli si è consentito costantemente di avere una cassa di risonanza alle sue esternazioni, spesso contraddittorie. Le dichiarazioni in un regime del genere erano, fin dall’inizio, appartenenti ad una realtà parallela. “Non cerchiamo soldi perché non ne abbiamo bisogno, non abbiamo paura di sfidare Armani e di fare l’Eurolega, etc…”. Tutto questo aveva indicato la strada, costellata in seguito di tutto e il contrario di tutto (si pensi anche solo alla vicenda Antonutti).

GHERARDO RESTA/ GIORNALISTA DI PICK AND ROLL

GHERARDO RESTA/ Giornalista di Pick & Roll trasmissione partner di dailybasket

Le elucubrazioni di una persona, in questo clima, non sono notizie. I fatti verificati e riscontrati sono, eventualmente, notizie. Chi editorialmente era sul pezzo tutti i giorni, da 4 mesi a questa parte, aveva trippa per gatti a quintali in cui buttarsi. Si è preferito, spesso e volentieri, fare da megafono a Boccio. Si è preferito fare una maglietta “Io sto con il pirata” anziché indagare giornalisticamente, facendo prevalere l’animo del tifoso. Peccato, però, che proprio i tifosi veri, quelli che pagano il biglietto, siano stati “raggirati” senza colpe in questa storia, e loro sì, clienti e fruitori dei media, andavano tutelati di più. Insomma, non mancava il tempo per fermare il carro della vergogna da cui adesso, però, puntando il dito nessuno può avere il coraggio di scendere.

 Gherardo Resta