Tutte queste evidenti e ripetute anomalie, che hanno caratterizzato sin dall’origine l’intero svolgimento della vicenda, la totale assenza di formalità nella procedura di reperimento della fideiussione, l’assenza di ogni tipo di elemento di prova che possa avvalorare la ricostruzione della vicenda fornita dalle parti deferite, inducono questo Tribunale a ritenere che il Muscolino non possa considerarsi vittima di un raggiro fraudolento, bensì diretto responsabile del deposito presso la LNP della fideiussione falsa

E’ questo probabilmente uno dei passi più duri all’interno delle motivazioni con cui il Tribunale Federale ha inflitto 34 punti di penalizzazione alla Viola Reggio Calabria, 3 anni di inibizione al suo proprietario Muscolino ed 1 anno di inibizione al suo presidente Monastero.

Le motivazioni di questa sentenza aiutano, in parte, a comprendere una vicenda a tratti surreale. Perché non sappiamo come altro definire una situazione nella quale una società sportiva, che ha l’obbligo di presentare una fideiussione per potersi iscrivere al campionato, si rivolga ad un (presunto) broker finanziario per riuscire a trovare la suddetta fideiussione ed una volta trovata non faccia un semplice check presso la Banca di riferimento per avere certezza della stessa, prima di presentare tutti i documenti in Lega. Così come è assurdo che un imprenditore si rivolga ad un broker finanziario senza verificarne le credenziali. A noi sono bastati 5 minuti per verificare che presso il Registro Unico degli Intermediari non sembra essere registrata nessuna persona che risponda al nome fornito da Muscolino alla Procura Federale. La sentenza del Tribunale è senza dubbio pesante ma va in qualche modo a punire dei comportamenti illegittimi che la Viola Reggio Calabria sembra aver tenuto negli ultimi due anni, visto che le indagini della Procura hanno accertato che anche la fideiussione dello scorso anno era falsa. In quel caso però nessuno ha bussato a cassa prima della fine della stagione ed il bubbone è rimasto sotto pelle. Tra l’altro, nonostante le richieste della Procura, dalle motivazioni della sentenza risulta chiaro come la Viola Reggio Calabria non abbia ancora presentato evidenza delle prove a sua discolpa come, giusto a titolo di esempio, il pagamento di 5000€ per il “lavoro” svolto dal broker finanziario.

Marco Calvani, suo malgrado coinvolto in questa vicenda (foto di Alessio Brandolini)

In tutta questa vicenda, ovviamente, chi paga di più sono giocatori e staff tecnico oltre ovviamente i tifosi che negli ultimi mesi si sono affezionati a questa squadra e sono tornati numerosi sulle tribune del Pala Pentimele. Giocatori e staff che ieri hanno espresso il loro disappunto in un lungo comunicato, in cui chiedono alla Federazione dove fossero le persone che dovevano controllare quando dovevano farlo, impedendo oggi a loro di lottare fino in fondo per qualcosa che avevano ottenuto sul campo con tanto sacrificio e sudore. Comprensibile la loro frustrazione e la loro impotenza di fronte a ciò che sta succedendo, ma gli stessi giocatori e staff tecnico dovrebbero porsi delle domande sul perché rispondere presente alle chiamate di società che nel recente passato non hanno brillato, diciamo così, per trasparenza. Vedi le vicende del campionato scorso con il punto di penalizzazione per i ritardi nella presentazione delle liberatorie per il trimestre ottobre-dicembre 2016, o ancora la vicenda della liberatoria di Roberto Rullo, con firma apocrifa falsa, che aveva portato alla inibizione del presidente Monastero.

Lorenzo Benvenuti (foto di Alessio Brandolini)

E’ anche vero che domande simili potrebbero essere rivolta alla FIP ed alla sua gestione sul controllo delle garanzie finanziarie presentate dalle società che chiedono l’iscrizione ai campionati. Perché se in seguito alla richiesta di un fornitore, alla Procura Federale è sufficiente contattare la Banca e chiedere informazioni sulla legittimità di una fideiussione, non capiamo quale sia la difficoltà nel fare questo tipo di accertamenti prima che la stagione alzi il sipario. Perché se la FIP si vuole far carico del suo ruolo di garante delle competizioni, allora deve essere anche garante della rispettabilità delle Leghe che gestiscono i campionati, riuscendo a far venire a galla le magagne manageriali di società come la Viola Reggio Calabria, capace di giocare quasi due campionati interi con una fideiussione falsa. Così come un’altra domanda ci sorge spontanea. L’atto di pignoramento da cui è nata tutta la vicenda risale al 31 gennaio scorso; il presidente Monastero è stato convocato dalla Procura Federale il 14 marzo e la stessa Procura ha impiegato una settimana per chiudere le audizioni e passare gli atti al Tribunale Federale per richiedere il deferimento della Viola, di Muscolino e Monastero. Possiamo immaginare che le indagini abbiano richiesto del tempo, ma con l’avvicinarsi della fine della stagione e con gli inevitabili risvolti che la vicenda poteva avere, siamo certi che i tempi di indagine ed istruttoria non potessero essere più rapidi? Tenendo anche conto del fatto che giocatori e staff tecnico, vista la situazione, avrebbero potuto approfittare delle varie finestre di mercato per cercare soluzioni alternative.

La battuta, purtroppo, nasce spontanea. Se un presidente federale giudica “fisiologici” due mesi di ritardo nel pagamento degli stipendi, probabilmente sarà fisiologico anche il ritardo con cui prima la FIP, o chi per essa, non ha controllato che la fideiussione presentata fosse vera, e poi quello con cui la Procura Federale si è attivata per ridurre al minimo i tempi della vicenda. Quanto meno, questo bisogna darne atto, il Tribunale Federale è stato quanto mai rapido nel presentare le motivazioni della sentenza, lasciando così alla Viola Reggio Calabria la possibilità di ricorrere in appello e sperare di poter dare di nuovo un senso alla stagione dei propri giocatori. Senza però cancellare una macchia pesantissima sul presente e futuro della società calabrese.


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