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La Bcc Vasto lotta. Anche se il suo è, e probabilmente sarà, un cammino a dir poco faticoso. Il successo di domenica scorsa con il Valmontone (un vero e proprio scontro diretto) aiuta e lascia sperare. E anche Marko Jovancic, una delle punte di diamante del club abruzzese, è fiducioso.

Marko, partiamo dal tuo nome, che evoca una storia iniziata lontano dalle nostre lande…
“Sono arrivato in Italia quando avevo circa dieci mesi con mia mamma e mio fratello, stavamo raggiungendo papà a Rovereto, fuggivamo dalla guerra. È lì che inizio a giocare a basket, nella San Marco, poi passo all’Aquila Basket, all’epoca in B2, allenata da Maurizio Buscaglia, nel frattempo vengo convocato a molti raduni della nazionale giovanile. Con la chiamata dalla Reyer mi trasferisco a Mestre e lì finisco le giovanili, riesco anche a far parte della prima squadra in Legadue e in A. Esordio da senio a Omegna, in quello che è di fatto l’ultimo anno della B1 senza giocatori americani: manchiamo i playoff all’ultima giornata, lì conosco Teo Bertolazzi nei suoi ultimi mesi di attività, prima che il tumore lo portasse via. L’anno dopo decido di scendere di categoria, finisco in B2, a Spilimbergo, un anno terribile per me e per la squadra, finito con la retrocessione. Poi mi aggrego alla Reyer di Carlo Recalcati ma arriva la chiamata di Fondi, sempre in B, dove mi riscatto con una stagione positiva e con la salvezza. Infine, eccomi a Vasto”.
In fondo il basket è un vizio di famiglia…
“Mio papà è stato un cestista della Stella Rossa, giocava nelle giovanili, all’epoca allenate da Dusko Vujosevic, ha dovuto smettere a causa di un infortunio al ginocchio. Anche a me è capitato di giocare qualche partita in Serbia con la squadra del paese dei miei nonni (Radnicki Obrenovac), non scorderò mai la vittoria contro il Partizan sui leggendari campetti del Kalemegdan!”.
Il tuo presente è Vasto e una squadra invischiata nei bassifondi della classifica: te lo aspettavi o poteva andar meglio?
“Mi aspettavo le difficoltà e gli alti e bassi. Penso ci manchi qualche vittoria per poter dire che sia veramente un campionato positivo, però siamo ancora in piena corsa per la salvezza e quindi ripartiamo da qua”.

Tutta la grinta di Jovancic (foto gentilmente concesse da Marko Jovancic)

Tutta la grinta di Jovancic (foto gentilmente concesse da Marko Jovancic)

Quali sono i vostri principali problemi al momento?
“Penso che in più occasioni l’unica cosa che ci sia mancata sia stata la vittoria. Abbiamo giocato gare di alto livello che però non siamo riusciti a portare a casa, poi quando entri in striscia negativa la frustrazione può portare a partire come quella di Campli (finita 87-44, n.d.r.). Probabilmente ci mancano un po’ di durezza mentale e l’esperienza nei momenti caldi della partita”.
Intanto avere battuto il Valmontone, pensi sia arrivata una svolta?
“Se sia arrivata una svolta o meno non saprei dirlo, vedremo nelle prossime partite. Di certo è stata una vittoria di carisma che ci porta serenità e mentalmente ci dà la tranquillità che mancava”.
In settimana c’era stato lo sfogo del patron Giancarlo Spadaccini, credi sia servito?
“Penso che la società abbia sofferto almeno quanto noi per questo periodo difficile, il presidente ha cercato di stimolarci in tutti i modi e finalmente siamo riusciti a ripagarlo a dovere”.
Quale credi sia la chiave per centrare la salvezza?
“Penso che nel nostro girone ci sia molto equilibrio e che quindi la chiave sia quella di restare concentrati fino all’ultima partita, senza dare per scontato nulla e cercando di crescere come gruppo”.
Sei riserva a casa dell’All Star Game, come hai preso la notizia? Speravi in una convocazione diretta?
“Non ho seguito molto la vicenda, quindi non so quali siano i criteri di convocazione. Ammetto che, visto la stagione che sto disputando, pensavo di poter essere convocato direttamente, però non mi lamento e approfitto della pausa per tornare a casa”.
Credi servano davvero manifestazioni come l’All Star Game?
“Penso sia una cosa interessante se organizzata nei modi e nei tempi giusti, in questo caso chi vi partecipa è costretto a rinunciare all’unica pausa che il calendario concede da settembre, e non credo sia il massimo, specie per chi gioca a 500-600 chilometri da casa”.
Tornando alla Bcc, domenica prossima dovrete affrontare una trasferta delicata in casa del Bisceglie, che partita sarà secondo te?
“Mi aspetto una gara difficile, nella quale cercheremo di dare continuità provando a vincere la prima partita in trasferta, anche se loro cercheranno il riscatto dopo la sconfitta della settimana scorsa”.