Nantes 4 giugno 1983, una data che cambierà per sempre la storia della pallacanestro italiana. E’ il giorno dell’oro agli Europei di Francia con la Nazionale di Sandro Gamba che piega 105-96 in finale la Spagna di Martin, Corbalan e San Epifanio. Un’impresa che Meneghin e compagni hanno realizzato dopo una partenza piena di incognite, un inizio vincente e forse un po’ fortunoso, una memorabile battaglia con la Jugoslavia (con annessa rissa da Far West) fino alla splendida finale vincente contro la Spagna.
Un atto che crediamo doveroso per celebrare i 30 anni di una grande pagina del nostro basket, volano per un decennio probabilmente irripetibile per la pallacanestro italiana e che ripercorriamo con i grandi protagonisti dell’epoca. Fu un europeo speciale che vide la prima apparizione ad altissimo livello di giovani stelle emergenti come Drazen Petrovic ed Arvydas Sabonis, per non parlare di Galis e Yannakis, la coppia che avrebbe fatto sognare la Grecia quattro anni dopo.

Sandro Gamba "l'alchimista" che guidò i cavalieri di Nantes 1983 (Foto di Savino Paolella 2013)

Sandro Gamba “l’alchimista” che guidò i cavalieri di Nantes 1983 (Foto di Savino Paolella 2013)

Massimo artefice dell’impresa azzurra fu Sandro Gamba (oggi 81enne, auguri coach!), autentica leggenda del basket italiano ed internazionale: incluso nella Hall of Fame di Springfield, argento olimpico a Mosca nel 1980, un oro, un argento ed un bronzo agli Europei, senza dimenticare nella bacheca del coach milanese i 10 scudetti sul campo ed i 5 in panchina tra Milano e Varese conditi da due coppe dei Campioni con la “valanga gialla” e due coppe delle coppe con l’Olimpia.
Una volta contattato da DB, Sandro Gamba ci ha invitati nella sua casa di Arese (grazie anche alla moglie Stella per la splendida accoglienza) per un’intervista ricca di immagini e aneddoti, conditi come sempre da grande lucidità e franchezza, doti che hanno da sempre contrassegnato la carriera dell’allenatore azzurro.

DB: Le premesse dell’Europeo del 1983 non erano certo rassicuranti, reduci da Praga con un opaco quinto posto, un risultato ancora più deludente se si pensa all’argento olimpico conseguito a Mosca l’anno precedente. Quali furono le sue sensazioni prima della partenza per la Francia?

GAMBA: “Sicuramente l’europeo di Praga fu deludente. Avevamo forse sottovalutato l’impatto di un’annata molto lunga, che non aveva consentito molto riposo tra Olimpiade, stagione regolare, playoff e subito dopo la trasferta in Cecoslovacchia. Se a questo ci aggiungiamo la mano un po’ pesante che ho sempre usato per preparare le mie squadre prima di un appuntamento importante, abbiamo il quadro reale della situazione. Arrivammo invece alla vigilia dell’Europeo in Francia in un contesto diverso, non ci qualificammo per i Mondiali in Colombia e la stagione agonistica nel 1983 terminò a fine aprile, quindi ci fu il tempo per far rifiatare tutto il gruppo, per ripartire e per prepararci al meglio sia dal punto di vista fisico che da quello tecnico. Non c’era  di sicuro molto ottimismo, ma il gruppo era comunque ben rodato e non temevo certo la sfiducia attorno ai miei ragazzi”.

DB: Il torneo vi mise a dire il vero subito alla prova, la sfida d’apertura con la Spagna fu già più di un test per verificare subito lo stato di salute della squadra.

GAMBA: ” Fu una partita molto difficile, gli spagnoli pur soffrendoci storicamente avevano una squadra tosta, sia in mezzo all’area con Martin e Romay sia tra gli esterni con San Epifanio e Sibilio,  ed anche in regia con un campione ed un leader come Corbalan. Il gruppo diede una grande risposta da un punto di vista emotivo più che tecnico, non facemmo una partita perfetta, anzi, ma era fondamentale vincerla in qualunque modo. E la portammo a casa proprio con le unghie, sull’ultimo possesso ricordo il recupero di Villalta che poi si fece una vera e propria camminata con il pallone, per fortuna gli arbitri non si sono accorsero di nulla e Marzorati  segnò con un mezzo miracolo con il canestro della vittoria”.

DB
: Una piccola impresa che non basta: arrivaste all’ultima sfida del girone con la Jugoslavia che doveva essere vinta per evitare l’eliminazione dalle finali che contano. Primo tempo però che si chiuse con i nostri avversari avanti di 6 (42-36) e con qualche gesto come sempre poco amichevole nei nostri confronti. Quale fu il suo messaggio alla squadra durante l’intervallo per cercare di ribaltare l’inerzia della partita?

GAMBA: “Dopo il match con la Spagna la squadra comunque era cresciuta, io non ero per nulla contrariato da come avevamo giocato il primo tempo. Tecnicamente e come impegno i ragazzi avevano fatto una buona prima parte di gara. Era una Jugoslavia che aveva giocatori esperti e forti, un giovanissimo Drazen Petrovic, un tiratore micidiale come Dalipagic, ma anche veterani che potevano soffrire la nostra migliore condizione atletica. Chiesi una pressione difensiva ancora più forte, contatti magari anche duri ma leali, per far arrivare il messaggio ai nostri avversari”.

L'intatto entusiasmo di Gamba 30 anni dopo l'impresa del primo oro azzurro agli Europei (foto di Savino Paolella 2013)

L’intatto entusiasmo di Gamba 30 anni dopo l’impresa del primo oro azzurro agli Europei (foto di Savino Paolella 2013)

DB: Messaggio che venne recepito in modo sin troppo chiaro dagli jugoslavi, visto che a metà ripresa si innescherà una rissa clamorosa. La partenza è l’ormai celebre “calcetto” di Kicanovic, e nel parapiglia anche lei viene immediatamente coinvolto. Si è sempre narrato anche delle famose forbici impugnate da Grbovic, qual è il suo ricordo di tutta la vicenda che portò anche alla sua squalifica, poi rientrata?

GAMBA: “Storicamente per noi era sempre stata una sfida difficile quella con la Jugoslavia, non li battevamo dal 1976 e sono stati per anni un po’ la nostra bestia nera. Durante la partita ogni tanto facevano qualche “aeroplanino”, già nel primo tempo c’era stato qualche scontro duro, ricordo un blocco con i gomiti piuttosto alti di Bonamico su Kicanovic. Su un altro mezzo scontro nella ripresa proprio lo stesso Kicanovic diede un calcio a Villalta, io ero già in campo per cercare di spegnere qualche focolaio. Invece questo gesto ha provocato la mia reazione istintiva e quella del nostro massaggiatore Galleani, abbiamo subito inseguito Kicanovic mentre altri scontri si accendevano in campo. Kicanovic ed altri jugoslavi si sono rifugiati nella zona della stampa saltando anche i tavoli come si vede anche dalle immagini”.

DB. E le forbici di Grbovic?

GAMBA: “Certo che c’erano e fu fermato credo da qualcuno dei suoi compagni prima che potesse diventare pericoloso; non sono mancate botte, qualche cazzotto, insomma di sicuro un comportamento non esattamente esemplare da parte di tutti. Dopo la partita mi comunicarono che sarei stato squalificato, credo ci fu una trattativa piuttosto serrata ed alla fine me la sono cavata con una sorta di diffida”.

DB: Liquidata l’Olanda in semifinale all’ultimo atto si ripresentò la Spagna di Diaz Miguel che elimina la favorita URSS. I precedenti favorevoli e la crescita costante durante il torneo autorizzavano sogni di gloria: quali furono le sue indicazioni per preparare al meglio la finale?

GAMBA: “Rispetto alla finale di Mosca di tre anni prima il gruppo non si sentiva certamente arrivato. Alle Olimpiadi l’aver raggiunto già automaticamente l’argento forse provocò una sorta di rilassamento psicologico inconscio. A Nantes invece sapevamo che c’era ancora un passo da fare per entrare nella storia, non eravamo per nulla paghi del risultato. Cercammo intanto di continuare a studiare i nostri avversari, il nostro scout personale fu Tonino Zorzi, che ci fornì indicazioni preziose dopo la loro vittoria con i sovietici in semifinale. Volevamo evitare il loro contropiede, il nostro obbiettivo fu di limitare non solo la transizione primaria ma anche quella secondaria, concedere pochi possessi rapidi e nello stesso tempo attaccarli dentro l’area. Sia con le penetrazioni sia con gli scarichi sui nostri esterni, la Spagna era una squadra di straordinari attaccanti, difficile bloccare del tutto un’armata con bocche da fuoco come Epi, Sibilio, Corbalan, cercammo di costringerli a lavorare anche in difesa”.

DB: Ne uscì infatti una partita ad alto ritmo e punteggio che sulla carta in teoria doveva favorire proprio gli spagnoli, mentre invece furono gli azzurri a trionfare, capaci di segnare oltre 100 punti e non solo di difendere duro, come ricordò un commosso Aldo Giordani durante il finale della famosa telecronaca della partita.

GAMBA: “Credo che i miei ragazzi giocarono una partita perfetta, sono ancora davvero orgoglioso di quell’impresa. Si era creato un gruppo straordinario, avevo a disposizione tantissime soluzioni tecniche e tattiche: tre playmaker di valore assoluto come Marzorati, Caglieris e Brunamonti, guardie rapidissime e con tanti punti nelle mani come Riva e Gilardi, due giocatori durissimi e solidi come Sacchetti e Bonamico, un “finto” lungo come Villalta che con quel tiro dai 5 metri ammazzava ogni difesa, per non parlare del contributo enorme sotto canestro di Meneghin e Vecchiato. Ma anche gli altri ragazzi della panchina come Costa e Tonut diedero una mano  importante anche nel cementare un gruppo compatto, senza dimenticare il ruolo fondamentale dei miei vice, il compianto Riccardo Sales e Santi Puglisi, e di Sandro Galleani il nostro prezioso fisioterapista. Io credo che una squadra speciale sia frutto di una coesione, un incastro, una combinazione perfetta, ecco io credo che a Nantes questa speciale alchimia si realizzò davvero”.

Alcuni brani video dell’intervista a coach Sandro Gamba.
httpv://www.youtube.com/watch?v=lHW1y7sXtrM

Foto e video realizzati da Savino Paolella, montaggio di Gianni Paolella