Minneapolis città fredda. Lunghi inverni con molti gradi sotto lo zero. Inverni che insieme ai risultati dei Timberwolves hanno raffreddato i cuori dei tifosi, penultimi come affluenza al palazzo in tutta la NBA. Difficile non capirli, i T-Wolves non si qualificano ai playoff da 13 stagioni (striscia peggiore di tutta la lega) e hanno deluso tante volte le speranze dei propri sostenitori.

La scorsa stagione sembrava quella della svolta con un trio di giocatori di talento come Wiggins, LaVine e Towns guidati da un allenatore esperto e di alto livello come Tom Thibodeau, fuoriclasse della costruzione di una difesa di alto livello. Aspettative altissime ad inizio anno, con tanti insider che davano Minnesota sicura ai playoff o addirittura in lotta per il titolo. Non è andata proprio così. I Timberwolves hanno vinto 31 partite e sono arrivati al tredicesimo posto nella Western Conference ben lontani dai sogni di gloria tanto sperati. Altro dato deludente e sorprendente è stata l’efficienza difensiva, dove Minnesota ha chiuso al ventiseiesimo posto, troppo poco quando hai un allenatore che fa della difesa il suo credo.

Ancora ricostruzione? Ancora anno di attesa? Ora dopo alcune mosse di mercato nell’estate in corso la risposta a queste domande sembra essere no. L’ennesima delusione per una stagione negativa ha lasciato spazio ad una nuova speranza. Quando metti sotto contratto un All-Star come Jimmy Butler (scambiato per Zach LaVine che non ha mai veramente convinto, Kris Dunn e la scelta numero 7 al Draft) il tuo futuro non può essere che meno freddo del solito. Un giocatore che ha lasciato Chicago per Minnesota ritrovando come guida in panchina Thibodeau, che lo aveva allenato per 4 stagioni ai Bulls, con risultati ottimi (Bulls sempre ai playoff in queste 4 stagioni). Butler ha chiuso la scorsa stagione con medie altissime (23.9 punti, 6.2 rimbalzi e 5.5 assist di media), ma quello che interessa di più probabilmente ai T-Wolves è una statistica: la EWA (estivate win added), stima di quante vittorie in più ha portato un singolo giocatore alla propria squadra e Butler ha una stima di 20.5 vittorie portate ai Bulls, ottavo in questa speciale statistica di tutta la NBA. A Minnesota servono questi numeri e la voglia difensiva del giocatore ex Chicago per migliorare nei due parametri più deficitari degli ultimi anni.

Ma non è finita. Infatti Minnesota ha ingaggiato anche Jeff Teague. Point Guard nativa di Indianapolis che aveva giocato la scorsa stagione ai Pacers ai quali aveva giurato amore, lui che ha tatuato lo stato dell’Indiana sul braccio. Non è durato molto però questo folle amore, infatti Teague ha lasciato la sua città dopo solo una stagione per firmare un triennale con i Timberwolves. Giocatore esperto, più realizzatore e “creatore” d’attacco rispetto a Rubio (che è stato ceduto ai Jazz) che avrà ora il compito di dirigere il nuovo ritmo di Minnesota. Per accendere la luce definitivamente al Target Center serviva probabilmente un giocatore in grado di coprire le evidenti lacune difensive di Karl Anthony Towns. Thibodeau è andato alla ricerca di una Power Forward di un certo tipo, di un suo fedelissimo: Taj Gibson. E’ riuscito a portarlo alla sua corte, Gibson ha firmato per due anni con Minnesota. Pedina fondamentale, uomo di difesa ed energia che è tanto mancato a Towns e alla squadra. Rimane la panchina da migliorare visto che nella stagione passata quella dei T-Wolves è stata la peggiore di tutta la lega per minutaggio (13.9 di media) e per punti segnati (22.8). Soluzione trovata nel mettere sotto contratto Jamal Crawford, vero artista della produzione offensiva in uscita dalla panchina (15.3 punti di media in carriera) premiato per tre volte come sesto uomo dell’anno (2010, 2014 e 2016).

Un quintetto con: Teague, Butler , Wiggins, Gibson e Towns intriga, fa scaldare i cuori dei tifosi che tanto hanno aspettato una squadra potenzialmente favolosa, che ha l’aria stavolta di non avere solo grandi aspettative ma di essere in grado di mantenerle. Coach Thibodeau avrà tanta pressione e il compito di riuscire finalmente dopo questi innesti, a creare una squadra competitiva (in una Western Conference difficilissima visto il livello di talento) sia offensivamente che difensivamente. Si può parlare dopo un “mercato” così di playoff come obiettivo minimo.