Tre squadre e due soli biglietti per i Playoffs: la battaglia che sta infiammando il finale di Regular Season ha una protagonista che viene dalla Northwest Division. Stiamo parlando di Utah, attualmente ottava con una vittoria in più di Houston e una in meno di Dallas; tutto può succedere, ogni team ha davanti ancora due partite e i verdetti sono rimandati a mercoledì notte. Nel frattempo i Thunder, nonostante il calo delle ultime settimane, hanno consolidato il terzo posto, mentre i Trail Blazers hanno portato definitivamente a termine il vero miracolo del 2015-16. Denver e Minnesota, invece, sono già pronte per andare in vacanza.

La classifica della Western Conference. Mancano tre nottate alla fine della Regular Season. (Foto: ESPN)

La classifica della Western Conference. Mancano tre nottate alla fine della Regular Season. (Foto: ESPN)

Oklahoma City Thunder (54-26, terzi ad Ovest): le ultime due settimane dei Thunder non sono state per nulla brillanti (sconfitte contro Detroit, Houston, Portland e Sacramento), ma la terza piazza nella Western Conference è ormai consolidata e coach Donovan si è accorto che la squadra, con i Playoffs in arrivo, ha bisogno di recuperare un po’ di energie. Contro i Trail Blazers, infatti, Ibaka, Durant (terzo realizzatore della Lega) e Westbrook hanno riposato. OKC è già proiettata verso i quarti di finale (ci sarà probabilmente l’incerottata Memphis) e il record che si avvicina al 70%, però, non mostra in modo realistico i problemi che questo team potrebbe avere in postseason. Nell’insuccesso del 3 Aprile contro i Rockets si sono viste tutte le difficoltà dei Thunder nel gestire i finali di gara e soprattutto una mancanza di cattiveria e mentalità vincente che ha caratterizzato la maggior parte delle “L” del 2015-16. Da migliorare è anche la fluidità degli attacchi e il coinvolgimento di tutti gli uomini sul parquet; “è difficile sbatterti in difesa, giocare alla morte e stare fermo in attacco non toccando palla per 5-6 minuti. E’ complicato adattarsi ad una situazione del genere”, ha detto sfogandosi un Serge Ibaka che si sente meno responsabilizzato rispetto alle annate passate. Le svolte in fase offensiva dipenderanno molto da Russell Westbrook, che per il bene dei compagni deve usare meno l’istinto e giocare con più altruismo quando la palla inizia a scottare. Per finire la lista delle “cose che non hanno funzionato in Regular Season”, non vanno dimenticate le solite amnesie difensive prolungate (103.3 punti concessi di media) e la panchina di basso livello, fatta eccezione per un Enes Kanter (12.7 punti e 8.1 rimbalzi) candidato al premio di Sesto Uomo dell’Anno.

Le due stelle della RIP City (Foto: Nbarevolution.com)

Le due stelle della RIP City (Foto: Nbarevolution.com)

Portland Trail Blazers (43-38, quinti ad Ovest): il miracolo è servito. Non dite che vi aspettavate tutto questo, perché non vi crediamo. Per continuare a sognare i Trail Blazers avevano bisogno dell’ultimo sforzo e questo è avvenuto: quattro vittorie consecutive dal 26 Marzo al 2 Aprile (contro Philadelphia, Sacramento, Boston e Miami), il campo dei Kings espugnato e il successo contro dei rimaneggiati Thunder, cinque giorni fa, che ha regalato alla RIP City la qualificazione matematica per i Playoffs. C’è di più, visto che la franchigia dell’Oregon ha anche superato Memphis ed ora potrebbe addirittura arrivare quinta a Ovest, dopo che in estate i vari Aldridge, Lopez, Matthews e Batum hanno fatto i bagagli verso altri lidi. Damian Lillard (25.1 punti e 6.9 assist) ha saputo prendere per mano la squadra per trasmettere ai compagni la sua mentalità e la sua voglia di vincere, visto che la truppa di Terry Stotts, candidato al premio di Allenatore dell’Anno, non ha mai dimostrato di volersi accontentare e ha costantemente avuto l’obiettivo della postseason fisso davanti agli occhi. L’organico è riuscito a raggiungere una chimica e un’intesa che fanno invidia a molti team della NBA, migliorando sempre di più nella produzione offensiva e nella protezione delle mura amiche. Impossibile non nominare i 20.9 punti di media di CJ McCollum, a mani basse il giocatore più migliorato che forma con l’ex Weber State uno dei backourt più pericolosi in assoluto; menzioni speciali per il contributo a tutto tondo di Mason Plumlee e la crescita di Al-Farouq Aminu, ma ogni singolo atleta ha messo il suo mattoncino settimana dopo settimana.

Utah Jazz (40-40, ottavi ad Ovest): la situazione a Salt Lake City, a tre nottate dalla fine della stagione regolare, è incredibilmente in bilico e la battaglia ancora aperta tra Dallas, Utah e Houston per gli ultimi due biglietti per la postseason sta rendendo questi giorni davvero interessanti. Nelle ultime settimane i Jazz hanno svolto sempre il loro compitino, battendo le squadre di medio-basso livello e meritandosi un ottavo posto forse inaspettato a causa dello scarso livello di talento a disposizione di coach Snyder. A livello generale è una magnifica difesa (95.8 punti concessi a match) che sta facendo la fortuna di Gordon Hayward (19.7 punti e 5.0 rimbalzi) e compagni, mentre più nello specifico la vittoria di ieri a Denver è stata una risposta importante al successo casalingo di Houston. 2-2 con uno scarto leggermente a favore dei texani è il bilancio delle sfide stagionali tra Rockets e Jazz, mentre contro i Mavericks c’è un’altra situazione di pareggio (1-1) che si sbloccherà stanotte dopo una gara tutta da seguire: Utah è in back to back ma giocherà in casa. Questa sfida a tre è un vero e proprio terno al lotto e i verdetti finali sono rimandati a mercoledì. I Jazz affronteranno, appunto, i Mavs e i Lakers; Dallas se la vedrà con la franchigia di Salt Lake City e gli Spurs; Harden e Howard, invece, avranno vita più facile contro Minnesota e Sacramento.

Denver Nuggets (33-48, decimi ad Ovest): ci sono un po’ di rimpianti legati al finale di stagione delle “Pepite”. Senza l’infortunio ai legamenti della caviglia del loro leader e miglior realizzatore Danilo Gallinari (19.5 punti e 5.3 rimbalzi), forse questi ragazzi avrebbero avuto la possibilità di lottare per i Playoffs. O forse no, perché pensandoci bene il divario con Utah, Dallas e Houston è decisamente più ampio rispetto a quelle 5-6 partite che si notano dalla classifica. La difesa (105.0 punti concessi di media) è sempre stata un colabrodo e la continuità nell’arco dei 48 minuti si è vista raramente, quindi Denver merita di trovarsi in decima posizione e di aver smesso già da un mese abbondante di sperare nell’ottava piazza. I problemi fisici, però, hanno decisamente avuto il loro impatto e questa franchigia ha tutto il diritto di guardare al futuro con entusiasmo: il progetto c’è, i giovani dalle belle speranze (Mudiay, Jokic, Harris, Nurkic) e il pilastro attorno al quale costruire (Gallinari) anche. Ma servono con urgenza dei rinforzi provenienti dal mercato estivo e la dirigenza, sotto questo aspetto, avrà un compito a dir poco delicato. Va ricordato, inoltre, che nel 2016-17 coach Malone avrà a disposizione un Wilson Chandler in più. Per finire, ecco una piccola curiosità che conta il giusto: i Nuggets sono gli unici ad aver battuto sia Golden State sia San Antonio in questa stagione NBA.

Garnett dovrebbe giocare anche la stagione NBA 2016-17 (Foto: www.gannett-cdn.com)

Garnett dovrebbe giocare anche la stagione NBA 2016-17 (Foto: www.gannett-cdn.com)

Minnesota Timberwolves (28-52, tredicesimi a Ovest): “i miei ragazzi devono ancora imparare a giocare a pallacanestro. Devono ancora crescere. Devono ancora capire, hanno affrontato una squadra che farà i Playoffs e avete visto cosa è successo. Non siamo ancora pronti. Quindi vorrei che i miei giocatori la smettessero di leggere i giornali e di parlare coi loro amici di quanto diventeranno forti, perché non sono ancora in grado andare in campo e competere”, queste sono state alcune delle parole che Sam Mitchell, allenatore dei T’Wolves, ha rivolto ai giornalisti in una nervosa conferenza stampa di 31 secondi dopo la sconfitta del 30 Aprile (79-99) contro i Clippers. Un discorso che rispecchia in maniera realistica l’immaturità che ha contribuito a far diventare Minnesota una delle delusioni dell’anno. Da quel giorno qualcosa sembra cambiato, visto che attualmente la squadra cavalca una striscia di tre vittorie consecutive in trasferta: a Golden State contro i Warriors dei record in overtime, a Sacramento e due giorni fa a Portland con il game-winner di un Karl-Anthony Towns sempre più rookie dell’anno con 18.3 punti e 10.5 rimbalzi di media e una costanza che un ragazzo della sua età di solito si sogna. Sono successi che non contano nulla visto il 2015-16 di Ricky Rubio e compagni è già terminato da troppo tempo, ma che rendono l’idea dell’incredibile potenziale che il coaching staff dei “Lupi” ha tra le mani. Una notizia importante riguarda Kevin Garnett, ai box da fine Gennaio con un problema al ginocchio: il veterano vuole giocare anche l’anno prossimo e molto probabilmente rimanderà il suo ritiro al termine del 2016-17, parola del patron Glen Taylor.


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