ATLANTA HAWKS (31-24):

Buon per Atlanta che, nonostante le continue voci di possibile trade (ancora vive), Jeff Teague sia tornato ai livelli che gli competono: in febbraio, 20 punti, 5.5 assist e 1.7 palle rubate.

La buona vena del prodotto di Wake Forest, però, non basta per dare agli Hawks l’abbrivio giusto per far decollare questa deludente stagione. Il record rimane stazionario sopra il 50%, ma il distacco dai piani alti della Conference si fa sempre più ampio.
La franchigia della Georgia arriverà ai playoff senza grossi problemi e, salvo sorprese, anche con un buon piazzamento, ma le aspettative erano (e sono) tutt’altre.

E le ultime due settimane non hanno di certo aiutato la rincorsa a Cavs e Raptors: quattro vittorie (Mavs, Pacers, Sixers e Bulls) ma ben tre sconfitte, tutte contro avversarie di Division (Miami e due in fila con Orlando).

Insomma, il solito brodino insapore. Vediamo che avrà da dire il mercato…

 

MIAMI HEAT (29-24)

Il ritorno di Dragic è stato fondamentale, anche perché le rotazioni si Spoelstra sono sempre ridotte all’osso, tanto da obbligare addirittura allo scongelamento, per la verità con discreti risultati, di Amar’e Stoudemire.

La squadra naviga tranquilla al quinto posto di Conference ma ancora non convince. La tattica del “punto a prenderne uno in meno”, piuttosto che “ne segno uno più” (se si capisce il senso), non sarà il massimo della vita ma si adatta perfettamente a Miami. Infatti, se la difesa continua a far dormire sonni sereni, altrettanto non si può dire dell’attacco, ancora troppo Wade e Bosh-dipendente e senza reali e valide alternative. Giusto per capirci: in tre delle ultime quattro, i rossoneri non hanno toccato quota cento punti.

Non sorprende, dunque, che il fatturato delle ultime settimane sia negativo (3-4), al netto di successi di un certo peso contro Hawks, Mavericks e Hornets.

Visto l’andazzo, non è escluso che Riley possa lanciarsi a pesce nel compravendi invernale, di cui è sommo esperto.

 

CHARLOTTE HORNETS (27-26)

La bella vittoria contro Indiana ha permesso alla franchigia della North Carolina di rimettere il naso oltre quota 50%. E per ora vale l’ottavo posto nella Conference.

Striscia aperta di tre successi consecutivi che descrive bene il buon momento di Walker e compagni. Alle solite eccellenti cifre del play, si aggiungono la vena ritrovata di Batum (apparentemente uscito dalla piccola flessione di gennaio), la solidità del redivivo (non affrettiamo giudizi) Kidd-Gilchrist, il costante apporto di Lin e Lamb dalla panca e la crescita di Kaminsky.

La ricetta funziona e i risultati si vedono sul campo: vittorie “di lusso” su Cavaliers e Bulls, da sommare alle ottime prestazioni contro due rivali di Division, Miami e Washington.

Unico neo, l’ennesimo infortunio del già citato Michael Kidd-Gilchrist, uscito malconcio e anzitempo durante il match coi Pacers. Ci si riaggiorna dopo l’ASG, confidando in liete novelle. Un suo nuovo stop creerebbe non pochi problemi a coach Clifford.

 

WASHINGTON WIZARDS (23-28)

Il febbraio di John Wall è semplicemente irreale: oltre 25 punti, 6 rimbalzi e 11 assist di media. All-Star più che mai. Il prodotto di Duke merita una statua nella Capitale e sta facendo miracoli, ma, che io sappia, ancora non ha poteri taumaturgici. Sta facendo di tutto pur di rianimare questi Wizards, ma l’impresa sembra troppo ardua.

Quello a disposizione di Wittman è un gruppo che non riesce a ingranare, nonostante tutte le potenzialità per farlo. Gli infortuni sono una parziale, ancorché effettiva, scusante. Essere così lontani dai playoff è inconcepibile.

Limitandoci agli ultimi quindici giorni (3-3), si può dire che il calendario ci abbia messo del suo: quattro trasferte e, soprattutto, Thunder e Warriors in fila. Come prevedibile, sono arrivate due sconfitte, ma la sfida con i campioni in carica (quella dei 51 di Curry e dei 41 d Wall) ha dimostrato che i Wizs, se vogliono, possono dire la loro. Ecco perché stonano ancor di più le cadute con Hornets, Knicks e Bucks: ennesime riprove di come questo 2015/2016 sia destinato a rimanere anonimo e avaro soddisfazioni.

 

ORLANDO MAGIC (23-29)

Quando vivi una stagione in altalena, sai che dovrai accettare anche i momenti di “down”. Come quello che sta vivendo Orlando in questi albori di 2016. Disastroso gennaio, appena insufficiente quest’inizio febbraio.

Perlomeno stando solo ai risultati, perché le ultime prestazioni, in realtà, sono state anche incoraggianti: dalla vittoria allo scadere su Atlanta grazie al buzzer beater di Vucevic, all’impresa sfiorata con San Antonio (ok il jumper decisivo di Leonard, ma Peyton si è divorato il controsorpasso finale).

Proprio Hawks e Spurs, entrambi avversari dei Magic per ben due volte nel nuovo mese: doppia L con i neroargento, bottino pieno con Atlanta. Nel mezzo, i passi falsi con Clippers e Thunder, per un febbraio da 2-4 complessivo.

Benissimo Vucevic (doppia-doppia automatica), a folate Oladipo e Peyton, affidabile Fournier, qualcosina da Hezonja. Brutte notizie, per non dire altro, arrivano dall’infermeria: la caviglia terrà Tobias Harris fermo ancora per un po’. Se ne saprà di più tra una settimana.