LONDRA – Qualcuno avrebbe potuto storcere il naso a causa del match sulla carta poco intrigante tra i New York Knicks e i Milwaukee Bucks andato in scena nella serata di ieri alla O2 Arena di Londra. Nulla di tutto questo. La capitale britannica ha ancora una volta risposto alla grande, facendo registrare il tutto esaurito per il quinto anno consecutivo, polverizzando i tagliandi disponibili ad un’ora dalla messa in vendita, chiudendo così in bellezza il calendario degli NBA Global Games che, in sette gare tra preseason e stagione regolare, ha consentito a quasi 100.000 fan di poter osservare da vicino le stelle NBA al di fuori dei confini statunitensi.

La O2 Arena, sede dell'evento.

La O2 Arena, sede dell’evento.

E non potrebbe esserci luogo migliore, a Londra, per accogliere il basket d’oltreoceano: un’arena “all’americana”, ambienti immensi, negozi, ristoranti, cinema, spazi per concerti ed eventi di ogni genere. All’esterno, le gigantografie dei giocatori danno il benvenuto, assieme alle immagini che ripercorrono la storia della Lega, per arrivare all’ultimo trionfo dei San Antonio Spurs.

LA VIGILIA DI MILWAUKEE– Atmosfera rilassata il giorno prima della partita, le due squadre si concedono a microfoni e obbiettivi. Comincia Milwaukee dopo un breve shootaround sotto gli occhi attenti di coach Kidd. Jabari Parker non c’è, quindi le attenzioni si concentrano per forza di cose su the Greek Freak, Giannis Antetokounmpo. “A differenza della scorsa stagione, che è stata molto difficile per noi, quest’anno vogliamo essere competitivi, anche senza Jabari” – afferma l’ala greca – “sarà dura, perdiamo un grande realizzatore, ma dobbiamo andare avanti, lavorare e continuare a migliorare”. Motivo per cui la società l’ha messo in contatto con Hakeem “The Dream” Olajuwon per alcuni consigli del caso. “Cosa ti ha suggerito di fare Hakeem?” “Di stare lontano da droga e ragazze” risponde ridendo il gigante greco. Due battute anche sulla recente dichiarazione di Kobe, secondo il quale la formazione dei giocatori europei sarebbe migliore rispetto a quella dei colleghi americani. “Sì, sono d’accordo, i giocatori europei hanno un QI cestistico più alto, gli Spurs ne sono l’esempio. Pop, però, conosce il gioco alla perfezione, ed è americano, quindi è tutto relativo”.

Brandon Knight prova a spiegare la buona stagione disputata sino ad ora dai Bucks: “Siamo un grande gruppo, c’è grande affiatamento, questo ci aiuta quando attraversiamo periodi più difficili”.

Più “leggeri” gli argomenti trattati da Jared Dudley, che tesse le lodi di Londra, città ideale da visitare e sede di importanti club di soccer (“or football as you guys call it here”), e in particolare della zona di Mayfair: “mai viste così tante Mercedes Benz tutte insieme”.

LA VIGILIA DI NEW YORK – La media session dei Knicks è invece prevista prima dell’allenamento aperto ai giornalisti. Tim Hardaway Jr. commenta la trade che ha portato J.R. Smith e Iman Shumpert lontano da New York “Fa parte del gioco e del business, come mi ha sempre detto mio padre” e benedice la “gita” londinese: “Arriva in un ottimo momento, veniamo da diversi back-to-back e partite ravvicinate. È l’occasione giusta per allenarci e riposarci un po’”.

Un capannello di giornalisti in mezzo al campo anticipa l’arrivo di Derek Fisher, che si sofferma sul momentaccio (eufemismo) di New York, reduce da 15 sconfitte consecutive: “Perdere così tanto è certamente difficile ma dobbiamo continuare a lavorare ed essere motivati (…) se l’ambiente a New York è fonte di pressione? Non più di quella che metto io a me stesso. Io voglio vincere e raggiungere questo obiettivo. Ci vuole pazienza. Siamo in una fase di transizione. Dobbiamo porci degli obiettivi e continuare a migliorare”.

Stoudemire torna a giocare a Londra e dimostra di apprezzare l’esperienza NBA nella capitale britannica: “È sempre bello venire qui, i fan sono contenti, quindi lo siamo anche noi. È una bellissima città ma purtroppo abbiamo poco tempo per girarla. Per quanto riguarda la nostra stagione, speriamo rappresenti una svolta. Stasera mangerò fish & chips”.

Quando tutti sembravano aver perso la speranza ecco spuntare Carmelo Anthony, che viene subito assediato. Melo parla del suo problema al ginocchio: “È tutto ok, sono a disposizione” e ritorna sulla trade che ha spedito Smith e Shumpert in Ohio: “Non ha avuto nessun impatto sulla chimica di squadra; certo, da un punto di vista personale sono dispiaciuto visto il legame che avevo, in particolare, con J.R.” (i due hanno giocato insieme anche a Denver ndr). La delusione di Melo per la stagione fallimentare dei Knicks è evidente: “Perdere non è mai facile, ma sono sempre qui e continuo a sorridere, bisogna andare avanti”. Come Stoudemire, anche Anthony ritiene positivo l’annuale sbarco dell’NBA a Londra: “I fan amano l’NBA, il basket sta aumentando la sua popolarità anche qui, c’è un cambiamento in atto e noi abbiamo l’occasione di farne parte”.

L’ATTESA – Già diverse ore prima della partita i fan cominciano ad affluire verso North Greenwich e ad aggirarsi per l’arena, in attesa dell’apertura dei cancelli, tra un boccone da una parte e un’occhiata all’angolo NBA Store appositamente allestito dall’altra. Si respira l’aria del grande evento, i “tifosi” Knicks sono in larga maggioranza, molti indossano la canotta di Melo con il #7 sulla schiena. È lui il giocatore più atteso. Viene fatto simpaticamente notare a Jason Kidd nel corso della conferenza stampa pre-partita. Non è strano, visto che, ufficialmente, sono i Bucks a giocare in casa? Kidd sorride: ”È normale, è un’occasione per mettere in vetrina i giocatori NBA, i Knicks sono molto seguiti qui e Carmelo è uno dei migliori giocatori del mondo e ha anche conquistato un oro olimpico in questa città”. Qualche parola anche su Antetokounmpo, i suoi amplissimi margini di miglioramento, e sulla sua esperienza da allenatore: “Troppa pressione? No, è normale che la transizione non sia facile, deve essere così, non importa come si inizia una maratona, ma come si finisce”, prima di lasciare la parola a Derek Fisher. “Carmelo e Amar’e giocano e partiranno in quintetto”. “Se potessi ricominciare la stagione, cosa cambierei? Il nostro record di vittorie e sconfitte”. Un po’ in ritardo sulla tabella di marcia, Adam Silver si rivolge ai giornalisti. Interessanti le sue dichiarazioni circa la presenza fissa di una rappresentanza NBA nel Vecchio Continente: “Non sarebbe realistico pensare di avere una solo squadra di stanza in Europa, bisognerebbe avere almeno una Division, ma la questione è alquanto complessa”. Come quella di un possibile cambio di scenario nell’organizzazione dei playoff: “La migliore opzione, al momento, resta quella attuale. Se dovessimo operare dei cambiamenti nella formula della postseason, vi sarebbero troppi problemi a livello di calendario, all’interno delle stesse Conference e delle singole Division, ma sono disposto ad ascoltare eventuali proposte”. Le gare di regular season al di fuori degli States si disputeranno sempre e solo a Londra? “È una questione prima di tutto infrastrutturale. Sappiamo che l’NBA ha un grandissimo seguito anche in altri paesi, lo terremo in considerazione, ma giocare qui (all’O2 Arena) è come giocare in uno dei nostri impianti”.

Carmelo Anthony ha predicato nel deserto. Per lui 25 punti nell'ennesima sconfitta dei Knicks (Getty Images)

Carmelo Anthony ha predicato nel deserto. Per lui 25 punti nell’ennesima sconfitta dei Knicks (Getty Images)

LA PARTITA – Si comincia finalmente. Tutto in perfetto stile americano. Presentazione scenografica dei quintetti (boato al nome di Anthony), Star-spangled banner con la mano sul cuore e God save the Queen in onore del paese ospitante. La partenza di Milwaukee è bruciante: 14-0 di parziale, di cui 7 di Antetokounmpo, che costringe uno sconsolato Fisher a chiamare il secondo time-out dopo con 6:24 da giocare nel primo quarto. Milwaukee ipoteca qui la partita. Nel maxischermo vengono inquadrati Thierry Henry e Didier Drogba (ex Arsenal il primo, ex Chelsea il secondo) e la folla ruggisce. Dopo 5’49” Hardaway Jr. mette a referto i primi punti per New York e, assieme a Melo, prova a ricucire (9-14). I Bucks si scuotono e trascinati da uno scatenato O.J. Mayo conducono in porto il primo quarto sul punteggio di 31-13, contro dei Knicks imbarazzanti. Momento emozionante all’inizio del secondo quarto, quando, durante un time-out, vengono omaggiate le leggende NBA: Kareem Abdul Jabbar, Hakeem Olajuwon, Dikembe Mutombo, Bruce Bowen, John Starks e John Amaechi si schierano al centro del campo per ricevere l’ovazione del pubblico. Il quarto vede i Bucks amministrare la partita senza troppi patemi, con Mayo in serata di grazia (16 punti con 6/8 dal campo all’intervallo) e Pachulia a dominare contro i lunghi dei Knicks. Dall’altra parte Melo fa pentole e coperchi (17 a metà gara), nonostante le precarie condizioni fisiche. Il pubblico apprezza. Ma gradisce meno quando sul maxischermo compare Cesc Fàbregas (ex Gunner ora in forza al Chelsea). All’intervallo i Bucks sono avanti 56-37. Nella ripresa i Knicks provano a cambiare registro e dopo 6 punti consecutivi di Milwaukee, Melo e Calderón piazzano un controparziale di 10-0 (47-62), ma New York si affossa nuovamente e cade sotto le triple di Knight e gli alley-oop di Henson e Antetokounmpo. Fine terzo quarto: Milwaukee 82 New York 56. Sembra tutto finito. Melo è in panchina in campo Fisher dà spazio alle seconde linee. Che stupiscono. Travis Wear e Louis Amundson, coadiuvati da Hardaway Jr., piazzano un parziale di 17-3. I Knicks risalgono a -12 (73-85) Forse abbiamo una partita. Il pubblico incita i Knicks e spera nella rimonta. Così non è. Pachulia è glaciale dalla lunetta (89-76) e O.J. Mayo mette il sigillo con una tripla in contropiede.

Al termine, il tabellone recita Milwaukee 95 New York 79. I Bucks tornano alla vittoria dopo lo stop di Chicago e consolidano la quinta posizione ad Est. Continua il calvario dei Knicks, alla sedicesima sconfitta consecutiva, la ventiseiesima nelle ultime 27 partite. Numeri da brividi. Le facce di Fisher e Melo in conferenza stampa dicono tutto. Nonostante le dichiarazioni di rito sul continuare a lavorare per provare a migliorarsi, sembra proprio che i due attendano solamente che questa stagione da incubo giunga alla conclusione.

UN SUCCESSO – Si chiude anche quest’anno con un bilancio estremamente positivo la trasferta londinese dell’NBA. I fan hanno gradito, e molto, l’intrattenimento in salsa americana. Le cheerleaders, i time-out infiniti, le schiacciate acrobatiche durante l’intervallo, le magliette lanciate (e sparate) al pubblico sugli spalti, l’occhio della telecamera a vagare tra gli spettatori a caccia di inquadrature curiose e divertenti da proiettare sul maxischermo, i cori “defense, defense” per spingere i Knicks verso un’improbabile rimonta. Quasi non sembrava di essere alla corte di Sua Maestà. Hanno vinto i Bucks, ma, forse, interessa davvero a pochi. Londra ha risposto alla grande. È stata una festa. L’NBA ha fatto di nuovo centro.

MILWAUKEE BUCKS: O.J. Mayo 22, B. Knight 20, G. Antetokounmpo 16. Rimbalzi: Z. Pachulia 14. Assist: B. Knight 6

NEW YORK KNICKS: C.Anthony 25, T. Wear 13, J. Calderón 11. Rimbalzi: L. Amundson 6. Assist: J. Calderón 9.


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