Sempre più nelle mani dei Celtics le finals della eastern conference. Inerzia che già era abbondantemente cambiata dopo gara 4 vinta da Boston con il solito modulo consolidato da anni nella versione dei Big Four.

Con un Rondo così anche per i Thunder sarà durissima

I biancoverdi hanno confermato ancora una volta che anche sul piano tecnico sono i padroni assoluti di queste finali già durante gara 2, perduta più per demeriti propri che per effettivi meriti degli Heat. Coach Rivers ad ogni break degli avversari, arrivati  anche in gara 5, ricordava ai ragazzi una semplice lezione:” Dovete solo resistere al momento difficile, se restiamo a galla prima o poi faranno errori e la partita quando è in equilibrio la vinciamo noi“. E puntuali sono arrivate le rimonte dei Celtics che quando la partita è in assoluto equilibrio trovano sempre la carta vincente. Se poi dal mazzo esce anche il jolly Pietrus diventa notte per Miami. Heat che mostrano tutti i limiti di una squadra strutturata per “piacere” ai Celtics quando si tratta di dover attaccare l’area colorata. Senza Bosh infatti Garnett sta dominando la serie in ogni aspetto del gioco, il rientro dell’ex Raptors a scartamento ridotto non può certamente cambiare in modo radicale gli equilibri in vernice.

LA SERIE: C’è poco spazio per voli pindaraci per Miami. Boston ha tutti gli ingredienti vincenti per completare il capolavoro e la rimonta da 0-2. Il pubblico del TD Garden, l’esperienza dei pretoriani di Rivers, la classe immensa di un Rondo ormai straripante sono elementi che non lasciano troppe speranze agli uomini di Spoelstra. E proprio il coach di origine filippina potrebbe essere uno dei primi a pagare in caso di probabile sconfitta. Con Wade in ombra, ormai in tutta la serie, con Bosh lontano settimane da una forma accettabile, ci vorrebbe un mezzo miracolo da parte degli Heat, oppure un LeBron (peraltro largamente positive le sue gare) in versione MJ, appunto quasi un miracolo.

MARCO TAMINELLI