Di Giulio alle prese coi calamari

Di Giulio alle prese coi calamari

Eccomi qua, scusate il ritardo ma credevo che la mia rubrica potesse fermarsi un attimo ed invece il signor Perotti mi ha subito richiamato all’ordine. Oggi vi parlerò di come sto trascorrendo questo periodo estivo a Cologna spiaggia, mia meta estiva ormai da lunghissimo tempo.

Voi direte: e chi se ne frega! E qui vi sbagliate. Arriva un momento un cui un uomo ha bisogno di svuotare il cervello cercando un qualcosa che lo porti via dai problemi lavorativi, che chi più chi meno porta con sé. Il basket, sport che adoro, il lavoro che adoro, ultimamente è fonte di molte preoccupazioni.

Possiamo dire che va tutto bene e continuare  a mettere la testa sotto la sabbia come gli struzzi e mostrare le chiappe per parcheggiare le bici ma tutti si stanno rendendo conto che i nodi stanno arrivando piano piano al pettine! Bisogna avere il coraggio di dire: “signori, abbiamo sbagliato” e tornare indietro su alcune cose.

Parlo di parametri, società che spariscono. Parlo di giovani usati come carne da macello per riempire quattro posti in panchina senza quasi mai alzarsi durante una stagione… Questi pensieri hanno un peso notevole in questo momento della mia vita.

Così oltre ad allenarmi per la prossima stagione da quest’anno in compagnia finalmente di mio figlio Jona muniti entrambi di uno scintillante programma targato Sem Bianchi, il grandissimo preparatore atletico e amico di Cantù, ho deciso di iniziare in questo periodo un’avventura fantastica che già era il mio hobby più o meno conosciuto dai tanti amici virtuali che mi seguono su Facebook.

IMG-20140717-WA0000La cucina

Adoro cucinare, mi rilassa e come dicono qui a Roseto: “m’arrapa”, così grazie al rapporto speciale degli amici rosetani, Luciana ed Enrico, ora ho la possibilità di vivere il mondo della ristorazione dall’interno, in un settore così difficile come quello del pesce.

Con il mio amico Enrico, la mattina verso le 6.30 ci mettiamo sulle vasche davanti al muro del pianto, come lo chiama lui, ed insieme al piccolo grande Mariglen, puliamo i calamari, le alici e ogni tipo di pesce.

Intorno al muro del pianto ci sono poster di montagne ovunque, servono ad Enrico per immaginare dove vorrebbe essere.

Mentre pulisce i calamari fa dei viaggi pazzeschi.

Davanti al muro si parla tanto e di tutto. Enrico una volta mi ha detto: “Sto muro mi ha salvato dalla galera!”. Fa pensare e anche di brutto.

Per i giovani che leggono questo mio scritto, un muro inteso come lavoro per quanto possa essere duro e forse gratificante (e non è certo questo il caso, perché Enrico adora dichiarare guerra al calamaro) è sempre un lavoro e specialmente in questi tempi, va tenuto stretto con mani, unghie e pure piedi.

Trascorriamo le prime ore della giornata tra qualche storia di vita sua e di Mariglen, e ogni tanto qualche mio racconto come ad esempio di quella volta in cui Dionigi Cappelletti, assistente-allenatore di Cantù, terminò i calamari fritti prima che arrivassero al Dado Lombardi… Credo che al ristorante stiano ancora riordinando dopo la sfuriata del coach.

se magna a Casa Di Giulio...

se magna a Casa Di Giulio…

Enrico mi fa morire, perché sembro io quando gioco.

Ogni tanto arriva qualche frase tipo: ”dai regà che vinciamo sta partita”.

Per Enrico pulire gli svariati chili di calamari è una lotta con se stesso per migliorare il tempo della volta precedente, per certi versi rispecchia in pieno lo spirito che dovrebbero avere gli sportivi per migliorarsi giorno dopo giorno, non a caso Enrico è anche grande arrampicatore e scalatore, oltre che Chef pirata eccezionale.

Mentre siamo all’opera ogni tanto entrano tre fanciulle, Annalisa, Sara e Aurora. Sembrano tre cenerentole, dalle 8 alle 12 con straccetti in giro per il locale che lo tirano lucido, dopo le 12 si sentono i topolini che le preparano come il film della Walt Disney e si presentano tutte in tiro pronte per il servizio ai tavoli.

Verso le 10, mentre noi continuiamo la partita con il calamaro, entra in scena Luciana. Arriva come un capo, cazzo è il capo, sembra un allenatore di quelli con le palle che piacciono a me. Ordini precisi, parole per tutti, lo senti che quando parla sente la responsabilità di preparare un servizio perfetto e percepisci che le sue parole sono dettate dalla conoscenza e dalla sua lunga esperienza, e non dall’arroganza.

Allo stesso tempo sta attenta a tutti, gratifica tutti i lavoratori e, cavolo, fa sentire importante anche me che sono l’ultimo sfigato.

Quando volano i cazziatoni ci sono i calamari che provano a tornare nelle scatole dallo spavento ma la sua gestione mi affascina un sacco, rispecchia incredibilmente il modo di gestire squadre vincenti come la Udine di Pancotto, la Reyer di Mazzon o la Roseto di Spahija e, ancora più affascinate, poco dopo la sfuriata la senti cantare a squarciagola in cucina con la figlia Giulia e il figlio Domenico, qualche canzone d’amore mentre prepara i sughi.

Il tutto come per dire, il cazziatone è passato ora fatichiamo facendo una cosa che ci piace tanto e che amiamo, cioè cucinare.

IMG-20140717-WA0002Sentirla cantare fa stare bene anche a noi e immediatamente un altro paragone viene agli occhi e cioè la capacità tra compagni di squadra di essere “infettivi”.

Vi spiego meglio: il capire lo stato d’animo di un compagno è fondamentale, bisogna aiutarsi a vicenda durante gli allenamenti ad esempio quando arriva la fatica e bisogna spronare qualcuno ad abbatterla oppure dopo un canestro fatto o una bella azione difensiva cacciare un urlo clamoroso può trasmettere la propria carica a tutti.

Sono arrivato alla conclusione che alla fine assimiliamo i comportamenti e le energie di chi ci sta vicino e soprattutto che se osserviamo e ci sforziamo di capire veramente chi abbiamo accanto, mettendo da parte l’egoismo, in ogni squadra che sia lavorativa o sportiva tutti a turno possiamo essere fondamentali ed importanti gli uni per gli altri.

Le cose che amiamo di più fare sono spesso le cose che ci danno anche molte preoccupazioni e sofferenze, ma, cazzo, ci piacciono, e che sia un calamaro da pulire o un bel canestro piuttosto che una bella difesa, l’importante è tornare a cantare a squarciagola canzoni d’amore come fanno Luciana e Giulia in cucina.

p.s quando ordinate i calamari, gustateveli e chiedete anche per favore perché non avete idea di quanto lavoro ci sia dietro.

AHAHAHAHAHAHA BUONE FERIE RAGAZZI!!!!!