FOLLE REALTÀ,

FOLLE PROPOSTA

Paolo Corio

Ricordate, vero, perché ci stiamo godendo in Italia questo surreale Campionato a 17 squadre, con un turno di riposo a rotazione che ci ha spesso costretto a conti da astrofisici per interpretare correttamente la classifica tra partite giocate e partite mancanti di ogni singola squadra? Perché a inizio stagione ci fu l’altrettanto surreale disputa legale tra Teramo e Venezia riguardo la “wild card” da 500 mila euro che la prima doveva pagare alla seconda per rimanere in A e che la Reyer sosteneva di aver ricevuto in ritardo rispetto alla prevista scadenza, chiedendo così di essere comunque ammessa alla massima serie.

Oggi, a torneo ormai quasi concluso, non ci interessa sapere chi avesse ragione su tempi e termini di pagamento. Ci interessa quanto rivelato dall’amministratore unico Aniello Pellecchia dopo la lettera aperta in cui il capitano Gianluca Lulli e compagni hanno chiesto – a salvezza ormai raggiunta – di ricevere finalmente qualche soldo: la scorsa estate, cioè prima di iniziare il Campionato 2011-2012, il Teramo Basket aveva già 8 milioni di debiti pregressi, di cui 5 verso le banche e 3 verso i fornitori. Abbastanza per decidere di fare un passo indietro o magari anche due, non trovate? E invece, nel miglior stile del Belpaese (non solo sportivo e purtroppo non solo di questi ultimi anni), la strategia è stata quella di negare l’evidenza, di rilanciare con l’ennesima fiche taroccata, che intanto – a questo punto – cosa vuoi che siano 500 mila euro in più o in meno…

Non ci stupiamo, perché passeremmo per stupidi. Ma per lo stesso motivo – cioè sempre per non passare per stupidi – non possiamo fare a meno di scuotere la testa di fronte all’ennesima dimostrazione di quanto il nostro basket sia ormai fuori controllo. E stiamo ben attenti a non puntare l’indice sulla povera (non ci viene altro aggettivo) Teramo: perché non è che da Avellino, Caserta o Cremona arrivino notizie finanziariamente molto più confortanti. Mentre è tutto da scoprire il futuro di una Virtus Bologna che Claudio Sabatini è arrivato a mettere simbolicamente in vendita per un euro senza per questo trovare acquirenti (chissà perché…), così come quello di una Virtus Roma che Claudio Toti ha già annunciato di voler abbandonare a fine stagione senza che ci siano all’orizzonte altri mecenati disposti a raccoglierne gli oneri più che gli onori.

Così fan (quasi) tutte, insomma, per cui non è il caso di scandalizzarsi. Però non è nemmeno il caso di continuare a infilare la testa sotto la sabbia: in questa situazione è infatti ormai quasi impossibile pensare che il prodotto basket italiano possa essere appetibile tanto dagli sponsor (sempre più spesso nei panni dei gonzi che decidono di mettere i soldi in un salvadanaio bucato) quanto dalle Tv, che con certi share alla mano (frutto anche di uno spettacolo con troppi attori in difficoltà) sono ormai sempre più indotte a pensare all’elargizione di una donazione più che al normale pagamento dei diritti. E attenzione, poi: l’encomiabile esempio dei giocatori di Teramo – che hanno onorato la maglia fino alla salvezza a dispetto degli stipendi fantasma – non può essere lo scudo con cui i vertici della nostra pallacanestro possono pensare di proclamare anche in futuro la regolarità di un Campionato in cui chi parte in tanti casi non sa se avrà le risorse (e quindi i giocatori, o anche solo la loro determinazione agonistica) per arrivare fino in fondo…

Qualche settimana fa siamo stati a una tavola rotonda dal titolo “I win, You win”, promossa dal Comune di Milano in collaborazione con l‘NBA per invitare le aziende a investire nel recupero di una serie di strutture sportive più o meno in disarmo sparse per il territorio. Dell’evento potete leggere in questo stesso sito nella dettagliata cronaca a firma dell’ottimo Marco Taminelli, personalmente possiamo dirvi che siamo usciti dall’Arena Civica (sede dell’evento) con l’impressione che in fondo fosse stato dato un abito nuovo a un problema vecchio: l’amministrazione pubblica (non importa di che colore e di quale città), in perenne deficit per anni di sprechi e cattiva gestione, chiede soldi ai privati per salvare il salvabile di un pubblico ormai allo sfascio. Unica variante sul tema: il propositivo entusiasmo con cui Chiara Bisconti, nuovo assessore al benessere e allo sport del Comune di Milano (per inciso: non siamo di Milano, non l’abbiamo dunque votata, allo stato attuale difficilmente voteremo in futuro per qualsiasi candidato), sta cercando di cambiare lo “status quo” per ridare vita agli impianti cittadini e far riconquistare credibilità alla politica, partendo dall’appoggio di un marchio vincente qual è appunto l’NBA.

Un esempio che dovrebbero seguire anche i dirigenti della nostra pallacanestro: chiedere aiuto alla massima lega del pianeta per rilanciare una Legabasket altrimenti destinata alla rotta del Titanic. Proposta folle? Forse. Ma non meno delle tante follie cui ci sta toccando assistere in queste ultime stagioni.

PAOLO CORIO