Ivan Buva, mentre recupera in extramis un pallone (Savino Paolella 2016)

Ivan Buva, mentre recupera in extramis un pallone (Savino Paolella 2016)

Due semifinali di alto livello, intorno alle quali è difficile fare pronostici con un elevato grado di probabilità. La sfida tra Trento ed Avellino mette di fronte due allenatori che stanno stupendo per il modo con cui stanno guidando le loro squadre, facendo tremare seriamente la parte alta della classifica.
Non si è trattato di 40 minuti di spettacolo e di scelte azzeccate, bensì di difese molto solide e di attacchi che hanno faticato a carburare nella prima metà del match. Partenza da urlo da parte di Riccardo Cervi, utilizzando con grande maestria il piede perno, da lungo di razza. Non solo l’ex Reggio si è dimostrato una spina nel fianco per la difesa di Trento, dato che il vero incubo per gli uomini di Buscaglia risponde al nome di Ivan Buva, schierato nella parte centrale della partita e autore di 19 punti. I problemi di falli hanno costretto l’ex Cantù ad abbandonare il campo nei minuti finali, ma il ritorno in campo di Cervi è stato decisivo per la vittoria finale, eccellendo ai tiri liberi (9/10, contro il 19/37 in stagione).

Riccardo Cervi, autore di 19 punti in 21 minuti (Savino Paolella 2016)

Riccardo Cervi, autore di 19 punti in 21 minuti (Savino Paolella 2016)

19 punti per Buva, 19 punti per Cervi, rispettivamente in 19 e 21 minuti, quando in realtà la maggior parte degli addetti ai lavori si aspettava che sarebbe stato il reparto guardie a fare la differenza. Questa partita ha dimostrato come la Sidigas sia in grado di trovare sempre le soluzioni adeguate per portare a termine un match con un risultato positivo. Non è un caso che gli allenatori delle altre squadre, parlando di Avellino, dicano spesso e volentieri che si tratta della squadra più in forma in assoluto e che, soprattutto, non ci si ricorda più a quando risale la loro ultima sconfitta. La prova di Trento è molto buona, senza dubbio, ma non basta per abbattere i sogni di gloria dei biancoverdi. Forray e Pascolo disputano una grande partita, mentre Wright riesce ad essere tanto utile quanto dannoso alla causa, come dimostra l’ultimo possesso, sprecato miseramente senza andare al tiro.

Charles Jenkins in contropiede (Savino Paolella 2016)

Charles Jenkins in contropiede (Savino Paolella 2016)

Ad essere intellettualmente onesti, la partita tra Milano e Cremona ha dato pochi spunti e non ci sarebbe da parlare molto a proposito della seconda semifinale. Un +32 che lascia davvero poco spazio alle interpretazioni e un dominio che appare chiaro fin dal primo quarto. Con l’assenza dell’accoppiata Barac-Batista, la permanenza in panchina di Gentile ed il forfait di Cerella, le rotazioni di Milano sono state rimaneggiate da Repesa in maniera tutto sommato sapiente, dando spazio a Magro e affidandosi alle certezze che hanno contraddistinto la stagione fino a questo momento. Gli inserimenti di Sanders e Kalnietis procedono bene, in particolar modo quella dell’ex Sassari, autore di 16 punti contro la squadra di Pancotto.

Andrea Cinciarini, eccellente dalla lunga e buon gestore del gioco (Savino Paolella 2016)

Andrea Cinciarini, eccellente dalla lunga e buon gestore del gioco (Savino Paolella 2016)

Krunoslav Simon è l’autentico padrone della squadra, a 360 gradi, mentre Macvan forma con lui un’asse di rara efficacia. Da non sottovalutare la prova di Andrea Cinciarini, bravo a colpire dalla distanza e a gestire il gioco dei suoi, dimostrando una sicurezza vista solo alcune volte in regular season e nelle coppe europee. Potrebbe essere la svolta, in vista della finale contro Avellino.
La finale è tra l’EA7 Emporio Armani Milano e la Sidigas Avellino, in quella che potrebbe essere la rivincita per l’Olimpia, oppure l’ennesima conferma dell’eccellente stato di forma della formazione irpina.
Questa sera, alle ore 18. Chissà che, tra qualche mese, non sarà anche il match che decreterà il campione d’Italia.