– MINUCCI E LA SORDINA ALL’USCITA DI SCENA DA SIENA
E’ stato affidato alla prosa- va da sè- fredda e arida di un comunicato, giunto nel pieno del caos di una messa in liquidazione. Ma l’uscita di scena di Ferdinando Minucci da Siena è un fatto che segna la fine di un’epoca, ricca di gloria e di controversie. Ma così come non ci piacciono gli adulatori amanti dei carri vincenti, allo stesso modo ci ripugnano i moralisti un tanto al chilo che da settimane lanciano strali contro Minucci. Andate a indagare, e troverete che sono emuli dell’italianissimo voltar gabbana. Del resto l’Italia l’ha costruita Dante con la lingua e la Commedia, e Siena non dista un granché da Firenze. Ma è finita un’epoca, alla Mens Sana. Eppure, avviene tutto in sordina. Perché?
– I DOLORI DELLA COMTEC E I RISCHI DI UN NUOVO CASO TREVISO
Naturale, fisiologico, che in questi mesi-anni di tempesta molte società facciano fatica a far quadrare i conti. Ma al di là dei rilievi sui bilanci della Comtec, e le conclamate difficoltà di Montegranaro e Bologna (molto diretto e coraggioso, Villalta, nell’aver affrontato il tema senza perifrasi), il basket deve condividere questo passaggio di straordinaria durezza. Se è vero che Treviso sparì dal basket che conta in virtù dell’applicazione di una norma regolamentare, è altrettanto vero che il consorzio nato per salvarla raccolse quasi 2 milioni di euro. Ma non servì a cancellare la Marca dal panorama nazionale. Ma cos’è meglio, in questo momento: applicare pedissequamente regole certamente giuste, ma ispirate a modelli ormai avulsi dalla realtà, o cercare insieme di conciliare la regolarità dei conti con la conservazione del titolo sportivo?
– MA CANTUCKY E’ VERAMENTE LA SECONDA FORZA DEL CAMPIONATO?
Con l’impressionante ruolino del Pianella – 12 vinte su 12 – certamente sì. Considerando qualche improvvida scivolata lontana da Cucciago, forse no. La verità sta nel mezzo? Intanto Ragland fa la voce grossa e punta dritto al primato di Milano. A Sacripanti toccherà fare la sintesi, e legittimare le aspirazioni che darebbero un piazzamento (tra le prime due della regular) incredibile alla vigilia.
– VARESE VINCE NEL SEGNO DI GUALCO
Attesa da un match delicatissimo, Varese ha espugnato Pesaro all’indomani della morte e dei funerali di Giancarlo Gualco, gm della grandissima Ignis di Giovanni Borghi, Nikolic, Morse, Raga, Meneghin, Gamba.. Onorando così nel modo migliore uno dei più grandi dirigenti di questo sport. E rimediando all’assenza dei funerali che si sono celebrati sabato nella città giardino…
– CERELLA, IL BELLO CHE SPUTA SANGUE SENZA PAURA
Non ha affatto paura di prendere botte al viso che manda in visibilio le tifose, Bruno Cerella. La sua attitudine al sacrificio ha un che di straordinario, e ne fa l’eroe del Forum. Nonché un esempio.
IL PAGELLONE DI COSA SUCCEDE A BASKET CITY
10 a Drake Diener, che ha sconfitto la malattia, segnato 44 punti e fatto 48 di valutazione, dimostrando che laggiù nel Wisconsin il basket ha effettuato il passaggio da passione a leggenda
9 a Pino Sacripanti, cinque giocatori nel giro della Nazionale nel roster, primo con distacco nel minutaggio ai giocatori italiani. Un esempio. Vero
8.5 a Joe Ragland, tornato contro Brindisi ai livelli di inizio stagione. La sua casa è a 1 miglio dalla Hall of Fame. Non sarà mica un caso…
8 ad Andrea Cinciarini, che a forza di prestazioni generose sta portando l’operaista Reggio al paradiso dell’Eurochallenge e dei playoff
7.5 al fortino di Pistoia, che grazie alla passione di Roberto Maltinti e Paolino Moretti si avvia a conquistare una meritatissima salvezza
7.5 a Milano, che vince dentro, fuori, lontano, vicino… Vince sempre. E qualche tifoso si stropiccia gli occhi..
7 a Francesco Caielli della Provincia di Varese, che ha scritto un bellissimo pezzo sui funerali di Giancarlo Gualco
5 ad Avellino, che perdendo a Cremona passa dall’aurea mediocritas alla mediocritas e basta
4.5 a Bologna, che continua a giocare senza dare il giusto peso alle casacche appese alla Unipol Arena. E che rende inutili i 15 rimbalzi e 7 assist (!) del nostro beniamino Matt Walsh, il Bill Walton dei poveri