Un paio di settimane fa avevamo scritto una lunga analisi della stagione fallimentare appena conclusa dall’Olimpia Milano, sottolineando le colpe di giocatori e staff tecnico, ma specificando che, a nostro parere, il focolaio principale delle responsabilità, quello recidivo e apparentemente immune a ogni vaccino, stesse più in alto rispetto al parquet.

Livio Proli (Foto: Savino Paolella)

Livio Proli (Foto: Savino Paolella)

Nell’interesse della squadra milanese auspicavamo, nel finale di quell’articolo, una presa di coscienza da parte di Giorgio Armani della reale situazione all’interno della società a cui affianca il suo marchio, e a cui allunga parecchi soldi, da oltre 10 anni. È notizia di meno di 24 ore fa, invece, che la tanto attesa rivoluzione in casa EA7 proprio non s’ha da fare. Livio Proli, richiamato dallo stesso Armani per valutare la situazione e prendere provvedimenti, aveva dichiarato alla “Gazzetta dello Sport” di volere «una squadra di uomini veri dentro e fuori dal campo»; e il primo passo era stato effettivamente in questa direzione, con la rescissione del contratto di Luca Banchi e l’arrivo, al suo posto, di un allenatore esperto, competente e inflessibile come Jasmin Repesa.

Tutto, però, si è fermato lì, perché proprio ieri la società ha annunciato l’ufficialità del ritorno di Proli come presidente, la “retrocessione” di Flavio Portaluppi a general manager, il demansionamento di Simone Casali nel settore scouting, la conferma di Filippo Leoni come coordinatore delle “basketball operations” (qualunque cosa siano) e il ritorno di Alberto Rossini come team manager (aveva già ricoperto tale ruolo dal 2011 al 2013). Per di più, alcune figure palesemente poco chiare permangono all’interno dell’organigramma societario senza che la loro presenza venga giustificata da un’esplicita funzione.

Jasmin Repeša (Foto: Alessio Brandolini)

Jasmin Repeša (Foto: Alessio Brandolini)

Non ci inseriamo nelle già numerose polemiche scaturite sui social network in seguito a questi annunci; ci fermiamo alla logica. Se per Proli, dopo aver esaminato la situazione della società e della squadra in seguito al fallimento sportivo, erano necessari “uomini veri dentro e fuori dal campo”, i casi sono due: o gli uomini scelti sono già “uomini veri” (e allora che bisogno c’era di certe dichiarazioni?), oppure non lo sono, e la loro riconferma non fa che confermare (scusate il gioco di parole) che, ai piani alti dell’Olimpia, non cambierà mai niente.