FRANK VITUCCI

IL SUO ARRIVO A VARESE
“C’è stato un interessamento da parte di Varese alla fine del campionato scorso, le voci circolavano anche prima della fine della stagione ma erano solo voci perché io non ho avuto nessun contatto. Ho parlato con Cecco Vescovi che è una persona molto concreta, non si perde in chiacchiere, è molto poco politico, come sono io. Quello che si dice con lui, quello è”.

Claudia Angiolini

IL PROGETTO
“Il fatto che Varese abbia avuto l’idea del consorzio è una cosa molto interessante, quasi un progetto pilota. Ora sono 70 i consorziati. E il consorzio ha accolto con entusiasmo l’idea di una squadra, per una serie di motivi rivoluzionata, dove io ho dato l’input, e loro erano d’accordo con me, di fare una squadra futuribile negli anni. Abbiamo cercato giocatori motivati, che avessero voglia di venire a Varese per fare un passo in avanti nella loro carriera. Il progetto ha incuriosito la città che aveva grandi attese. Varese è un posto dove le aspettative sono alte a prescindere. La storia passata è sempre molto presente ma parliamo di circa quaranta anni fa, me lo ricordo molto bene, io ero un bambino e avevo il poster dell’Ignis in camera. Ma vorrei far passare il messaggio che il passato deve essere una spinta, non una cappa che ci blocca perché il paragone con quei tempi non è proponibile, sto cercando il giusto equilibrio per non soffocare la squadra ma spingerla grazie a questa eredità. Per questo ho cercato di smorzare i toni, non gli entusiasmi che sono fondamentali, perché avere troppe aspettative già dal precampionato può essere un macigno pesantissimo. L’obiettivo è fare un passo in più rispetto all’anno scorso (ottavi). Abbiamo speso più o meno quanto la scorsa stagione e abbiamo una squadra quasi completamente rinnovata, allenatore compreso”.

IL DEBUTTO
“Ero molto emozionato alla nostra prima in casa, anche perché l’abbiamo giocata proprio contro Avellino e poi era la prima volta su un campo non ancora mio. Per la prima metà di partita l’emozione era forte ma poi se ne è andata. Non sono però molto emotivo. La sera prima dormo, è la sera dopo la partita che faccio fatica a dormire, sia che vinca o che perda”.

Francesco Vitucci

LA SQUADRA
“Siamo stati bravi ad assemblare la squadra, (ma non è fortuna perché per esempio Banks è stato fuori tanto in preseason a causa di un infortunio). Sicuramente sono piacevolmente stupito di quanto velocemente i giocatori abbiano assimilato il linguaggio tecnico di insieme, sono giocatori che stanno bene fra di loro sia in campo che fuori. Credevo che questo processo potesse essere più lungo, che ci volesse di più per giocare con così tanta perspicacia. Nello stesso tempo non ho mai voluto usare l’alibi della squadra nuova”.

IL RAPPORTO CON I GIOCATORI
“Forse potrei dire che mi sento un players’ coach (come dicono gli americani); credo di avere un bell’approccio con loro ma pretendo sempre il rispetto dei ruoli, non voglio essere un “dittatore” ma sicuramente il leader. Anche se ho sempre presente che sono delle persone. Voglio che mi ascoltino ma anche io ascolto loro”.

I GIOVANI
“Appena saputo della partenza di Stipcevic per Milano, il primo nome che ho fatto è stato quello di Andrea De Nicolao, perché lo conosco, l’ho fatto esordire in serie A a Treviso e poi perché come cambio del play volevo un giovane, che avesse la possibilità di crescere e giocare abbastanza. Vale lo stesso discorso per Achille Polonara al quale abbiamo affiancato un giocatore più esperto come Sakota che è una grande persona e ha voluto fortemente tornare in Italia. Achille è un libro bianco, non conosce ancora l’etica del lavoro ma ha molta voglia di ascoltare sia me che gli assistenti. Lavoriamo con lui sulla comprensione del gioco e sta facendo grandi progressi. Gli dico sempre che dovrà preoccuparsi quando nessuno gli parlerà e lui ha capito che deve essere ancora guidato”.

IL MOMENTO DELLA NOSTRA PALLACANESTRO
“E’ un momento durissimo per la crisi economica che coinvolge tutto lo sport, a parte forse il calcio che cannibalizza tutto. Proprio per questo sarebbe il momento di sviluppare dei progetti perché i soldi sono pochi e decidere di vivacchiare sarebbe deleterio. La crisi ci offre la possibilità di ricominciare e bisogna farlo dalla base, concentrandosi sui settori giovanili che sono stati trascurati per troppo tempo”.

COME MI SENTO
Sono contento dal punto di vista tecnico e lo ero anche ad Avellino, anche se ho il rammarico per gli infortuni gravi e i problemi societari che ci hanno condizionato la seconda parte delle mie due stagioni campane. A Varese sto bene, c’è una situazione intrigante e stimolante. Sicuramente l’esperienza di Treviso mi è servita tanto, anche nei momenti brutti. Ora la prendo con più filosofia. Qui sono in uno dei posti più sani dal punto di vista professionale. Ci sono pochi posti in Italia così, in cui si respira stabilità e sicurezza. Mi sento un privilegiato per questo ma non fortunato perché non sono qui perché ho vinto alla lotteria“.

IL DERBY CONTRO CANTU’
“Quando ho visto il calendario ho pensato che le prime cinque giornate fossero terribili e non avrei mai previsto di vincere le prime quattro partite. Ora arriva Cantù e sono molto incuriosito da questo derby. Non ha mai vissuto un derby classico come questo. E’ una partita che vivo con orgoglio, ho voglia di provare le sensazioni di una sfida classica e sono molto curioso”.

CLAUDIA ANGIOLINI