Peppe Vento solleva all’altezza dell’anello del minibasket il nipotino Nick  che ha tanta voglia di fare canestro come il nonno (Foto Paolella)

Montecatini Terme – Nel penultimo allenamento in vista dei mondiali, gli azzurri Over 65 e Over 70 sono sembrati ringiovaniti. Un po’ per l’avvicinarsi delle partite del campionato iridato, molto per gli allenamenti che hanno fatto agli ordini di coach Zorzi, hanno mostrato progressi che qualche mese fa loro stessi forse non sospettavano. Nino Comelli fila in palleggio a una velocità che ricorda quella di quaranta e passa anni fa. Claudio Cavallini e Bob Quercia sfoggiano elevazione e stile nel tiro.
Gianni Trevisan, che vede il gioco da vero playmaker, è un campionario di fondamentali  da manuale. I lunghi Enzo Tomasella, Paolo Gambardella e Carlo Napolitano mettono in atto il tagliafuori come si vorrebbe veder fare più spesso dai giovani d’oggi. E che piacere vedere i passaggi di Claudio Talamas , la corsa elastica di Lele Schiavon, i tiri da fuori di Silvano Polo, Luciano Giannini e di Peppe Vento.
Quest’ultimo è passato con disinvoltura dai tornei internazionali di tennis Master – dove si è piazzato fra i primo del mondi nel doppio – al basket, suo primo e indimenticato amore. Sarà difficile vedere sui parquet dei mondiali un settantenne (75 per la precisione) che corra come lui e che tiri a canestro come lui. A Montecatini

Paolo Gambardella a canestro, contrastato da Angelo Motta, ultimo acquisto fra gli azzurri della formazione Over 65 (Foto Paolella)

parecchi erano gli assenti, soprattutto perché molti degli azzurri ‘Over’ sono allenatori, alle prese con la fase finale delle squadre da loro allenate, giovanili e non.
  I miglioramenti di questi azzurri d’epoca sono una bella realtà. Anche se per coach Zorzi non sono abbastanza; fosse per lui, i suoi ‘veci’ dovrebbero fare altri cinque o sei allenamenti. Almeno. Certo, il mondiale che comincia il 30 giugno presenta molte difficoltà. E molte incognite, a cominciare dal fatto che gli Over 65 e 70 sono matricole nelle competizioni internazionali della Federazione Maxibasketball. Di conseguenza, tanto per fare un esempio, la nazionale Over 65 è stata inserita in un girone che più tosto non si può, con Usa e Russia. Inutile prendersela, è la sorte delle matricole.
Fra meno di un mese Montecatini sarà invasa da oltre 10 mila fra giocatori, giocatrici, i quali porteranno al seguito  parenti, amici, figli e nipoti. Intanto nostri

Gianni Trevisan mostra ai compagni come eseguire lo schema di attacco (Foto Paolella)

azzurroni hanno preso confidenza con la località termale toscana, e qualcuno ha portato con sé parenti e nipotini. Come Peppe Vento, che aveva al seguito il nipotino Nick, che stava a guardarlo incantato in palestra infilare palloni sui palloni a canestro. Anch’io, anch’io! Il nonno l’ha accontentato, l’ha sollevato e l’ha portato al livello del canestro da minibasket. Vedi come si fa?”
Viene in mente un proverbio tradizionale: “A esser giovani si impara da vecchi”. Una frase che sembra fatta apposta per essere adottata come motto dal maxibasket. Perché, che cos’è il maxibasket? È il nome del basket di chi ha i capelli bianchi ed è ancora animato dalla passione per la palla a spicchi. Un nome che richiama il minibasket, come dire che gli estremi si toccano: il “maxi” è un ritorno alla purezza e alla gioia del “mini”: il gioco per il gioco, insomma, senza veleni, senza spazio per il professionismo.
Dedichiamo la foto qui in alto di nonno Peppe e nipotino ai tantissimi ‘Over’ che ancora giocano in Italia. Quanti sono? Non ci sono censimenti, ma è probabile che siano più di ventimila. Il maxibasket è diffuso in tutta la Penisola, ed è uno dei sistemi più divertenti che esistono per tenersi in forma dopo i 40.
Ciò non toglie che, nella sua espressione maggiore, cioè di rappresentative nazionali, il

Enzo Tomasella si sottopone alle cure di Bob Quercia, che è un ottimo pranoterapeuta (Foto Paolella)

livello tecnico sia molto elevato. Il bello è che le formazioni azzurre finora  hanno vinto spesso e volentieri. Anzi, sono le uniche nazionali italiane che nel basket internazionale vincono titoli europei e mondiali.
Qual è il loro segreto? Semplice, in campo sembrano ragazzini per la passione e l’entusiasmo che ci mettono. Queste doti, che nei giovani sono spontanee ma troppo spesso fragili, loro le hanno ritrovate intatte e le hanno poi coltivate con determinazione quando sono stati chiamati per l’impegno dei mondiali,  innaffiandole con tanta esperienza. Hanno messo in pratica il motto del maxibasket: a esser giovani hanno imparato da vecchi, non hanno mai messo da parte la voglia di imparare e di migliorare. E sono migliorati: perché, credete, ci vogliono molti anni per diventare giovani.
Mario Natucci


Testo di Mario Natucci - Foto di Savino Paolella