Il pubblico assiepato attorno al campetto del Cristo Re (da Facebook)

Il pubblico assiepato attorno al campetto del Cristo Re (da Facebook)

Che Pesaro sia una città che vive di pallacanestro lo si è sempre saputo. Al via della stagione sportiva, In qualsiasi palazzetto ci sia una partita da giocare, c’è un pubblico, pronto a esultare e a placare la sua sete di basket giocato. Ma ci sono alcuni per cui la pallacanestro, quella vera, è un’altra e comincia d’estate: è quella del cemento, dei 40 gradi e del sole in faccia, dei gomiti sbucciati e delle caviglie distrutte, quella dove i protagonisti sono solo i giocatori che “se la gestiscono loro”, quella dove la virata non è passi ma è il movimento più bello e elegante che ci sia, quella delle botte da orbi e di una birra insieme un minuto dopo. Dove è possibile tutto questo? solo in un posto: il campetto del Cristo Re a Pesaro, dove ogni anno, dal 2002, va in scena un torneo estivo, il Memorial Michele Bacchini, che riunisce, nel nome di Bacco, atleti di qualsiasi età, livello e provenienza. Un torneo che non è semplicemente tale, ma che racconta qualcosa di speciale e diverso: il fatto che unisca più di 150 giocatori in un posto solo non dice niente della bellezza di questi quattro giorni di sport e aggregazione.

Una volta entrati tra le mura di questi campi, si può vivere un’atmosfera che non si respira da nessun altra parte, che è possibile descrivere solo se la provi. Tutti sono uguali e tutti possono dire la loro, tutti allo stesso modo: con una palla da basket in mano. Poco importa che ci giochi un ex NBA, un giocatore di serie A, uno di C1 o di prima divisone o uno che non ha mai giocato una partita ufficiale. Si respira una atmosfera di famiglia, di condivisione e di allegria che da un valore diverso anche alle litigate per un pallone dubbio, ai falli duri, e al rotolarsi per terra con cinque persone addosso. Perché in fondo cosa c’è di più bello di vedere tante persone, giocatori professionisti o meno che siano, che si ritrovano tutti con lo stesso obiettivo: vivere intensamente e in maniera speciale la propria passione, dando tutto in campo, non concedendo mai un canestro facile ma dimostrandosi pronti a darsi il cinque e a scherzare appena la battaglia termina. Il torneo è finito domenica, in una finale spettacolare, intensa e piena di spettatori a darle il giusto merito. Potete scegliere di aspettare 361 giorni oppure no: ogni giorno, dalle 5 in poi, in via Cesare Battisti 3, a conferma che Pesaro è la basket city.

Il coro “come sto bene qui, io non sto bene da nessuna parte” vorrà pur dire qualcosa.