Cimberio Varese

Scekic sv: due minuti in campo, due punti segnati (peraltro con classe). Troppo poco per giudicarlo.

Sakota 4: il Dusan di questa sera si conferma nella sua figura sbiadita versione 2013/2014. L’imbarazzante attacco casalingo evidenzia la sua monodimensionalità offensiva, trasformandolo da arma in danno.

banks3Clark 3,5: anche volendo tralasciare la consueta ed assoluta inadeguatezza in regia, non è giornata nemmeno al tiro (2/10). Due mesi sono passati dall’inizio della stagione ed il giudizio su di lui non cambia: non è un playmaker, non è all’altezza di guidare la squadra.

Banks 6: chissà se si aspettava di trovare una tale tragedia, cestisticamente parlando, quando ha deciso di tornare a Varese. Significativo è il suo scuotere la testa nel sentire i cori contro Frates “scendere” dalle tribune: non si è ancora trovato l’alibi “architetto”, a differenza dei compagni, e si vede anche in campo, dove è l’unico o quasi a giocare con impegno e con dignità.

Affia 6,5: tecnicamente è all’abc, fisicamente ci siamo (tra l’altro corre meglio di Hassell…). Bello vederlo impegnarsi come se stesse giocando la finale di Eurolega, per lui ogni minuto passato in campo è valso almeno qualcosa.

Mei 6,5: stesso discorso di cui sopra. Il suo sorriso, dopo una penetrazione con finta volante e scarico per i due punti di Hassell, è l’unica panacea allo strazio visto sul parquet. Non suo, che ci mette un impegno smisurato.

Hassell 4: rimpinguare il tabellino a “babbo morto” non lo salva dall’insufficienza grave. La sua correità con Clark nella disastrosa difesa sui giochi a due avversari è una delle basi delle sfortune di questa squadra. Non si discutono dunque i suoi limiti, riservandoci però di rigiudicarlo con un altro playmaker affianco.

Ere 4: anche il capitano sembra aver issato bandiera bianca, ormai da alcune partite. Notizia pessima per la Cimberio.

Polonara 4: fotografia della sua partita, della sua stagione, del suo malessere è una schiacciata “stoppatagli” dal ferro. Ferro che la scorsa stagione, ça va sans dire, il buon Achille si sarebbe portato a casa come ricordo.

Frates 4: è colpevole, ma lo è al pari dei suoi giocatori. Non propone alternative (zona?) ad una difesa che viene sistematicamente “sventrata” con facilità disarmante (da sotto, coi lunghi avversari messi in condizione di segnare con dei semplici “cross” a cercarli nei pressi del canestro; da fuori, quando i suoi sprovveduti difensori si chiudono nell’area con rotazioni improbabili che lasciano aperte praterie sul perimetro). Non ha mai migliorato un attacco che vive da sempre sulle estemporaneità dei singoli e sulle percentuali da fuori, risultando statico, antiestetico ed inefficace (ma sfido chiunque a fare di meglio con un playmaker come Clark). E’ stato sfiduciato dall’ambiente e forse pure dai giocatori in campo. Pagherà, è solo questione di tempo, perché c’è bisogno di una scossa, anche se la società sembra essere con lui: ma siamo in Italia ed una sconfitta nel derby di domenica cambierebbe le carte in tavola in un attimo, forse perché impossibile da gestire in altro modo. Resta la rabbia per la cecità di chi non si accorge che, con un asse play-pivot del genere, anche Phil Jackson sarebbe sull’orlo del licenziamento. Il resto, tutto il resto (gestione dei rapporti umani con gli atleti, dissapori, carichi di lavoro troppo gravosi etc.) sono parole. E alibi.

Valencia Basket Club

Triguero 6,5: gioca tutto l’ultimo quarto, prima è sostanzialmente una comparsa. Nel tiro a segno finale spagnolo si fa comunque trovare sveglio sotto canestro, chiudendo con 7 punti e 6 rimbalzi.

Ribas 7,5: vede il “cesto” grande come una vasca da bagno, non sbagliando praticamente un tiro. Il fatto che i difensori dei vessilli casalinghi gli navighino a metri di distanza poi aiuta parecchio. Domina l’ultima frazione con 11 punti, cui aggiunge 5 rimbalzi e 3 assist.

Ribas in marcatura su López (foto H. J. Sanmartín 2013)

Ribas in marcatura su López (foto H. J. Sanmartín 2013)

Doellman 7,5: Totale ed essenziale. Nel primo tempo è un faro per i compagni, perché in attaco è onnipotente ed in difesa non molla un centimetro. Il marchio del campione sta nell’eleganza con cui si muove e, soprattutto, nel far sembrare semplice ogni gesto compiuto sul parquet. Problema insoluto per la retroguardia varesina, una volta esaurito il suo compito lascia il proscenio ad altri: fanno 16 punti in 20 minuti di gioco.

Van Rossom 6,5: semplicemente la partita che dovrebbe fare un playmaker, soprattutto quando non vive una giornata balisticamente proficua. E’ poco appariscente, ma fa girare la squadra con precisione (6 assist).

Sato 6: Non deve nemmeno esibirsi più di tanto nella specialità della casa, perché Ere stasera si marca da solo. Anche lui si riposa durante il massacro conclusivo.

Lishchuk 7: pur non essendo un fulmine di guerra, è di difficile marcatura per un Hassell sempre fuori posizione. Quando innescato dagli esterni, peraltro con facilità irrisoria contro le barricate di pastafrolla biancorossa, risponde presente.

Dubljevic 7,5: è un lungo tiratore che trova pane per i suoi denti contro una difesa che gli lascia spazi infiniti per colpire. Allo stesso tempo è solido sotto le plance, controllate egregiamente con 8 rimbalzi catturati.

Martinez 6: da veterano quale è, sa gestire la sua permanenza in campo sfruttando appieno le proprie specificità quando chiamato in causa: 3/6 da tre punti.

Lafayette 6: offensivamente parlando, si fa notare meno rispetto alla partita di andata, conclusa con tredici punti a referto. Poco male per Valencia.

Perasovic 7: la sua squadra non era nemmeno obbligata a vincere: la qualificazione, dopo alcune inaspettate sconfitte, passerà dall’ultima casalinga con l’Asvel. Certo è che, trovando la tavola imbandita dall’arrendevole Cimberio, è arrivato ed ha banchettato insieme ai suoi pretoriani.