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Carolina Kostner ha emozionato sul ghiaccio (foto AP/LaPresse)

Oggi è stato il giorno di Carolina Kostner nel programma corto della sua gara. Dopo le delusioni di Torino e Vancouver, la più grande pattinatrice italiana ci ha regalato delle emozioni sul ghiaccio di Sochi. Ci viene ancora una volta in aiuto il nostro amico Andrea Saule e il suo bellissimo blog L’inviato sul divano, dove potete leggere l’articolo originale e molti altri scritti durante questi Giochi Invernali

 

La mia scarsa simpatia nei confronti di Carolina Kostner è risaputa. O meglio, non tanto per lei, ragazza dai modi gentili che vive in un mondo tutto suo, quanto per tutto quello che di italiano la circonda, a partire dai miti creati ad arte e facilmente smontabili. Nessuno mette in dubbio che sia la miglior pattinatrice europea degli ultimi 6-7 anni, così come nessuno mette in dubbio la sua eleganza e il suo stile; purtroppo non sempre i grandi atleti sanno farsi consigliare bene, e così, devo essere onesto, più di qualche volta non sono stato affatto dispiaciuto per i suoi frequenti flop. Dal 2010 però qualcosa è cambiato: Caro è diventata più matura, meno presente mediaticamente, e ha fatto di testa sua. I risultati si sono innegabilmente visti, a prescindere dal fatto che il titolo iridato vinto fosse quasi “obbligato” per l’assenza di tutte le big, anche se va detto che i colpevoli hanno sempre torto.

Nel corto di Sochi Carolina mi ha stupito: forse grazie all’inutile gara a squadre, la pattinatrice di Ortisei ha cacciato i fantasmi di Torino (legittimi) e quelli di Vancouver, dove una delle favorite per la medaglia era caduta tante di quelle volte da perderne il conto, come lei stessa ha dichiarato nel bellissimo spot di Procter & Gamble con sua mamma. Ha eseguito il programma alla perfezione, sulle note di quell’Ave Maria che reputo la “canzone” d’amore più bella di tutti i tempi. Ha pattinato con la consueta grazia, mettendoci anche grinta e personalità, doti che spesso le sono mancate. Pattinare dopo una Yu Na francamente perfetta e dopo la caduta della Lipnitskaya era difficile: lei lo ha fatto, chiudendo al terzo posto un programma libero difficilmente migliorabile. Domani si gioca la medaglia: può farcela, a patto di essere perfetta. Con Mao fuori dai giochi (recuperare 20 punti è impossibile o quasi), sono a mio avviso in cinque per tre posti. La baby russa, se non patisce la pressione come oggi, può mirare all’argento, e per il bronzo rimangono Caro, la sorprendente Gracie Gold e la Sotnikova, che può contare su una giuria benevola. Tutto può succedere: per me l’oro andrà proprio a Yu-Na, l’argento alla Lipnitskaya e il bronzo sarà questione tra la Sotnikova e la Kostner. Ma al di là del risultato, che segnerà comunque la fine della più grande campionessa del ghiaccio che l’Italia abbia mai avuto (e che mai avrà, almeno per 15 anni), Carolina ha già vinto, guadagnandosi addirittura il tifo di un permalosone come me.

Andrea Saule