Da un eccesso ad un altro. Da Monza, il tempio della velocità, il Circus vola a Singapore, nella Montecarlo d’oriente, dove questo weekend si correrà uno dei più suggestivi gran premi della stagione, su un circuito cittadino, in riva al mare e, soprattutto, in notturna.

Il layout del tracciato disegna un percorso tortuoso, che non disdegna però di offrire due tratti in cui dare sfogo alle Unità ibride montate sulle monoposto: il parallelo con Montecarlo non è fatto a caso, infatti anche qui, come nel Principato, occorre una vettura dotata di ottima trazione e stabilità in frenata.

Tali caratteristiche, messe a dura prova dal fondo sconnesso e dall’asfalto difficile da gommare, potrebbero esaltare le caratteristiche di quella RedBull che, pur carente in potenza, possiede il miglior telaio del lotto: la matita di Newey (si, lui disegna ancora a mano le bozze dei suoi progetti, nda) ha partorito un corpo vettura che genera ben piu carico di quello degli avversari, ed un sistema sospensivo che si adatta alla perfezione alle caratteristiche del circuto.

La Mercedes sarà certamente davanti, salvo eventi eccezionali, ma Ricciardo potrà agevolmente guidare il gruppo degli inseguitori, con alle spalle l’ormai fido scudiero (incredibile a dirsi visto come dominava qui lo scorso anno) Vettel, in piena crisi di risultati ed indicato da molti come prossimo partente dalla scuderia austriaca, in cerca di nuovi stimoli, italiani o giapponesi che siano.

La Ferrari dovrà giocare, di nuovo, in difesa, puntando forse ad una terza fila in qualifica, mentre in gara il muretto dovrà essere perfetto nello sfruttare ogni Safety Car, quasi una certezza a Singapore, per modificare in corsa una strategia che, restando sui due pit stop come previsto, non permetterebbe grandi aspirazioni da parte degli uomini di Maranello.

Spostandosi dalla pista al paddock, c’è grande fermento nel mercato piloti: la Mercedes dovrebbe mantenere la line-up attuale, ma l’acredine che va aumentando gara dopo gara tra i due rampolli, potrebbe portare Hamilton ad una clamorosa fuga verso la Honda, dove verrebbe accolto a braccia aperte dai giapponesi, che approderanno in McLaren nella prossima stagione, per averlo come pilota di punta nell’operazione rilancio del marchio nipponico.

Sempre alla Casa del sol levante è associato il campione del mondo in carica Vettel, il quale, come detto poc’anzi, sta vivendo una netta crisi di risultati, e probabilmente di rapporto col team, in quella RedBull che lo aveva accompagnato in quattro anni di trionfi ed imbattibilità. Il tedesco, già tentato a più riprese dalle sirene d’oriente, è stato in settimana protagonista di una fantasiosa ipotesi di scambio tra lui ed Alonso: entrambi in crisi, seppur per differenti motivi, cambierebbero casacca al fine di ritrovare gli stimoli giusti e tornare a vincere. Tale movimento però, andrebbe a cozzare con la tanto sbandierata politica del dr. Marko, accentrata sul Junior Team: lo stesso Vettel è stato un prodotto della “cantera” RedBull, cosi come Ricciardo e gli ultimi arrivati, giovanissimi, Kvyat e Verstappen. Con queste premesse, difficilmente vedremo Alonso a Milton Keynes in gennaio a preparare il sedile per la prossima RB11.

Se da una parte il cambio di casacca di Vettel pare probabile, dall’altra Alonso è legato strettamente alla Ferrari con un contratto di ferro, confermato a più riprese sia da lui che dal team. La situazione a Maranello però, è più confusa che mai: negli ultimi sei mesi, a causa della profonda crisi tecnica rappresentata dalla F14T, sono cambiati tutti i capi dei vari settori, dal reparto ibrido a quello motoristico, fino ad arrivare alla due maggiori cariche, ricoperte da Stefano Domenicali, capo della GeS, sostituito da Marco Mattiacci (ex capo Ferrari Nord-America e uomo fedele a Marchionne, capo della FCA) e, soprattutto, le dimissioni lampo di Luca Cordero di Montezemolo dopo ben 23 anni alla guida della Ferrari SpA, il cui posto è stato preso di prepotenza da Marchionne, ricreando una coppia tutta FIAT (o FCA se preferite) a capo del settore stradale e di quello sportivo.

A questo stravolgimento, si è aggiunta fatalmente, nel medesimo giorno dell’avvicendamento in capo alla Casa di Maranello, anche l’improvvisa morte di Botin, grande capo di Santander e foraggiatore delle casse di Via dell’Abetone: la figlia del boss della Banca Iberica non ha la fama di amare la Formula1, ma per ora pare abbia confermato ogni impegno preso da parte della Compagnia che sponsorizza la Scuderia.

A questo punto, a Maranello vacilla ogni certezza di avere in pugno quell’Alonso ormai stanco di aspettare una vettura vincente e sempre più tentato dalle sirene che lo vorrebbero in McLaren o in RedBull, alla ricerca del tanto agognato terzo titolo mondiale, sfuggito ben due volte alla Ferrari con l’Asturiano alla guida.

Capitolo McLaren: la Honda, entrante come detto nel 2015, non ha mai fatto mistero di voler un top driver per iniziare il programma di sviluppo della sua nuova Power Unit. Alonso, Hamilton e Vettel sono stati i nomi maggiormente accostati a tale posizione, nonostante siano blindati da contratti di ferro con le attuali Scuderie: Ron Dennis, da poco tornato alla guida del team di Woking, non fa mistero di tali interessamenti, ma nella peggiore delle ipotesi, oltre al confermato Magnussen, potrebbe avere pronto un contratto annuale per Button, il quale accetterebbe di buon grado, visto che, in caso contrario, si troverebbe senza un sedile per la prossima stagione


Alessio De Marco - Avens-Images.com