5. GRIZZLIES BEATER

Per essere sinceri, carini e moderati, potremmo dire che Memphis non sia di certo la squadra più divertente e spettacolare della Lega. Ecco, limitiamoci a questo. Azioni molto ragionate, ritmo basso, poca “sana follia”… Non ti fanno saltare in piedi sul divano a ogni canestro.

Questa settimana, però, i Grizzlies di emozioni ce ne hanno regalate. Due su tutte: i buzzer beater di Jeff Green e Matt Barnes. Giocate belle, ma anche decisive, visto che hanno fruttato altrettanti successi alla franchigia del Tennessee.

Andiamo per ordine. Domenica, Suns-Grizzlies. Partita brutta, noiosa, senza nulla da dire. Almeno per 47 minuti, prima che si scatenasse la battaglia per la W. Si arriva a otto decimi dalla sirena, con le squadre in parità sul 93. Joerger chiama il time-out e disegna la rimessa per la vittoria. Visto il tempo a disposizione, l’unica possibile soluzione: palla in mezzo al pitturato per l’alley-oop. E la squadra esegue: Lee la alza vicino a canestro pe il taglio di Uncle Jeff, che, da grande atleta, salta in testa a Leuer e la inchioda nel canestro.

Passa qualche giorno e i Grizzlies si ritrovano ancora con in mano la palla della vittoria a pochi istanti dalla fine. Questa volta, però, è tutto molto meno “studiato”.

Detroit, sopra 92-90 in casa, spreca l’occasione per allungare con Morris, Ilyasova e Drummond. Allora Barnes cattura il rimbalzo e si lancia in ripartenza; superata la metà campo si affida all’ultima e disperata preghiera: jumper in terzo tempo che finisce dritto nella retina per il 93-92 Grizzlies.

I Pistons non riusciranno a replicare. Vittoria Memphis.

 

4. DeANDRE, SENZA PIETA

Attenzione, attenzione! Siamo solo a inizio dicembre ma, forse, abbiamo già la schiacciata dell’anno.

DeAndre Jordan piazza l’affondata che potrebbe valergli la copertina della stagione. Vittima, sportivamente parlando, il malcapitato Greg Monroe, che si prende una di quelle posterizzate da non dormire la notte.

Clippers-Bucks cominciata da poco, Chris Paul che si fa la linea di fondo e pesca con i tempi giusti il taglio centrale del suo #6. Il resto vien da sé: Jordan non mette manco palla a terra, stacca da lontano e calpesta Monroe, coraggioso nel piazzarsi per prendere uno sfondamento. Che in effetti arriva, ma a favore dei Clippers.

Ovviamente, DJ sbaglierà il libero aggiuntivo, ma l’inchiodata rischia di diventare davvero la più roboante di questa annata.

      3. GIMME FIVE, PER FIVE Offuscati dalle magie di Curry, spesso ci dimentichiamo di quanto stiano “dando alla causa” anche gli altri Warriors. Per raggiungere certi obbiettivi, d’altronde, è necessario che ogni giocatore dia il massimo.E la sconfitta contro i Bucks, di certo, non sposta una virgola. Draymond Green è una delle anime dei gialloblu. Per certi versi, la più ingombrante e trascinante. E’ l’uomo ovunque che dispensa carisma ed energia dentro e fuori dal campo, rendendosi indispensabile per i meccanismi disegnati da Kerr (e Walton). Tuttofare se ce n’è uno, ha messo la ciliegina su questo strepitoso inizio di stagione con la tanto agoniata e rara partita da 5×5. Contro Boston, che ha seriamente messo a rischio l’imbattibilità dei californiani. Il prodotto di Michigan ha riempito il tabellino come non mai: 24 punti, 11 rimbalzi, 8 assist, 5 palle rubate e 5 stoppate. Capite voi che razza di serata è stata. Lo dicono anche gli annali: era dal 2012, Batum in dicembre, che non veniva messa a referto una performance simile, ed è la diciassettesima volta che succede nell’NBA. In più, è la terza volta (Olajuwon e Coleman) all time che uno scout recita almeno 20 punti, 10 rimbalzi, 5 assist, 5 rubate e 5 stoppate.             2. A “BIG TICKET” FOR THE PAST, PLEASE Chiudete gli occhi e riavvolgete il nastro della vostra memoria. Tornate indietro una decina di anni, o anche qualcosa di più: Golden State arrancava, i Lakers se la giocavano e Boston poteva schierare il trio Pierce, Allen, Garnett. E che Garnett!! Era ancora “The Big Ticket”: uno dei lunghi più devastanti e inarrestabili della Lega. Con quell’eleganza e quella classe in più che hanno sempre contraddistinto il #21. Da troppo tempo non vedevamo più quel giocatore.La storia, ahimè, ha presentato il conto. E’ dal momento del suo passaggio a Brooklyn che KG non riesce a incidere come una volta. E il ritorno a Minnesota non poteva levargli, tutt’a un tratto, dieci anni di gare e sgomitate sul parquet. O forse si? Martedì abbiamo potuto godere nuovamente del Garnett che fu. Anche se solo per un attimo. Rubio va in contropiede e premia il rimorchio del vecchio Kevin, che rispolvera atletismo e arroganza schiacciando in testa niente meno che a Blake Griffin. Giocata mostruosa!! Corredata, come se non bastasse, dal trash talking in pieno stile KG. Ah, nostalgia canaglia…  

 

1. PUNTO E A CAPO

Non me ne vogliano quelli della Dub Nation (e non solo), ma la prima sconfitta stagionale dei Warriors è, sicuramente, la notizia della settimana.

Ci hanno pensato i Bucks (105-98) a interrompere la striscia di 24 vittorie consecutive, 28 considerando quelle nel finale della scorsa regular season. Rimangono intoccate, dunque, le 33 W filate dei Lakers 71-72. Ma questo nulla toglie a Curry e compagni.

La caduta di stanotte era stata preventivata da molti: la stanchezza (in back-to-back dopo la “maratona” contro Boston), la legge dei grandi numeri, qualche piccolo segnale di appannamento. Il tiro da tre non ha funzionato come al solito e, in generale, la macchina perfetta non ha funzionato al meglio. Capita.

Va anche detto che ci sono i meriti degli avversari. I Bucks, che quest’anno sono tutt’altro che irresistibili, hanno tirato poco ma bene dall’arco (6-14) e con il 49.4% dal campo, superando Golden State per assist e limitando le palle perse, uno dei noti punti deboli della compagine di Kidd. Monroe ci ha messo la doppia-doppia, Giannis la tripla-doppia…Insomma, si erano svegliati con la luna giusta.

Passata la nottata, per i Warriors comincerà una nuova fase della stagione. La macchia del Bradley Center non toglie nulla, ma proprio nulla, a quello che sin qui è stato fatto. E, di sicuro, non ridimensiona aspettative e giudizi sui campioni in carica.

Anche la cabala dice che, tutto sommato, questo insuccesso potrebbe essere di buon auspicio…