Sergio Tavčar

Per ora non c’è nulla di ufficiale, ma sono ormai di dominio pubblico le difficoltà che la Slovenia sta incontrando sul cammino dell’Europeo 2013. Non parliamo della squadra, ovviamente qualificata d’ufficio in quanto paese ospitante, ma delle strutture necessarie ad organizzare il campionato a 24 squadre che avrà inizio il 4 settembre 2013.

Tempo ce n’è ancora, ma pare che almeno tre delle quattro città scelte per la prima fase, Novo Mesto, Ptuj e Capodistria, abbiano informato la federazione slovena di non poter rispettare gli impegni presi, ovvero di non poter completare in tempo i nuovi palasport messi in cantiere.

Gli organizzatori stanno già correndo ai ripari, e pare che oltre alla vecchia Hala Tivoli di Lubiana (considerato palasport di riserva) si stia provando a sondare nuovamente il terreno con Maribor e Celje, due delle principali città del paese che però, per motivi diversi, si erano chiamate fuori al momento dell’assegnazione.

L'Arena Stožice

Per un autorevole “punto della situazione”, DailyBasket ha interpellato Sergio Tavčar, icona del giornalismo sportivo e telecronista storico di TeleCapodistria.

“Penso che la Slovenia abbia fatto il passo più lungo della gamba fidando su non so quale pantalone che alla fine potesse salvarla. La situazione è questa: Lubiana ha Stožice e come riserva Tivoli, Capodistria ha il Bonifica, ma con un colpo di scena il discusso sindaco Boris Popovič ha rinunciato all’organizzazione perché nessuno vuole finanziare il suo megalomanico progetto di un nuovo palazzo da 8000 posti che non si sa come si sarebbe dovuto riempire, visto che il Bonifica, che ha comunque 3000 posti, è mezzo pieno anche per le partite della Champions’ League di pallamano (il Koper è campione di Slovenia ed ora sta per giocare la seconda fase), immaginarsi per il basket che nel frattempo è anche fallito. Ptuj si è candidata, ma dovrebbe costruire un palazzo ex novo per il quale non si sa da dove dovrebbe trovare i soldi, Novo Mesto ha già rinunciato, Jesenice dovrebbe praticamente rifare da capo il vecchio palazzo del ghiaccio, ma rimettere a posto un impianto obsoleto è molto più costoso che non farne uno nuovo. E tutto questo in una città che ha salvato in extremis la sua gloriosa squadra di hockey, onusta da tempo immemorabile di tradizione, gloria e titoli prima jugoslavi, poi sloveni, dall’espulsione per inadempienza finanziaria dalla Lega EBEL (austro-sloven-ungaro-croata). Finirà che dovranno andare a Canossa e chiedere in ginocchio a Celje e Maribor (soprattutto Celje ha un magnifico impianto dedicato normalmente allo sport di casa, la pallamano) di subentrare, di chiedere cioè di salvare la manifestazione a due città che in principio si erano chiamate fuori perché la Federazione voleva troppi soldi per la partecipazione. E dunque se accettano (ma ai loro termini!) la manifestazione è salva, ma intanto la Federazione va in malora finanziaria. Come si vede il quadro è fosco e penso che una figuraccia cosmica sia inevitabile”.

Qual è la reazione in corso degli appassionati?

” La Slovenia è un paese popolato da gente con forti inclinazioni autodistruttive (secoli e secoli di servitu’), per cui il cinismo permeato di pessimismo cosmico e’ strutturalmente presente nell’animo di tutti gli sloveni. I media stanno gia’ sparando sulla vicenda con tutti i cannoni ad alzo zero mentre per quanto riguarda la gente comune tutta la vicenda viene vissuta con enorme scetticismo e con la netta impressione di stare per fare la figura degli zimbelli”.

Opportunità in vista per Gorizia e Trieste?

“Onestamente non vedo come e secondo che criterio. Fra l’altro il PalaBigot mi sembra che non sia neanche a norma per un Europeo. E, onestamente, conoscendo gli sloveni penso che eventualmente chiederebbero aiuto per primi ai croati (ed infatti circolano gia’ dei boatos in merito), in seguito agli austriaci, obtorto collo agli ungheresi, ma non credo che neanche passi loro per la mente di rivolgersi per un eventuale aiuto all’Italia”.