De Pretto

Valeria De Pretto – Foto Libertas BK

 Valeria De Pretto è facile da intervistare quanto catturare il Bip Bip per Willy il Coyote. Questa doverosa premessa è fatta in maniera tale che se questo, più che un articolo-intervista, vi sembrerà un documentario-monologo in pieno stile Quark, almeno non possiate dire di non essere stati avvisati.

Riservata e timida “a livelli quasi patologici” (sono parole sue) e assolutamente poco incline a parlare in pubblico (eufemismo), Valeria si aggrega al gruppo Libertas quest’anno a settembre solo il tempo della presentazione ufficiale, salvo poi tornare nella sua Schio per terminare la riabilitazione al ginocchio. Eh già, il ginocchio..

La Spezia, stagione precedente. Appena rientrata dalla convocazione con la maglia azzurra e pronta a terminare la seconda stagione consecutiva con la formazione spezzina, durante un banalissimo arresto in allenamento sente il fatidico “crac”, incubo di qualsiasi atleta, al ginocchio destro. Niente dolori particolari, ma la sentenza dei medici pochi giorni dopo elimina qualsiasi possibile velo di ottimismo. Crociato e due menischi che salutano la compagnia. Addio al finale di stagione con la sua squadra, play off inclusi. Uno di quegli scherzi del destino che qualche segno lo lasciano, e non parliamo solo delle cicatrici sulla gamba. Non l’unico, peraltro, visto che la stagione precedente Valeria, reduce dalla quarta convocazione consecutiva al raduno della nazionale maggiore, e pronta a partecipare da protagonista all’all star game femminile che si sarebbe tenuto di lì a poco, dovette rinunciare alla partita delle stelle per un infortunio alla caviglia. “Sono stata abbastanza fortunata, nonostante tutto. Farmi male al ginocchio senza contrasti, psicologicamente si è dimostrato un vantaggio, perché nel subconscio non mi è rimasta quella paura dei contatti che è il problema di tanti giocatori e giocatrici dopo incidenti come il mio.”

La sosta forzata e prolungata, unita al carattere estremamente riservato, e all’arrivo in squadra a stagione iniziata, hanno forse influito un po’ sul suo inserimento nel gruppo, anche se sull’argomento lei ci scherza consapevolmente sopra. “Ho iniziato a socializzare con le mie compagne di squadra la settimana scorsa, una volta sono anche uscita a cena con loro. Probabilmente verrà a nevicare in tempi brevi..”

Bologna tra l’altro è un gruppo particolare quest’anno, un gruppo in cui basta avere il 2 come prima cifra degli anni per essere considerata una di quelle con più esperienza (scusate ma “vecchie” detto di ragazze di ventidue anni proprio non riesco a dirlo..). In modo particolare se nel “curriculum” sportivo compare la scritta “A1” di fianco al prestigioso nome di Schio, recentissima vincitrice, tra l’altro, della coppa Italia. L’avventura nella massima serie però, per lei come per altre sue compagne, è più una fonte di aneddoti che di esperienza di pallacanestro giocata vera e propria. Esperienza fatta di infiniti allenamenti come under, di tante trasferte con la squadra, di qualche rara comparsata in campo ogni tanto e di una perla, su tutte, che riusciamo ad estorcere a Valeria con mezzi più o meno leciti. Schio infatti gioca anche l’eurolega, e capita proprio che lei sia convocata per una delle trasferte più prestigiose. “L’unica convocazione in eurolega che ho ricevuto è stata per la trasferta di Mosca. Un’esperienza incredibile. Palazzetto gremito, accoglienza splendida da parte della squadra di casa, addirittura uno spettacolo organizzato per noi in campo prima della gara. Ma con tutta quella gente avevo già l’ansia solo durante il riscaldamento. Per fortuna non sono dovuta entrare in campo.. A fine partita poi fummo ospiti dell’allora presidente dello Spartak in un locale elegantissimo con un salone riservato apposta per noi, dove cenammo insieme alle nostre avversarie. Un terzo tempo di un altro livello.”

Dopo quattro anni a Schio, in concomitanza con l’ultimo anno di superiori, decide di alleggerire un po’ l’impegno del basket per prendere il diploma, e gioca nella vicina Dueville in serie B. Una sorta di anno sabbatico senza mollare del tutto il basket. Che la sua categoria di competenza però sia ben altra lo dimostra quando in campo comincia a scenderci, e con continuità, alla sua prima stagione a Vigarano in A2, mettendo in mostra numeri e qualità di alto livello che culminano con la convocazione per gli europei under20 in Serbia. Poi due stagioni da protagonista come detto a La Spezia, di cui una sotto coach Scanzani che, conoscendola bene, l’ha voluta fortemente a Bologna. Per dare una vaga idea del suo peso in quella squadra, dopo il suo infortunio La Spezia perse a Viterbo contro il fanalino di coda del girone, e nei play off venne eliminata con poca resistenza 2-0 da Ariano Irpino. “Non c’è niente che non sia in grado di fare in campo”, ci dice un addetto ai lavori, “ha velocità, centimetri, tiro da fuori, uno contro uno e atletismo per spaccare le difese. Non le piace giocare spalle a canestro, ma sarebbe efficace anche lì. Quando si accorgerà che può riprendere a fare tutto quello che faceva prima dell’infortunio, a Bologna vedrete un’altra giocatrice”.

Già sabato contro Napoli i segnali sono stati incoraggianti, e la sua prova è stata tra le più positive. Riusciamo a carpirle qualcosa almeno su questo argomento. “È vero, sabato mi sono sentita molto meglio in campo, più presente e più costante, anche se ho sbagliato qualche tiro di troppo da tre. Pur se non ancora a quel livello, ero decisamente più vicina agli standard di la Spezia rispetto all’inizio della stagione, ma servirà prima di tutto mantenere la continuità su questo livello”.

De Pretto 2

Valeria in azione – Foto Libertas BK

Trenta secondi di commento consecutivi mi danno lo slancio per un’ultieriore considerazione da fare a proposito della prossima trasferta. Valeria, a Catania dovrebbe, se il sito della lega non mente, essere la tua presenza numero 100 in serie A. “Non ne avevo idea, ma se è così spero che ci porti fortuna. Contro Napoli abbiamo giocato la miglior partita della seconda fase, quando in tanti pensavano che ne avremmo presi trenta, a Catania vogliamo giocarcela di nuovo fino alla fine, coscienti che loro dopo aver vinto a Broni saranno cariche e non poco. Sarà dura, anche perché faremo il viaggio in giornata e sarà un po’ faticoso, ma ce la metteremo tutta”.

Giunto alla seconda risposta consecutiva e ormai convinto di aver agganciato il bersaglio per una chiacchierata un po’ più approfondita, Valeria si scusa, si alza e dice che purtroppo deve proprio andare. Mentre la guardo allontanarsi dopo esserci salutati, ad un passo davvero dal fare quasi un’intervista seria, provo un senso di solidarietà ancora più forte nei confronti del povero Coyote dei Looney Toons, e capisco come si sente alla fine di ogni puntata, ma mi consolo con il fatto che almeno, andandosene, non abbia fatto una linguaccia e non mi abbia lasciato con la classica cassa di tritolo dalla miccia consumata. Un “bip bip” in lontananza però mi sembra di averlo sentito..

Road Runner

[A nessuna atleta è stato fatto del male durante la realizzazione di questo articolo. Le dichiarazioni sono state rese spontaneamente e senza costrizioni o forzature NdR]