Dalla scorsa stagione Lnp indice mensilmente i premi al miglior coach e miglior giocatore del mese in Gold e Silver.

Per il secondo campionato d’Italia dopo i due premi consecutivi di allenatore del mese ad Ottobre e Novembre cannibalizzati da Alessandro Ramagli della Tezenis Verona è il turno di Andrea Diana per l’ultimo mese del 2014.

Foto Maurizio Andreola 2014

Foto Maurizio Andreola 2014

Diana, classe 1975 passato da playmaker ed ora giovane head coach alla prima stagione da capo allenatore alla Centrale del Latte Brescia, si trova col suo gruppo al secondo posto in classifica grazie a 11 vittorie (e 22 punti) e sole 3 sconfitte. Il suo percorso netto nell’ultimo mese gli ha consentito di aggiudicarsi il premio del mese ma soprattutto di qualificarsi matematicamente alle Final Six di Coppa Italia di Rimini: “I risultati sono senza dubbio al di sopra delle aspettative, ma sono frutto del duro lavoro di ognuno di noi. Staff, giocatori e Società ma anche dei nostri tifosi, sempre più calorosi e numerosi, un sesto uomo che si fa sentire.

Proprio i tifosi sono una piacevole costante delle ultime 3 stagioni della Leonessa che affollano il palasport di Brescia tornato come in tempi passati ad appassionarsi per la palla a spicchi dopo un ventennio di assenza. Tornando però al premio lnp ed alla qualificazione in Coppa Italia il nativo di Livorno divide con lo staff i meriti: Questi risultati sono arrivati grazie al grande lavoro che tutti facciamo quotidianamente. C’è molta umiltà e voglia di migliorarsi e senza dubbio questi risultati gratificano e ripagano gli sforzi fatti finora.

Un girone di andata super seppur, a differenza delle scorse stagioni, manchi un vero leader carismatico dentro al campo alla Giddens tanto per intenderci ma è proprio l’ex assistente di Dell’Agnello e Martellossi a confermarci come il suo credo sia il concetto di Squadra con la S maiuscola: “Questa estate ho lavorato per creare un gruppo equilibrato, essendo chiaro fin da subito con ogni giocatore sul ruolo e sul compito che avrebbero ricoperto all’interno della squadra. Per me la priorità era la costruzione di un gruppo solido e compatto, poiché da sempre metto la squadra davanti all’individualità. Una volta individuati i giocatori adatti alla mia idea di gruppo, è stato fondamentale il lavoro fatto dal GM Bartocci e il DS Abbiati per portarli a Brescia. “

Sui singoli che maggiormente lo stanno impressionando il coach porge l’attenzione sul continuo lavoro e voglia di migliorarsi dei suoi: “Non mi sento di citare i singoli perché sono davvero contento di tutti, e non è affatto una cosa scontata. Vedo in ognuno di loro grande umiltà nell’apprendere e volontà nel migliorarsi, qualità che non lasciano spazio a un lavoro superficiale. Un aspetto che curo durante la settimana è il miglioramento individuale tecnico – fisico per ognuno dei miei giocatori. In questo vengo ben supportato dai miei due assistenti Giannoni e Cotelli e dal mio preparatore fisico Di Giovanni.

Foto Maurizio Andreola 2014

Foto Maurizio Andreola 2014

Un parere anche su questo campionato di A2 Gold che ha si problemi in alcune sue componenti ma anche tante sorprese: “Il nostro rimane un campionato molto affascinante in cui gli italiani la fanno da padrone, e più facilmente diventato idoli dei tifosi, ricreando quell’atmosfera che un po si è persa con l’arrivo di troppi stranieri. In più il giocatore italiano, avendo più spazio in campo, ha sicuramente modo di esprimersi e di migliorare. La Gold quest’anno presenta allenatori di altissimo livello. Molti hanno avuto esperienze importanti in Serie A, e altri emergenti come me hanno un passato da assistente. Ognuno di noi conosce bene il campionato, e credo che anche questo sia un fattore importante per determinare il livello qualitativo che la Gold ha raggiunto. Provenendo dal settore giovanile sono più propenso a osservare i giovani talenti, e vedo con piacere che tanti giovani italiani stanno esplodendo. Tonut, Laquintana, Lombardi, Amato, Alibegovic sono solo alcuni esempi.

Il rovescio della medaglia sono le tante realtà che boccheggiano o rischiano seriamente di non terminare la stagione. Chiediamo un parere all’allenatore della Leonessa sullo stato del basket italiano che non pare proprio godere di ottima salute: “Dispiace moltissimo vedere società in difficoltà e colleghi costretti ad affrontare situazioni che esulano dal gioco della pallacanestro. Sicuramente sulle società grava l’imponente mole di tasse, che incide inevitabilmente sul budget. Ma è anche vero che ogni società dovrebbe fare i conti con le proprie disponibilità. Quest’anno mi è stato detto che avrei dovuto creare una squadra con un budget minore rispetto all’anno scorso, e così ho fatto, cercando di farlo nel migliore dei modi. E’ ovviamente importante che il giocatore pensi solamente a doversi allenare e a farlo nel modo migliore, piuttosto che spendere energie nervose nel pensare ai problemi societari e ai ritardi degli stipendi.

Chiudiamo da ficcanaso ovvero con informazioni sulla persona Andrea Diana. Quali gli hobby, cosa fa quando non allena e come è nata la passione di allenatore che è poi diventato un mestiere: “Al primo posto metto la famiglia, perchè il mio lavoro non è di certo “normale”, non ci sono sabati e domeniche, nè feste comandate. Quando ho del tempo libero lo dedico a mia moglie Valentina e a mio figlio Federico. Ci piace viaggiare, e appena si presenta l’opportunità cerchiamo sempre posti nuovi da visitare. Il basket è da sempre la mia passione. Ho iniziato a giocare all’età di sei anni nel gruppo minibasket della Libertas Livorno, con il sogno di arrivare un giorno a calcare i parquet di Serie A. Erano gli anni d’oro della mia città con due squadre nella massima serie, uno scudetto mancato per un soffio, e questo ha sicuramente alimentato la mia passione. Ho iniziato ad allenare mentre ancora giocavo, e ho avuto la fortuna di potermi confrontare con una delle migliori realtà a livello giovanile, quale il Don Bosco Livorno. Esperienza che consiglio a tutti quei giovani allenatori che desiderano intraprendere una carriera in questo mondo. Come giocatore non sono arrivato ad alti livelli, e a trent’anni ho deciso di provarci come allenatore. “