L’Acmar Ravenna è senza dubbio una delle piacevoli sorprese del campionato di A2 Silver. Guidata da un giovane allenatore come Antimo Martino ed in campo da un grande personaggio delle nostre minors come Eugenio Rivali, la squadra romagnola sta scatenando l’entusiasmo della città. Domenica prossima per i romagnoli il big-match contro Treviglio per decretare l’anti-Treviso. Grazie al nostro amico giornalista Riccardo Sabadini abbiamo intervistato l’allenatore dell’Acmar Antimo Martino. Ecco qui in esclusiva le sue parole, sulla sua avventura come assistente a Roma, il suo arrivo a Ravenna e dove questa Acmar può arrivare.

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Antimo Martino, alla prima stagione sulla panchina di Ravenna dopo una lunga gavetta come assistente alla Virtus Roma (fonte basketravenna.it)

Se l’Acmar viaggia a ritmi ancora più sostenuti della scorsa stagione, uno dei segreti è senza dubbio la presenza in panchina di Antimo Martino: chiamato a sostituire in estate Lanfranco Giordani, beniamino indiscusso della tifoseria giallorossa per il suo carattere istrionico, Martino ci ha messo poco a fare breccia nel cuore del popolo Acmar, conquistato a suon di vittorie, sorrisi e bel gioco.

Al termine del derby vinto con Ferrara, i tifosi cantavano “Antimo Martino, noi abbiamo Antimo Martino”. Ti aspettavi di sostituire nei cuori dei tifosi un mostro sacro come Lupo Giordani in così poco tempo?

Onestamente non me l’aspettavo ma in cuor mio c’era la speranza di fare bene e la curiosità di capire cosa avremmo potuto fare in questo avvio di campionato: ero un esordiente, non conoscevo bene la Silver, nonostante in estate, dopo che Bottaro mi aveva contattato, mi fossi guardato quasi tutte le partite della scorsa annata dell’Acmar. C’era grande voglia di misurarsi e direi che l’impatto è stato ottimo.

Raccontaci un po’ da dove nasce la tua carriera da allenatore. Sei mai stato dall’altra parte della barricata?

Ho giocato, nel ruolo di guardia, fino alla B2: in una regione seppur piccola come il Molise me la cavavo abbastanza bene. Quando ho scelto di fare l’ISEF a Roma mi son reso conto che conciliare le due cose sarebbe stato difficile e ho dato priorità allo studio. Già quando giocavo allenavo un gruppo giovanile, che mi era stato affidato dal mio coach, che aveva visto in me questa predisposizione. Ricordo che al termine di una partita Cadetti, durante la quale avevo indicato a un mio compagno di attaccare il suo uomo perché aveva quattro falli, questo mio compagno venne da me e disse “ma come cavolo fai a guardare tutte queste cose mentre giochi?”. Ecco, credo di aver avuto una predisposizione naturale ad allenare.

Lo spostamento a Roma per l’università è un passaggio cruciale.

Già durante il percorso da studente avevo cominciato ad allenare, lavorando in società piccole e scuole; il vero passaggio nasce quando vado a fare una sorta di stage alla Virtus Roma come assistente e lì credo che il mio merito sia stato quello di aver preso quell’impegno, completamente gratuito, come un vero e proprio lavoro, senza saltare in un anno un allenamento e questa cosa credo sia stata apprezzata. Il GM allora era Roberto Brunamonti ed il responsabile del settore giovanile era Satolli, l’anno dopo mantenendo quasi intatto lo staff dirigenziale, mi vennero affidate due squadre, un Under13 e un Under16 regionale, con cui poi vincemmo il campionato Elite.

Come avvenne il passaggio all’assistentato in serie A?

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E’ bastato poco a Martino per farsi amare dai ravennati e far scoppiare l’Acmar-mania in città (fonte basketravenna.it)

Il passaggio con la serie A è arrivato in maniera anche sin troppo veloce: la società, che aveva come assistenti Saibene e Frattin, per una questione di scelte tecniche e di budget, voleva affiancare a Saibene un giovane del settore giovanile da far crescere: il mio nome venne fuori e ricordo ancora quando Bodiroga venne a chiedermi, così a bruciapelo, se volevo far parte dello staff della prima squadra. Non stavo nella pelle e ho ovviamente subito accettato.

Assistente allenatore di Jasmin Repesa, una cosa da pelle d’oca per un esordiente. Cosa pensavi di lui?

Per me era un mito. Due anni prima ero andato a vedere una partita della Fortitudo al mitico Pala Dozza e a cena, con amici, lo incontrai alla Brasserie e gli chiesi una foto. Due anni dopo ero con lui a preparare le partite: era un sogno che si avverava. Jasmin è un allenatore di un fascino pazzesco che esercita su chi gli sta intorno, staff tecnico e giocatori; è molto duro ma allo stesso tempo ha la capacità di capire quando e con chi fare un sorriso, è una persona estremamente intelligente che sa sempre cosa vuole e ogni cosa non è mai casuale, ad esempio quando le cose andavano bene era sempre capace di trovare un pretesto per alzare l’asticella.

Sono stati anni fallimentari quelli di Roma, dove non sono mai arrivati trofei nonostante la presenza di budget importanti. Quale pensi sia stata la causa principale di questo?

Roma non è una città facile per fare sport, c’è tanta passione ma anche tantissima pressione; probabilmente è mancata la forza di programmare e di aspettare con calma una crescita generale. Purtroppo ogni anno si resettava e si ripartiva da zero, dando troppa importanza ai giocatori e non alla struttura attorno. Sono importanti i giocatori e gli allenatori ma la vera forza è l’ambiente, quando la società è solida e si può lavorare bene è più facile ottenere i risultati.

Hai assistito tanti grandi allenatori, facci una breve carrellata, raccontandoci di ognuno qualcosa.

Dalmonte, Antimo e Fucà (foto Alessio Brandolini 2014)

Martino durante la sua ultima stagione a Roma come assistente di Dalmonte (foto Alessio Brandolini 2014)

Repesa mi ha dato tanto dal punto di vista tattico, specialmente nel capire ed attaccare i punti deboli dell’avversario. Lui lo faceva quasi in maniera scientifica ed in questo era semplicemente straordinario. Nando Gentile era alla sua prima esperienza da capo allenatore in serie A ma in panchina era geniale, era l’estensione di com’era in campo; aveva grande capacità di lettura della partita, di gestione dei cambi e dei time out. Boniciolli è probabilmente l’allenatore che mi ha dato più spazio a livello di campo e di lavoro durante la settimana: tuttora ho un ottimo rapporto con lui, è una persona che aldilà dell’aspetto tattico, è un gran lavoratore, molto preparato, mi ha trasmesso la passione per la pallacanestro, perché lui è innamorato del gioco, sicuramente non è un personaggio banale, a volte è molto esuberante ma senza dubbio è una persona vera, che dice sempre quello che pensa. Con Filipovski ho avuto un buon rapporto, era un allenatore che veniva da un percorso importante, una persona molto precisa ed analitica dal punto di vista del lavoro. Lardo è un allenatore molto esperto, con una sua idea chiara di concepire la pallacanestro, una persona solare e positiva ma allo stesso tempo estremamente competitiva, che ha, come tanti ex giocatori, la capacità di leggere e variare le cose in corsa. Con Calvani ho condiviso due anni, ed è un gran lavoratore che dà grande importanza a tutto quello che riguarda la vita della squadra, non lascia mai nulla al caso e pretende sempre il massimo della concentrazione. Infine Dalmonte, che è un allenatore molto preparato e cura i dettagli in una maniera incredibile; ha una sua idea di pallacanestro chiara ed ha la tenacia di portare la squadra ad un obiettivo, l’anno scorso la squadra non sempre riusciva a seguirlo ma la sua continuità nell’insistere sulle cose che per lui contano ha portato i ragazzi ad ottenere un grande risultato. Quest’anno, parlando con il suo staff, credo che abbia una squadra più giovane ed allenabile che è molto più adatta a lui e questo gli consente di rendere al meglio, restando a mio avviso uno dei migliori allenatori d’Italia. Ciò che è certo è che, nella sfortuna dei tanti esoneri, ho avuto la fortuna di lavorare con tantissimi allenatori e da tutti, in un modo o nell’altro, ho cercato di costruire o di rubare qualche piccolo segreto, cercando sempre però di vedere le cose dal mio punto di vista, di ciò che per me è importante. Il mio segreto è stato quello di vivere questi anni di assistente sempre pensando che cosa avrei fatto se avessi dovuto scegliere io

Torniamo ai giorni nostri. Sei arrivato in estate a Ravenna, come ti trovi con la città e con la squadra?

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Ravenna è una delle squadre che gioca la migliore pallacanestro in Silver, grande merito al coach molisano (fonte basketravenna.it)

A Ravenna mi trovo bene: è una città dove si vive bene e che mi ha accolto alla grande e con questa società si può lavorare in maniera tranquilla, perché c’è serenità nell’ambiente che ci circonda e questo si trasmette e viene percepito da me e dai giocatori. Il gruppo è senza dubbio positivo: lavoriamo molto in palestra, credo ciecamente in questo tipo di pallacanestro in cui tutti devono essere importanti e non in un sistema dove ci sia una sola bocca da fuoco perché son convinto che con la tattica e gli accorgimenti sia possibile togliere un giocatore e rompere gli ingranaggi, invece nella nostra pallacanestro tutti possono essere protagonisti e non dipendiamo da nessuno anche se ovviamente ci sono giocatori che sono più importanti di altri. Son contento dei ragazzi perché seguono le cose che io propongo in palestra e hanno la predisposizione a mettere sul parquet il mio tipo di pallacanestro, fatto di un aiuto difensivo, un sacrificio o un passaggio in più: è l’insieme delle cose che ci sta dando dei buoni frutti. Sia a livello difensivo che offensivo prepariamo la partita ed è piacevole, rivedendo le gare, come riusciamo a fare ciò che ci prefiggiamo. Ci sono state partite dove non abbiamo avuto buone percentuali o siamo stati meno bravi però non ci disuniamo mai, non perdiamo di vista i nostri obiettivi e questo è gratificante, sono convinto che alla lunga ci darà benefici. Anche il fatto di primeggiare nelle statistiche di squadra e meno in quelle individuali è un indice che stiamo lavorando bene in quella direzione.

Siete secondi in classifica dietro alla corazzata Treviso. E’ lecito sognare in grande?

La chiacchierata tra me e Bottaro sul calendario e sulle partite, ci fa avere un approccio molto cauto perché restiamo sempre una squadra che in estate ha fatto delle scelte particolari. Abbiamo deciso di inserire un under in più, nonostante il livello della Silver sia nettamente superiore a quello dello scorso anno e tutti hanno 5-6 giocatori di livello, motivo per cui fuori casa si fatica a vincere. Ragioniamo una partita per volta, è chiaro che continuando così possiamo pensare di continuare a fare un campionato tranquillo, noi vogliamo fare i nostri famosi 26-28 punti che c’eravamo prefissati prima possibile e poi si vedrà. Domenica dopo domenica perseguiamo quello, certo leggere Ravenna là in alto fa piacere e ci fa lavorare bene e in maniera più serena, vogliamo cercare di mantenere il nome della città il più in alto possibile, consci che le concorrenti sono tante, con una squadra molto più forte delle altre, Treviso, e tante squadre competitive come Ferrara, Omegna, Treviglio. Siamo contenti di quello che stiamo facendo ma per fare un campionato di vertice ci vuole qualche cosa di più, noi ci proviamo ma sicuramente non sarà facile.

Parliamo un po’ dei singoli. Eugenio Rivali, se possibile, sta facendo un campionato ancora migliore dello scorso anno.

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Eugenio Rivali si sta confermando un giocatore di grandissimo talento e sta dominando la scena anche in Silver (fonte basketravenna.it)

Eugenio è un giocatore fantastico, allenandolo si ha ancora di più la percezione di quello che è; ogni gesto, passaggio, palleggio o passo non è mai casuale ma in funzione di qualcosa. Lui, contro Ferrara, ha giocato su una gamba sola facendo fare a tutti la partita alla velocità che lui poteva fare. E’ geniale, domina questa categoria perché è intelligente, ha i tempi di ciò che fa, anche in difesa è sempre al posto giusto nel momento giusto, capisce tre secondi prima quello che sta succedendo. Per come giochiamo anche lui ne trae beneficio perché con la circolazione di palla riesce a prendere i suoi tiri e mandarli a bersaglio.

Gli americani sembrano più romagnoli dei ravennati…

Giorgio Bottaro è stato molto bravo, creando un ambiente positivo ed una struttura che lavora in maniera armonica; in estate mi ha detto che voleva fare un sacrificio per tenere Mike Singletary, garantendomi la persona, l’attaccamento alla maglia e l’integrazione con la città e non ha sbagliato. Mike è un giocatore importante, può giocare sia fronte che spalle a canestro, difende, va a rimbalzo e sicuramente in questo sistema è più valorizzato. Con Sollazzo, un giocatore più accentratore, l’anno scorso faceva fatica, quest’anno invece riesce a trovare tiri più puliti e in ritmo. Manu (Holloway, ndr) è stata una scelta condivisa, abbiamo guardato tantissimi giocatori ma con Giorgio è quello che abbiamo reputato ideale per noi: mi sono confrontato anche con Alberani che lo conosceva e me l’ha caldamente raccomandato. Di lui abbiamo apprezzato la capacità di fare canestro sia da fuori ma anche di attaccare il ferro e passare la palla, il saper giocare il pick and roll ma soprattutto l’attitudine difensiva e il saper fare gruppo.

Ciccio Amoni e Charlie Foiera sono dei punti di riferimento imprescindibili…

Amoni e Foiera sono parte del nucleo storico, giocatori di grandissimo carisma che oltre alle qualità tecniche, che non sta certo a me scoprire, sono fondamentali per quello che fanno dentro e fuori dal campo in qualità di capitano e di giocatore più esperto del gruppo.

Anche gli altri giocatori sembrano aver giovato dalla cura Martino…

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Emmanuel Holloway, un giocatore consigliato anche da Alberani (fonte basketravenna.it)

La scelta di prendere Raschi nasce quando decidiamo di inserire un under in più: abbiamo cercato di individuare un esterno che potesse giocare anche in posizione da 4 e Andrea era il giocatore perfetto perché è un ragazzo di un’intelligenza e una conoscenza cestistica sopraffina. La crescita di Grassi in precampionato invece ci ha dato un giocatore in più. Gli ho dato spazio e lui è stato bravo a capire qual è la sua missione, soprattutto difensiva ma anche di prendere qualche iniziativa in attacco, è stimato dai compagni e lui percepisce questa cosa. Son contento anche della crescita di Matteo Tambone che ha fatto un salto di qualità in termini di personalità: la prima cosa che gli ho chiesto quando sono arrivato a Ravenna è quella di crescere, di non limitarsi al compitino ma di compiere, dopo un anno di adattamento, quella crescita definitiva in una categoria in cui lui sta benissimo. A Giacomo Cicognani dedico tanto tempo, è un bravo ragazzo con grande potenziale, un grande lavoratore che però pensa troppo e ci sono fattori che vanno a minare la sua serenità; stiamo riuscendo a farlo crescere, il suo rendimento è migliorato ma ha ancora tanti margini di miglioramento. E’ molto critico con se stesso ma sto cercando, anche con l’aiuto del video, di fargli capire quanto sono preziosi il lavoro sporco e le cose che fa. Ora sa cosa gli si chiede e cosa deve fare per fare il salto di qualità, tocca a lui dare continuità per sbocciare definitivamente.

In palestra hai visto passare tanti giocatori. Ti chiedo di citarne uno a cui sei particolarmente legato, quello che reputi più forte.

Gigi Datome. E’ arrivato al mio secondo anno di serie A come un giovane prospetto, come io ero un giovane assistente ed insieme siamo arrivati a raggiungere una finale scudetto; ho passato tante ore in palestra con lui, perché fa lavoro individuale maniacale e l’ho fatto sempre con piacere perché Gigi è un ragazzo fantastico, innamorato della pallacanestro, un vero sardo, determinato e deciso. Veniva da Siena dove aveva trovato poco spazio, Roma piano piano gli ha dato la possibilità di crescere fino a prendersi la leadership della squadra, il suo lavoro ha pagato. Adesso mi dispiace che non stia trovando spazio a Detroit, secondo me è capitato nel posto sbagliato al momento sbagliato. Lui però è troppo tenace per mollare, sono sicuro che appena sarà data una possibilità, la coglierà al volo. Lui è molto orgoglioso e prima di mollare ci metterà un bel po’.

a cura di Riccardo Sabadini


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