Rabbia e delusione. Sconcerto ed amarezza. Non muore la speranza. A rimanere, al momento però, è solo l’orgoglio di una città. “La nostra passione non ha categoria”. Un messaggio chiaro lanciato dal popolo ostunese ed  apparso su uno striscione in un simbolico corteo .

Il verdetto della Comtec è stato impietoso: l’ Assi Basket Ostuni non può iscriversi al campionato di Lega2. Ma nella città bianca si è pronti ad andare fino in fondo per far valere le proprie ragioni. Ora intanto è il tempo dei processi.

La prima condanna arriva da uno dei protagonisti della passata stagione. Giovanni Carenza usa face book per testimoniare il suo disappunto per questa situazione e per  l’ingloriosa fine dell’ Assi Basket Ostuni. ” Io non capisco com’è che degli incompetenti possano aver creduto di mandare avanti una cosa molto ma molto più grande di loro – attacca l’atleta tarantino– , avere una società  professionistica non è un giocattolo (a meno che non sei Abrahmovic), qui c’è la vita di ragazzi e padri di famiglia che vengono praticamente sfruttati! Si perché – continua Carenza -alla fine loro hanno avuto quello che volevano, e Noi abbiamo avuto Nulla, però siamo noi i cattivi che chiediamo quello che ci è dovuto e un pà di rispetto da 8 mesi. Ma vabbé- chiude il suo sfogo l’ex gialloblu sarà che ai giorni d’oggi le cose vanno così”.

Parole dure a cui la società ha voluto immediatamente, in forma,  però, molto pacata rispondere, soprattutto per tutelare la propria immagine . “E’ innegabile che nella scorsa stagione abbiamo avuto problemi economici ed è altrettanto innegabile che, nonostante le difficoltà, i giocatori siano stati encomiabili per l’impegno e l’attaccamento alla maglia- sottolinea la dirigenza ostunese– . Dire, però, che ad Ostuni “non hanno preso un soldo” o “nulla” sono dichiarazioni che offendono anche la loro professionalità e ci lasciano amareggiati perché ovviamente non è così. Non vogliamo entrare in polemica- continua la nota della società gialloblu–  con chi ci ha consentito di raggiungere risultati sportivi eccezionali, ma definire incompetente i dirigenti che pur tra mille difficoltà, hanno portato avanti un campionato professionistico ci sembra ingeneroso e poco professionale”.