VEROLI – Una premessa doverosa, che non si sarebbe mai voluta fare. Quando accade una tragedia come la morte di Martin Colussi, il contesto sportivo, che fa riferimento all’atleta che di quel contesto è stato protagonista e che ora purtroppo non c’è più, viene inevitabilmente a passare in secondo piano, fin quasi a sparire.
Questo pagellone era già pronto, o quasi, da qualche giorno, da prima che avvenisse il tragico incidente stradale dello sfortunato giocatore della Prima Veroli. Qualcuno può forse obiettare sul dubbio gusto del pubblicarlo adesso, ma abbiamo pensato, senza bassa retorica, che il basket era la vita di Colussi e che fare il resoconto di una stagione cestistica non fosse un affronto alla sua memoria.
Chiaramente non troverete il suo voto, il giudizio sul giocatore. Bene o male che abbia giocato nell’annata a Veroli, va ricordato soprattutto come un ragazzo buono e pieno di vita dal quale la vita se ne è andata troppo presto.  (Paolo De Persis) 

 
 
VEROLI – Bocciata. Non può esserci altro giudizio per una squadra partita per vincere il campionato e uscita in malo modo al primo turno dei playoff, acciuffati in extremis dopo una regular season passata sempre a rincorrere, anche dall’ultimissimo posto della classifica… La Prima Veroli 2011-2012 è stata la peggiore versione delle ultime quattro della formazione giallorossa in Legadue. Sia chiaro, raggiungere per il quarto anno di fila i playoff del secondo campionato nazionale è sempre un bel risultato per un paese di provincia, che non deve mai smettere di dire grazie per questo al presidente Zeppieri e ai suoi soci di un’avventura sempre più complicata da sostenere ad alti livelli. Ma la potenza di fuoco messa in campo non era certo da provinciale.
 
In estate c’erano grandi aspettative su questo gruppo, tanti soldi spesi per avere tanto talento e profondità di panchina a disposizione, a patto che non venissero fuori anche le magagne di non eccelsa combattività e dei doppioni che si sapeva “nascondere” l’organico costruito dall’ex condottiero Cavina. I difetti sono invece usciti fuori, la superstella che doveva fare la differenza, Jason Rowe, è stata presto “licenziata” e ne è venuta fuori una stagione di enormi difficoltà, non eliminate nemmeno dal cambio di allenatore che ha portato a Veroli un ex grandissimo del parquet ma tutto da verificare come coach, Nando Gentile.
 
L’annata, tuttavia, stava per essere raddrizzata proprio nel momento più importante, grazie alle due “finali-spareggio” per i playoff vinte contro Verona e Jesi sul finire della regular season e all’1-1 con cui si era aperta la serie dei quarti contro Pistoia. Ma i due match consecutivi persi contro i toscani a Frosinone hanno riportato questo Veroli nel limbo di mediocrità dov’è stato per gran parte dell’anno. E la bocciatura scatta così automatica. A livello di singoli qualche sufficienza c’è, in generale stiracchiata, per altri l’insufficienza poteva essere ancora più pesante ma si sono considerate le diverse attenuanti.
 
 
TONY GIOVACCHINI – E’ stato catapultato in un meccanismo cui non era abituato. Lui, gregario puro in Serie A per tanti anni, è stato mandato in corsa al piano di sotto a prendere le redini di una squadra che doveva risollevare e guidare a un torneo di vertice, raccogliendo pure l’eredità scomoda di un super talento come Jason Rowe. L’italoamericano (5.6 punti+2.2 assist in 28.9’ di media) si è applicato da bravo soldatino e ragazzo di grande cervello quale è, ha dato qualcosa in difesa e pure a rimbalzo (3.9 rimbalzi per gara, terzo giallorosso nella specialità), ma per andare al piano di sopra Veroli aveva bisogno di altro in cabina di regia, più leadership, più talento, tutte cose che Giovacchini non può assicurare. Voto: 5.5
 
JARRIUS JACKSON – E’ calato di netto rispetto al primo, scintillante anno in giallorosso (da 19.4 a 14.1 punti, il confronto tra le regular season). A metà stagione Gentile lo aveva pure mezzo scaricato pubblicamente, la sua cessione sul mercato pareva ormai cosa fatta (scambio con Cremona con Roderick). La voglia del giocatore di restare a Veroli e della società di tenerlo hanno permesso all’ex allievo di Bobby Knight di tornare a dimostrarsi un attaccante di lusso per la categoria, chiudendo pure la serie con Pistoia a 18.8 punti (59.1% da due, 54.2% da tre). Il suo tallone d’achille resta sempre la difesa, nella sua metà campo perde i confronti diretti con quasi tutte le guardie americane di Legadue. Stanca di aspettare l’arrivo del suo passaporto italiano, Veroli ha deciso di non riconfermarlo, oppure viceversa s’è stancato lui di Veroli. Un peccato, anche per l’esemplare professionalità che ha sempre dimostrato. Se in estate quel passaporto dovesse arrivare, sarà corsa a chi se lo prende prima. E forse Veroli a quel punto si mangerà le mani. Voto: 6+
 
BJ ELDER – Il suo innesto in corsa, voluto da Gentile, ha colmato la lacuna evidente di un’ala piccola nel roster, lo sbaglio più grosso delle scelte estive del mercato giallorosso. Di fatto, l’ex Jesi ha risollevato da solo o quasi una stagione che forse senza di lui poteva pure finire con una clamorosa retrocessione. I playoff li ha sbagliati, contro Pistoia ha bucato tre gare e mezzo su quattro, ma quella mezza indovinata è stata fondamentale per l’unica vittoria verolana della serie. Americano che non fa la differenza da solo ma che inserito in un contesto che funziona è uomo prezioso, sa fare un po’ tutto (12.6 punti e 3.2 rimbalzi in 31.3’, nelle 17 gare con Veroli), aiutato da un fisico che può renderlo immarcabile ma che tende anche a prendere chili con facilità, limitandone quindi lo smalto. Non è un tiratore (29.3% da tre), ma quando contava ha messo più volte triple decisive. Lui e Veroli hanno un’opzione per uscire dal contratto che li lega pure per l’anno prossimo, molto dipenderà da che idee avrà il nuovo coach sui ruoli in cui mettere i due americani. Voto: 6.5
 
DAVID BRKIC – E’ stato il più continuo della stagione di Veroli. Non condizionato più dai problemi al ginocchio del primo anno ha giocato un torneo lineare, di valore medio-alto perché il cigno di Cesena ha finalmente mostrato anche un po’ di aggressività (13.5 punti, 6.9 rimbalzi, 5.7 falli subiti per 16.7 di valutazione in 29.1’, le cifre della stagione regolare, ma male il 31.6% da tre). Però nei playoff, dove è stato anche un po’ dimenticato in panchina da Gentile, si è accontentato di fare il compitino quando un 2.10 tecnico come lui doveva fare la differenza. Sul suo giudizio è sempre pesato il problema – ad avercene di questi problemi – di un contratto faraonico, che non ha ripagato con un rendimento simile sul parquet. Il suo voto coincide con quello complessivo ai suoi due anni a Veroli, al di sotto delle attese. Preso da MVP italiano della Legadue, da Veroli se ne va da super talento inespresso come è sempre stato. Voto: 6
 
GERALD LEE – Potenzialmente il pivot più forte del campionato, di fatto anche il più morbido. Il centro titolare della nazionale finlandese ha tecnica sopraffina ma l’aggressività di un ballerino di danza classica. Di mani più educate delle sue in attacco è difficile trovarne per un lungo (12.6 punti in 24.3’, 63.7% da due, 82.4% ai liberi, in regular season), ma tende a caricarsi troppo di falli inutili (colpa anche degli arbitraggi scarsi che prosperano in Legadue) e in difesa è scarso intimidatore (10 stoppate in 31 partite sono un po’ poche per un 2.08). Era il giallorosso di gran lunga più temuto dal coach pistoiese Moretti, ma dopo la buona gara1 nelle altre non ha inciso, anche per colpa di un gioco verolano che non l’ha più servito a dovere. Una seconda chance gli potrebbe essere data, di comunitari come lui non se ne vedono molti in giro. VOTO: 6
 
CLAUDIO TOMMASINI – Eppure è più forte di quanto si è visto a Veroli. O almeno dovrebbe. Era all’esordio tra i professionisti ma veniva da stagioni di B1 in cui aveva avuto un ruolo da under importante in squadre di livello. Il suo problema è che è un ibrido, non ha la giusta visione di gioco per fare il play, non ha il tiro per fare la guardia (26.8% da tre), ma con le gambe esplosive che si ritrova e la taglia fisica più grossa di molti suoi pariruolo avrebbe le capacità per fare la voce grossa. Non è solo colpa sua se non ha sfondato, gli poteva essere dato più spazio (8.9’ di media). Con il regolamento degli under vigente in Legadue la conferma ci potrebbe pure scappare perché il giocatore, in fondo, c’è. Ma a Veroli, appunto, non s’è visto. Voto: 5
 
ROBERTO RULLO – Il talento è nulla senza voglia, parafrasando un noto slogan pubblicitario. Il giocatore più talentuoso della comitiva, e forse dell’intero campionato osiamo dire, però al gioiellino di Lanciano manca sempre qualche centesimo di carattere per fare un euro. A volte il suo atteggiamento del corpo esprime indolenza, scarsa voglia di sacrificarsi, forse è il dazio che si deve pagare per doti naturali fuori dal comune. Se quella che, tanti anni fa, doveva essere la risposta italiana a Ricky Rubio gioca in Legadue mentre l’altro fa faville nell’NBA un motivo ci sarà pure. Con Brkic è stato l’unico verolano a salvarsi fino a Natale, è stato anche l’unico giallorosso ad aver vinto una classifica di specialità (1° tiratore da tre del torneo con il 48.9%, ma la sua pericolosità sul perimetro è scesa di netto nel finale di stagione). E’ ormai troppo grande per fare la promessa, a 22 anni è al bivio definitivo della sua carriera: o si sporca ginocchia e gomiti per onorare il talento che ha oppure lo sprecherà. Voto: 5.5
 
RICCARDO CORTESE – A proposito di eterne promesse… Per lui può valere lo stesso discorso del compagno e amico Rullo, talento da vendere, con in più un’esplosività atletica da NBA come il cognato che lì ci gioca – Carlos Delfino dei Milwaukee Bucks – , ma pure lui con poca voglia di mordere il parquet e gli avversari. Va detto che in 2-3 occasioni è stato decisivo per la vittoria della squadra, meglio in attacco (ma non sempre una garanzia) che in difesa, dove ha subito in modo costante i pariruolo americani avversari, prima che l’innesto di Elder venisse in suo soccorso. Bello a vedersi, tecnica pulita, ma qui ci vuole gente che sgrugna. Come Rullo, Veroli può esercitare una clausola per uscire dal suo contratto: improbabile una sua riconferma? Voto: 5.5
 
IVAN GATTO – Non doveva finire così il rapporto tra Veroli e il suo capitano, al quarto anno di un rapporto che era stato pieno di gioie e soddisfazioni reciproche, il rapporto delle finali-promozione raggiunte, dei tre trionfi in Coppa Italia, tutto vissuto da primattore. E’ stato tra i congedi peggiori che poteva esserci, la stagione del grande veterano della Prima: la netta parabola discendente dal punto di vista tecnico (due volte appena in doppia cifra di punti), la messa fuori rosa decisa a Natale da un Gentile con cui forse non ha mai legato, la perdita della fascia di capitano, il mese passato ad allenarsi da solo, poi il reintegro deciso a fine gennaio. Ma ormai qualcosa si era definitivamente rotto dentro di lui nei rapporti con tutto l’ambiente. Ha lasciato con dei playoff dignitosi. Tempo fa si parlava di una sua carriera a Veroli da dirigente, per aumentare la competenza in termini di “uomini di campo” del club giallorosso, ma dopo un’annata da separato in casa difficile prevedere il salto della barricata. Almeno non qui. Voto: 5
 
MARCO AMMANNATO – Quello che ha visto meno il campo della folta pattuglia della Prima, appena 8’ di media nelle 21 gare in cui è entrato. A Veroli il 24enne pivot toscano non si è potuto esprimere, un po’ perché da quarto lungo era prevedibile, un po’ perché nel suo ruolo, da “undersized” di 2 metri, soffre la maggiore fisicità abbinata a dinamismo di quasi tutti i lunghi avversari di Legadue, un po’ perché condizionato da due infortuni, comunque non gravi. Ce lo ricordavamo meglio, pure più combattivo. Avrà modo e tempo di rifarsi, magari più in B1 che in Legadue, dove è apparso sovradimensionato. Voto: 5
 
NANDO GENTILE – “Nettamente meglio come giocatore che allenatore…”. Il principe di Tuoro era arrivato a Veroli “perseguitato” dal paragone insostenibile vista la strepitosa carriera in maglietta e pantaloncini, se ne è andato appena sei mesi dopo rafforzandolo: se cercava il riscatto da coach, a Veroli non l’ha ottenuto. Da uomo di carattere quale è ha mostrato grande coraggio nella scelte, soprattutto con le esclusioni di Rowe e Gatto, ma gli si sono ritorte contro, a lui e alla società. Il credito che s’era riguadagnato con la conquista del traguardo minimo dei playoff – risalendo dall’ultimo posto della classifica in cui era precipitato – e con l’1-1 strappato in Toscana contro Pistoia, se l’è rimangiato con le ultime due partite a Frosinone. Soprattutto con la gestione assai poco condivisibile, se non suicida, del finale di gara4. Lo scorso novembre Veroli preferì lui alla certezza di Caja, a posteriori la scommessa ha pagato poco. Difficilmente sarebbe stato confermato, ma si è fatto fuori da solo con l’attacco al presidente Zeppieri a giochi ormai conclusi. Ha detto di avere ancora voglia di allenare, per il momento gli dà molta più soddisfazione seguire in giro per l’Italia la florida carriera dei figli. Voto: 5
 
 
Paolo De Persis