Davide Cristelli, ex capitano rossoblù

Casale-Forlì non è una partita qualsiasi. Anche se la distanza geografica tra le due città è notevole, la rivalità sportiva è particolarmente sentita. Un duello, quello tra Junior e Fulgor Libertas, che nasce nel 2005, quando le due squadre, protagoniste del campionato B1, si trovano di fronte nella serie finale per la promozione in Legadue. Un duello che vince in gara 5 Casale, che festeggia la promozione nella bolgia del PalaFerraris. Momenti indimenticabili del nostro recente passato, che vogliamo rivivere attraverso gli occhi di chi fu tra i protagonisti di quella memorabile partita, Davide Cristelli.

Davide, raccontaci prima di tutto come avete vissuto la vigilia di quella gara, a partire dall’infuocata gara 4…

“E’ stata una vigilia emotivamente molto intensa, perché ci trovavamo di fronte al classico momento sportivo da dentro o fuori. Arrivavamo da una serie playoff durissima sul piano fisico ma anche psicologico, e sapevamo di dover affrontare la sfida della verità contro un avversario molto preparato da entrambi i punti di vista. Gara 4, in particolare, aveva tolto,per motivi diversi, tantissime energie ad entrambe le squadre: per Forlì si trattava del match point, dato che erano perfettamente consapevoli delle difficoltà che avrebbero trovato a tornare al PalaFerarris in un’ipotetica gara 5, mentre noi sapevamo benissimo che vincendo in Romagna avremmo messo in tasca una bella fetta di promozione”
Si arriva, allora, alla fatidica gara 5. Palla a due, e poi…
“…E poi una grandissima partita per la Junior. Svelo il segreto del nostro successo: i tifosi. Una considerazione che non è banale se ricordiamo i due pullman di tifosi venuti a sostenerci in Romagna, molti dei quali si sono fermati a Forlì tra gara 3 e gara 4 per stare il più possibile vicino alla squadra. Sono cose che si sentono, avere un’atmosfera del genere attorno riesce a darti quella spinta in più. Ti incita a dare il massimo, ad andare oltre i limiti psicofisici. Parlando poi della partita, certamente non è stata la partita esteticamente più bella del secolo, è sempre così quando la posta in palio è alta, ed in questo caso era altissima, dato che ci si giocava l’ingresso nel basket dei professionisti. Siamo stati molto bravi a rimanere sempre concentrati su un obiettivo che era alla nostra portata, e questo ci ha permesso di costruire un margine di sicurezza: di solito io sono il classico giocatore che rimane concentrato al mille per cento fino alla fine, ma in quell’occasione mi è bastato incrociare lo sguardo di Ciani, a tre minuti dalla fine, per capire che il sogno si era avverato”.

Ci sono aneddoti particolari che ti vengono in mente? Di solito emergono sempre curiosità sui festeggiamenti…
“Chiaramente è stata una festa bellissima, proseguita addirittura per una settimana intera. Ha festeggiato tutta la città: per la prima volta ho visto i nostri tifosi uniti a quelli della squadra di calcio, e a loro aggiungersi anche chi non ci ha mai seguito, magari anche solo per ringraziarci per quel che abbiamo fatto per la città. Volendo raccontare un aneddoto, mi viene in mente il Presidente, che ho visto per la prima volta veramente rilassato in volto a cena, a giochi fatti. Proprio lui è stato il nostro primo motivatore, ricordo ancora perfettamente il discorso che ci ha fatto nella saletta dell’hotel dove soggiornavamo a Forlì poco prima di gara 4. Una “strigliata” positiva, di quelle che ti caricano, e che ti fanno sentire apprezzato da un uomo che ha dato tanto per il club e che crede fortissimamente nelle tue potenzialità”.
Veniamo al presente. Nei mesi scorsi ti sei aggregato alla Junior in attesa di una sistemazione…Hai di nuovo incrociato Simone Pierich…
“Un grandissimo talento, lo si capiva già all’epoca che avrebbe fatto carriera. In quella serie finale ci siamo marcati a vicenda. Siamo entrambi giocatori antipatici, per il nostro modo di fare e giocare. Si può solo immaginare cosa accade quando due di questa pasta si affrontano. A Casale siamo diventati amici, e ancora oggi tra di noi c’è un buonissimo rapporto. Guardo il Pierich dell’epoca, e raffrontandolo con quello attuale capisco quanto sia maturato a livello cestistico. Oggi vedo un giocatore consapevole dei suoi mezzi, più maturo e meno impulsivo, un cestista che ha completato il suo naturale percorso di formazione”
Tu che hai avuto modo di giocare in quella Junior, e al contempo di vivere all’interno di quella attuale, quali somiglianze vedi?
“Fatte le debite proporzioni, vedo diverse cose in comune. La compattezza del gruppo è esattamente la stessa. In quella gara 5 contro Forlì emerse uno dei nostri maggiori punti di forza, il senso di unità, dato che ognuno correva anche per il prorpio compagno. Ed è bellissimo quando in una squadra c’è un clima di questo tipo. Lavorando dentro all’attuale gruppo ho visto lo stesso spirito: i due americani accentrano gioco e attenzione, ma negli altri non ho visto invidia. Anzi, solo voglia di fare bene la propria parte. Due squadre ugualmente fortunate: i tre stranieri sono ragazzi eccezionali oltre che ottimi giocatori, il gruppo di italiani è fatto di persone dotate di grandissima umiltà e a dirigere l’orchestra c’è una persona, Giulio, diretta, schietta, che sa cosa vuole ottenere dal singolo. In questo senso, mi ricorda molto coach Ciani”.
Speriamo che, in comune, la tua Junior di gara 5 e quella di domenica abbiano anche il risultato finale…
“Sicuramente. Purtroppo domenica giocherò e non potrò essere al PalaFerraris, ma voglio fare il mio più grosso in bocca al lupo al gruppo, sperando in un bel risultato dopo le ultime delusioni. Contro Forlì sarebbe ancora più speciale”.

Riccardo Robotti – AS JUNIOR CASALE
Area Comunicazione