NAPOLI – Tre mesi fa, giorno più giorno meno, e a pochi passi da qui, la presentazione di un campionato abbandonato troppo presto, e troppo in fretta. Con tutto un carico di strascichi, verdetti, rimorsi, polemiche e delusioni che hanno inquinato, per l’ennesima volta, un movimento che crede, spera, ma viene ripagato con ben altra moneta. E stavolta, giusto il tempo di un inverno triste, amaro, paradossale, tutto in “amore e serenità”. Eppure quasi da copione, secondo gli scettici, per seppellire ed affossare il Nuovo Napoli Basket.
Oggi, in uno scenario che è grossomodo lo stesso ma sempre incantevole, quello dell’Hotel Royal di Via Partenope, a tu per tu con il lungomare, si consuma l’ennesima occasione, si spera quella giusta, per voltare pagina. Provando magari a raggiungere quella Legadue persa per strada. A tutti i costi è il proposito, ed è stato detto. Meno due costi, aggiungiamo: quelli della stabilità e della trasparenza, che definire sacrosanti è il minimo, visto che di quinto tentativo si tratta in 50 mesi, dopo i baratri che si sono puntualmente spalancati nel 2008, nel 2010, e per tre volte consecutive dal 2011 ad oggi: S.S. Napoli Basket, Napo-Rieti, NPN, NB ed NNB, fino a quando ci sarà una svolta, quella vera, peseranno sulle coscienze di chi farà e seguirà questa nuova esperienza.
Ma forse è proprio questo il termine esatto. “Non chiamatela avventura, nè Piano B, e neanche quinto tentativo”, mi si dice chiacchierando nel “pre-partita” di questo incontro, che getta nuove basi e lancia nuove sfide. E non tanto per occultare qualcosa, evitare distorsioni che pure il giornalismo deve mettere in conto, ma perchè di continuità, almeno con questo tratto tortuoso e malsano della storia del basket a Napoli, fatto solo di veleni, non se ne parla.

Intanto arrivano in sala Maurizio Balbi, patron della Lakers, e già capofila con la sua “fiche” da 33mila euro nel vano progetto salvezza del NNB. Con lui Dario Boldoni, costruttore con un passato che conta nel calcio cittadino, mediatore probabilmente decisivo per mettere su quella cordata che se ieri appoggiava “B&B” nel recupero disperato dell’ex sodalizio mai nato tra Cesaro e Minopoli, oggi tramite i due imprenditori guida svela le sue carte, e mette a punto la sua road map verso la rinascita. Due i pilastri essenziali: una società sportiva di livello nazionale entro l’estate, affiancando il recupero di uno sport che non è sia più “altro” ad una percorso credibile per la riqualificazione del’area su cui oggi sorgono soltanto i resti del glorioso PalArgento, chiuso ormai da 15 anni, una vergogna a cielo aperto. Il tutto con un impegno che, guarda le coincidenze, viene stimato tra i 15 ai 20 milioni di euro.

Nel frattempo sul primo fronte si sta già lavorando da settimane, obiettivo l’acquisizione di un titolo sportivo di Legadue o DNA, se l’occasione saltasse all’occhio. Ecco intanto il Napoli Basket 2013: un contenitore ancora vuoto, vero, da affiliare alla FIP e da arricchire nei prossimi mesi con risorse vere, energie vere, captiali veri, e tante iniziative per renderlo operativo. Ma se per far ripartire un cuore, quello della passione di questa città, serviva una scossa di adernalina, la scelta di confrontarsi, parlarne il più possibile, e senza pause che addormentino il calore e l’interesse, è stata forse la strada più giusta.

E lo si è fatto partendo dalla base, dal nome e dal logo: insomma da quel fondo di appartenenza che deve mettere tutti d’accordo, senza se e senza ma, ultras e semplici tifosi, appassionati e cestofili puri, che vorrebbero soltanto un bel basket da poter apprezzare in città. E dal sondaggio organizzato dalla futura dirigenza via Facebook attraverso il gruppo “Il Nuovo Basket a Napoli”, il nome più gettonato in questi sette giorni di proposte e idee non ha avuto rivali: una sintesi perfetta, che combina con efficacia la storia degli anni’80, l’eredità della grande Partenope di Salerno e De Piano, la grande tradizione italiana ed internazionale riacquistata con l’esperienza Maione, abbinato alla novità che l’anno di fondazione, messo in bella vista, vuole rappresentare. Quanto al logo, proposto dal collega Alessandro Lucci e corretto con qualche piccola miglioria, troneggia una fenice azzurra su un pallone da basket: un chiaro riferimento alla rinascita.

Per questo Balbi, che dà il via alla scaletta degli interventi, parla da subito di “sacrifici e tentativi da non disperdere”, ma anzi da riversare in quello che viene definito un “trampolino per muoversi in qualsiasi forma di campionato”. “La richiesta di affiliazione è stata trasmessa alla FIP nella giornata di ieri, abbiamo già il codice di attribuzione, la società è nata”. E come al solito, precisazioni d’obbligo: “la natura dilettantistica permette di muoversi con libertà tra le diverse categorie, ma anche se fosse necessaria una società di capitali, si tratterà di un passaggio possibile, oppure potremo costituire una società ex novo, con la certezza che la denominazione resti quella scelta poche ore fa”.
A breve in Comune si terrà un incontro istituzionale: “Esporremo il progetto, la nascente società, e l’iter da seguire per far sì che esista una squadra di pallacanestro, ed abbia la disponibilità di quella che noi chiamiamo vecchia casa, il PalaBarbuto”. Un iter che comincia oggi, e Balbi lo rimarca: “Sottolineo l’importanza di cominciare con grande anticipo, e che nel tempo si possa strutturare il tutto, con quegli istituti bancari quelle imprese che potranno confermarci la disponibilità a sostenerci”. Tutti interlocutori che “già lo scorso anno, in qualità di partner, e nel pieno di una stagione agonistica in corsa, con tutte le difficoltà contrattuali del caso, erano già disponibili: presumo che con una programmazione di lungo respiro, con mesi di anticipo, abbiamo garanzie”.

Ma cosa intendiamo per ASD Napoli Basket 2013, chi ha posato la prima pietra? Sempre Balbi interviene chiarendo la sua stessa posizione: “Il Consiglio Direttivo della società sarà composto dai soci fondatori, quindi il sottoscritto, l’Ing. Boldoni, Luigi Manzo, che opererà per me su Napoli, in caso di necessità burocratiche. Infine, per riconoscenza, abbiamo inserito Antonio Mirenghi (ex TM di Napoli Basketball e Nuovo Napoli Basket), per la sua correttezza, la sua competenza e la sua lealtà”.

Chiarito quindi il soggetto dell’iniziativa, spazio all’oggetto. Anzi, ai due settori in cui dovrà muoversi la nuova realtà: quello tecnico-sportivo e quello edile-urbanistico.

Sul primo versante, ottenuto il riconoscimento della Federazione, sarebbero a disposizione due alternative, in realtà tre: “Attraverso un piccolo cavillo regolamentare, potremmo tentare la ri-attribuzione del titolo del Nuovo Napoli Basket in qualità di società esclusa, ma sarebbe un caso che non ha precedenti, farebbe giurisprudenza, e non vorremmo esporci a rischi. Il nostro percorso quindi mira a rilevare o il titolo di un’altra società professionistica (di Legadue) entro il 30 giugno, o dal 1° luglio (di Legadue o DNA), ma nel rispetto di un principio di territorialità (le cosiddette “macroregioni”), trattandosi si società dilettantistiche”.

“Naturalmente”, chiarisce Balbi, “tutto sarà ridenominabile con il nome che abbiamo scelto con i tifosi”.

Ma perchè queste due strade? “Purtroppo, non sappiamo in quale situazione ci si dovrà muovere. Oltre al Presidente di Lega A Valentino Renzi, ho incontrato più volte e di recente il Presidente di Legadue Marco Bonamico. E lui stesso mi ha manifestato la difficoltà di comporre due gironi Gold e Silver,come previsto dalla Grande Riforma. La futura Legadue, in questo disegno, dovrebbe essere una categoria ampia e dilettantistica, ma allo stato attuale non sappiamo chi sarà disposto ad iscriversi, e se verrà rispettata la formula (con due gironi da 16,ndr). E’ stato quindi fondamentale creare la società, che ci permette di poter dire che comunque, il prossimo anno, Napoli avrà una sua squadra, ai livelli più alti possibili”.

Livelli, a cui Balbi spera di portare Demis Cavina, coach mancato del Nuovo Napoli Basket, e al quale il n.1 di Lakers dedica un inciso speciale: “Demis mi ha accompagnato lo scorso anno dal Presidente Renzi, ha vissuto con me il periodo dei ricorsi come un fratello, e il giorno steso della cancellazione fu il primo a chiamarmi dicendomi che non dovevamo fermarci. Lui è un professionista, è sul mercato, ma è chiaro che in presenza di una categoria adatta al suo curriculum, sarà con noi, così come tutto lo staff del Nuovo Napoli Basket, che io considero confermato al 100%”.

Arriva così il turno di Dario Boldoni, che rappresenta l’altra anima di questo rilancio. Un rilancio che interessa la palla a spicchi, ma “più in generale quell’area che al momento considerò come la più interessante della nostra città”.

Questo il fulcro dell’intervento dell’ “Ingegnere”, che anticipando qualsiasi rivisitazione giornalistica, sgombera il campo dagli equivoci, e chiarisce che “noi non vogliamo nessuna guerra. So di altri progetti, ma sono convinto che in questo momento solo l’unione può dare forza a questa grande iniziativa a medio termine, per Napoli”. Boldoni non nega che “la squadra sia uno strumento per comprimere i tempi”, ma bisogna “partire dallo sport, nella zona dove sicuramente si svilupperà la Napoli del futuro, verso Ovest”. E sempre Boldoni è sicuro: “La valorizzazione di Fuorigrotta, bimestre più bimestre meno, ripartirà presto basandosi su fatti concreti, input e incontri concreti: la ripresa di Edenlandia è un ulteriore elemento di rilancio, che si aggiunge alla rifazione del San Paolo. Vorremmo quindi provocare una specie di tsunami, che speriamo si estenda fino all’Ippodromodi Agnano, oggi in grande difficoltà”.

Non si discute insomma “il polo ultravincente del calcio, ma noi dobbiamo sostenere l’alternativa rappresentata dalla pallacanestro, e tutti quegli che vedono il basket come proprio messaggero, per avere un ulteriore salto di qualità”.

Insomma Boldoni respira ottimismo: “Maurizio lo è molto meno di me, ma sento che c’è uno scenario che sta cambiando: il CONI tra due settimane cambierà i suoi vertici, e tutti i candidati sono vicini e sensibili alla causa sportiva napoletana. Sono certo che a giugno saremo in una serie degna di questo impegno, e che guerre non ce ne saranno, e i due sforzi saranno uniti, mi gioco la credibilità”.

Serve quindi “unione”, altra parola chiave dell’ex Vicepresidente e AD del Calcio Napoli: “Lo dobbiamo alla pallacanestro, che può essere elemento di rilancio, e può essere un elemento che faccia muovere la città ,attraverso un PalaArgento che sarà luogo di socializzazione, prima ancora che di sport”.

La morale è chiara: Balbi e Boldoni scommettono sulla città, e lo fanno proponendo un modo intelligente di vedere lo sport. Oggi il Comune, la FIP Petrucci 2.0 al più presto. La partita per la rinascita è aperta.