VEROLI – Seconda settimana di preparazione in casa giallorossa. Dopo la prima servita anche e soprattutto a conoscersi a vicenda tra compagni, con il blocco degli ex ostunesi a fare da cicerone, inizia ad alzarsi piano piano la qualità del lavoro. Sarà infatti la settimana che porterà al primissimo test stagionale, in programma domenica contro l’Enel Brindisi. Sarà tuttavia un’amichevole per pochi intimi, il coach brindisino Piero Bucchi ha preteso le porte chiuse al palasport di Frosinone, un “trattamento” riservato anche all’altra ciociara Ferentino nell’amichevole che sempre Brindisi giocherà il giorno prima al Ponte Grande.

Niente tifosi e stampa per non rivelare all’esterno gli schemi della neopromossa in Serie A, che evidentemente vuole tenersi stretta i suoi giochi in modo geloso, castrando cosí l’idea di Veroli di giocare a porte aperte nel palasport di Anagni, dove sicuramente sarebbe accorsa una buona fetta di tifosi giallorossi, in attesa della concessione dell’agibilità all’impianto di Frosinone. E invece niente, bisognerà attendere il sabato successivo, l’8 settembre, per vedere dal vivo la nuova Prima di Marcelletti, a Cassino, sede del Memorial Romeo La Norcia contro Scafati, una delle avversarie piú forti della prossima Legadue.

Sarà quella l’occasione per farsi una prima idea sul Veroli che sta venendo su. Un Veroli con lo stesso cuore pulsante dell’Ostuni dell’anno scorso. Squadra da cui proviene pure Simone Berti, che spiega le ragioni della sua riproposizione massiccia in Ciociaria da parte di Marcelletti: “Il nostro blocco di italiani più Jurevicus é stato protagonista ad Ostuni di un grande exploit, all’interno di una stagione molto travagliata e complessa come è il torneo di Legadue. Un gruppo che era dato quasi per spacciato ad inizio campionato e che invece ha raggiunto un playoff incredibile. Il coach ha creduto tanto in questo gruppo e ha voluto riportarlo qui, con qualche aggiunta, per alzare di un grado l’asticella da superare”.

A 27 anni e alla quarta stagione in Legadue dopo le due vissute pure a Pistoia, questo atipico play fiorentino di 196 cm d’altezza si ritrova a fare da tutor a un giovane di discrete prospettive come Erving Walker, di cui é la riserva designata: “Un giocatore come lui, al primo anno fuori dagli Stati Uniti, fuori dal college, avrà bisogno del supporto non solo mio ma di tutta la squadra. Cambia il modo di giocare, per lui sarà un apprendimento continuo. Avremo modo di renderci conto, giocando contro in allenamento, delle qualità di ciascuno di noi e questo ci permetterà di aumentare il nostro livello e migliorarci. Siamo due tipi di play diversi, penso sia anche per questo che il coach ha deciso di creare questa accoppiata, che può sia innescare gli altri compagni che permettere a lui, che è giocatore di grande talento e personalità, di creare per sè e i compagni”. Berti fa parte di una panchina che non esprime certamente bocche da fuoco ma capacità di fare tanta legna in difesa: “Sí, siamo tutti in grado di dare un forte impatto difensivo alla partita, ma io direi anche di essere importanti da un punto di vista offensivo. Siamo tutti giocatori solidi e potremo dare grossi minuti di aiuto ai titolari”.

Dopo una carriera vinci-tutto nei vari “dream team” giovanili della Montepaschi Siena, tra gli adulti il prodotto mensanino ha faticato di piú ad imporsi, si é comunque creato un ruolo di specialista da uomo d’ordine in regia, con poche responsabilità a livello realizzativo, sebbene all’occorrenza abbia dimostrato di saper pure colpire a canestro, come nelle tre gare degli scorsi playoff contro Brindisi: dai 3.4 punti in 15.8 minuti con 2.7 tiri tentati di media della regular season é passato agli 11.3 punti in 32.0′ con 8.0 tiri di media dei playoff, dove s’é ritrovato promosso in quintetto base per l’infortunio di Jurevicus: “Ho fatto le giovanili a Siena come lo hanno fatto altri giocatori, é successo che abbiamo vinto qualche scudetto, peró tutto va poi riportato nella dimensione dei campionati senior, dove si inseriscono i giocatori stranieri – dice quasi infastidito dal rinnovato riferimento alla carriera senese – Io ormai mi sono ritagliato questo ruolo di playmaker e guardia che esce dalla panchina, che dà solidità e fa giocare la squadra. Non sono un giocatore che si racconta tanto dalle statistiche ma da tutti gli altri aspetti che possono cogliersi in campo”.

Paolo De Persis