IL COACH VENEZIANO RINNOVA IL CONTRATTO. «Più che allenatore mi sento istruttore di pallacanestro: al “Campus” c’è l’ambiente ideale per un’attività che coinvolge parecchio anche il settore giovanile»

 

CODOGNO Fra i timori e le inevitabili trepidazioni che caratterizzano la fase di avvicinamento alla prima puntata della stagione di A2 Gold, l’Assigeco può ancorarsi ad alcune certezze, la più solida delle quali è rappresentata dal binomio capacità-esperienza del coach Andrea Zanchi. Il lavoro svolto e i risultati ottenuti nelle ultime due stagioni sono piuttosto eloquenti per cui non desta sorpresa la decisione della dirigenza rossoblu di estendere il contratto del tecnico fino a giugno 2016. Zanchi, arrivato al “Campus” nella prima parte dell’annata 2012/2013, rimarrà quindi sulla panca dell’Assigeco per altre due stagioni.

«Una decisione che era nell’aria da un po’: per motivi tecnici la firma è arrivata solo ora ma l’accordo era già stato raggiunto ad agosto – spiega il 50enne coach del Lido -. Da ambo le parti si certifica la soddisfazione di lavorare insieme a un progetto e non a un obiettivo, come succede spesso nel nostro mondo. Più che allenatore mi sento istruttore di pallacanestro: al “Campus” c’è l’ambiente sportivo ideale per svolgere l’attività che coinvolge parecchio anche il settore giovanile».

 

Con questo rinnovo l’Assigeco diventa una delle tappe più importanti della carriera di Zanchi: «Dopo le esperienze nel settore giovanile e da assistente sono diventato “head coach” nel 1998. Passata anche da Osimo, Novara e Siena, la mia carriera ha toccato tre tappe rilevanti. Jesi, dove sono stato in tre occasioni per un totale di sei stagioni e mezzo piene di soddisfazioni e delusioni, ed è l’inizio che ricordo sempre con piacere. Latina, due anni e mezzo di grande lavoro di costruzione con ottimo feeling con la società: ho sbagliato a lasciare per seguire il cuore e tornare a Jesi; il mio lavoro non era finito, non a caso con l’innesto di Chiumenti e Muro salirono in A2. Poi c’è Omegna, dove speravo si potesse fare di più».

 

La decisione di firmare il rinnovo al 2016 prima dell’inizio del campionato è un segnale importante di come all’Assigeco abbiamo pensato di privilegiare la continuità del lavoro più che il risultato sportivo. «In un momento economico molto difficile che non può non toccare la pallacanestro pensare di basarsi sulle persone con le quali si è in sintonia lavorativa è un segnale apprezzabile. Si è privilegiato l’impegno di ricostruzione dell’ambiente. Negli anni passati l’Assigeco è stata caratterizzata dalla presenza di grandi nomi, ora sulla spinta del presidente Curioni si punta su un ambiente familiare, sullo spirito del “Campus”, sull’intenzione di inserire ragazzi cresciuti nel vivaio, nei quali le gente si può riconoscere. Mi auguro di riuscire a continuare a lasciare la traccia del mio lavoro».

 

Un programma che gli infortuni stanno insidiando in questa fase della preparazione. «Beh, la pubalgia di Chiumenti e le tempistiche del recupero di Donzelli, operato a giugno alla caviglia, erano previste. La fatalità che ha colpito Sant-Roos, il pollice che si impiglia nella maglietta di un compagno durante il riscaldamento, e l’infortunio di Vencato a Pavia, il piede che finisce su quello di un altro giocatore, ovviamente non ci volevano. Nella sfortuna abbiamo il “vantaggio” di avere fuori i giocatori che già conoscono il sistema. Queste difficoltà possono contribuire a compattare il gruppo dando maggiori responsabilità a tutti anche se rappresentano un ostacolo in più per chi ha meno esperienza. È un motivo in più per sfruttare i tanti giovani che ci danno una mano in allenamento».

 

Luca Mallamaci/Il Cittadino di Lodi