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Piero Millina, bolognese, nato il giorno di Natale del 1958, è un allenatore di lungo corso. Forte di un curriculum di tutto rispetto, costellato di gioie e di qualche inevitabile amarezza, ha trovato a Campli terreno fertile per predicare basket. La sua Globo Infoservice, che domenica scorsa ha sbancato il palasport di Porto Sant’Elpidio, punta alla post season, ma l’obiettivo più prossimo è quello di crescere.

Una vittoria complicata quella di domenica scorsa…
Che  la vittoria a Porto Sant’Elpidio non sarebbe stata facile lo sapevamo benissimo, anche perché l’EcoelpidienseStella è stata la squadra che, in precampionato, ci ha messo di più in difficoltà. Inoltre, credo che in questo momento della stagione loro siano più avanti di tanti altri da un punto di vista dell’organizzazione e dell’intensità che mettono in campo: sono allenati e preparati molto bene e ogni giocatore conosce alla perfezione cosa gli viene richiesto e cosa deve evitare di fare.
La gran difesa nel secondo periodo, poi replicata per lunghi tratti nell’ultimo, è stata una delle chiavi della vittoria del suo quintetto. È d’accordo?
Analisi che condivido totalmente: in questo momento abbiamo un attacco che non gioca con continuità, quindi per noi è tassativo legarci a una difesa che tenga ritmi alti e porti aggressività sulla palla. Se non avessimo difeso in maniera decente, domenica non avremmo conquistato i due punti.
Poi c’è stato un Fattori determinante. Gli allenatori non amano parlare dei singoli giocatori, lei se la sente di sente di fare uno strappo?
Giovanni è stato determinante oltre che per l’attacco, anche per il grande contributo difensivo. Ritengo si stia parlando di un giocatore che, per capacità tecniche e possibilità atletiche, è sprecato in questa categoria. Purtroppo, per noi e per lui, troppo spesso si estranea e viene estraniato dal gioco, con risultati pessimi.
Il successo sull’EcoelpidienseStella è la dimostrazione che i detti popolari lasciano il tempo che trovano, nel senso che gli allievi possono sì superare il maestro (Millina ha allenato Marco Schiavi, attuale coach elpidiense, ai tempi della Sangiorgese, nel corso della stagione 88/89, n.d.r.), ma fino a un certo punto…
Non credo che in questo momento della nostra vita si possa parlare di me e Schiavi come il maestro e l’allievo! Marco è diventato un allenatore di vertice fatto e finito, con tanti campionati di ottimo livello in carriera. Ci accomuna una indimenticabile stagione a Porto San Giorgio che, anche se si concluse con una retrocessione dai più annunciata, dimostrò a tutti che si poteva essere dei vincenti anche perdendo. Demmo il massimo tutti: società, giocatori, staff tecnico e soprattutto quei meravigliosi tifosi che ci sostennero anche da retrocessi, perché sapevano che avevamo dato tutto e di più non avremmo potuto. Quell’anno ho conosciuto “Schiavettu”, e con lui ho fin da subito avuto un rapporto franco e sincero che poi si è trasformato in amicizia. Quindi nessun allievo e nessun maestro, ma due amici che amano ancora il loro lavoro!

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È soddisfatto del cammino della Globo Infoservice fino a questo momento?
No, perché siamo ancora lontani da un rendimento accettabile lungo tutto l’arco della partita; sì, perché lavoriamo tanto e con impegno per migliorarci. Sono queste le cose che guardo e non certo alla classifica.
Però è evidente che la sua squadra possa dire la sua in questa stagione…
Diciamo che al momento il nostro obiettivo è raggiungere i playoff, anche se quello che mi interessa al momento è vedere la squadra crescere di rendimento quotidianamente. Se riusciremo a trasformare, e non a chiacchiere, “io” in “noi”, probabilmente potremo dire la nostra; viceversa, se non riusciremo a fare questo salto qualitativo, raggiungere certi obiettivi potrebbe risultare difficile.
Quali sono le sue favorite per il passaggio di categoria?
Falconara, Montegranaro e Ortona su tutte, con sorprese che potrebbero essere San Severo e Pescara.
Seconda stagione a Campli, a quanto pare sta seminando bene…
Sono arrivato qui alla fine del novembre scorso. In Abruzzo mi sto trovando magnificamente, a Campli in particolare: per uno che fa il mio mestiere è un posto ideale. In più, la società mi ha ridato gli stimoli giusti per lavorare col massimo dell’impegno possibile a un progetto pluriennale che coinvolge in primis il settore giovanile, la crescita della società stessa e poi la prima squadra. C’è ancora tanto lavoro ma credo che, con l’entusiasmo che ci accompagna, arriveremo a centrare tutti i nostri obiettivi.
Lei ha allenato a ottimi livelli: ha qualche rimpianto o crede di avere ancora qualche possibilità di tornare in alto?
Premettendo che non mi è mai piaciuto allenare in serie A, ho avuto la possibilità di allenare giocatori eccezionali come Darryl Dawkins a Forlì, Dallas Comegys, che portai a Sassari, o Wayne Sappleton a Porto San Giorgio. E anche tanti italiani che non nomino ma ai quali sarò eternamente legato, come Marco Schiavi. Comunque, per rispondere alla domanda: ben venga la serie A, ma non cambierà nulla dovessi rimanere in B o tornare in C. La mia vita è fatta di pallacanestro e quella rimane, sia in A sia in D.