Gino Natali

Il vecchio lupo di mare, che di cose ne ha viste, lo sapeva. Prima di partire per una navigazione, meglio dare un’occhiata al vascello. E le condizioni di quel vascello chiamato FulgorLibertas, sono per Gino Natali quelle di una barca che fa acqua da tutte le parti. Morale: la ‘dead line’ del 30 giugno, prorogata di qualche giorno, sputa la sua sentenza. Che conferma il coma della Forli del basket, separando le sue strade da un manager che ha visto quel che doveva. E che non avrebbe chiaramente voluto vedere. Giro di telefonate ai giornalisti, coi quali ha avuto un contatto diretto nel mese di ‘sopralluogo’ in Romagna.

 

BYE BYE GRAZIOSO. “Purtroppo, e mi piange il cuore doverne prendere atto, non ci sono i presupposti per cui io possa rimanere qui. La collaborazione si interrompe, non me ne vado sbattendo la porta, anzi col presidente Grazioso ero e resto in ottimi rapporti. E lui sa che se per assurdo qualcosa dovesse evolvere avra’ facolta’ di contattarmi. Al momento meglio fermarsi qui, perche’ l’idea di ristrutturazione societaria che avevo in mente, pur non poggiando affatto su basi economiche rilevanti, non puo’ davvero aver luogo”.

 

IL BUCO NERO. “Negli ultimi giorni sono entrato al corrente di una situazione finanziaria pregressa pesante, che non conoscevo, o meglio che non conoscevo in questi termini. Credo che Grazioso potra’ andare avanti, non so sinceramente quale sia la situazione tra i soci, so di certo che non ha senso la mia presenza, al momento. La separazione e’ stata consensuale, si era percepito che loro non avrebbero potuto fornirmi i riscontri che richiedevo. Grazioso mi ha chiesto di temporeggiare, di poter fare ancora un paio di incontri, ma per chiarezza era opportuno che facessi presente alla piazza la mia posizione”.

 

PECCATO... “Come sapete tutte le aventi diritto hanno formalizzato richiesta di iscrizione alla LegaDue, credo che tutte produrranno quanto necessario e dubito che in Serie A si verificheranno circostanze che favoriranno il ripescaggio di Forli. Come sapete la categoria non era vincolante, la possibilita’ di fare determinate cose si’. Nessuno parli di questioni di soldi, inteso come ingaggio del sottoscritto, anche perche’ sarebbe stato un argomento di cui si sarebbe parlato ‘eventualmente’ eppoi un lavoro io gia’ ce l’ho… Mi spiace davvero che non si possa lavorare in questa piazza, che nei mesi scorsi grazie anche a mio figlio Nicola ho conosciuto, scoperto e apprezzato, e che resto dell’avviso resti un posto speciale dove fare pallacanestro. Ma non alle attuali condizioni”.

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