Esordiamo con una premessa di denuncia e che intitoliamo: “Frase fatta, ma non se ne viene mai a capo”. Questo è quanto si pensa se si riflette sulla ormai lunga storia che dal lontano 1998 lega la Napoli dei canestri alla sua ferita più grande, e clamorosa, proprio perchè datata, di lungo corso, ormai troppo. Nel contingente ci riferiamo alla kerelle scatenatasi al termine della gara interna contro Fabriano, e attinente all’ennesimo rischio di inagibilità del PalaBarbuto alla vigilia di un ciclo terribile contro Torino (PROSSIMO AVVERSARIO NON SOLO IN CAMPIONATO , MA ANCHE IN SEMIFINALE DI COPPA), Omegna e Capo d’Orlando.

Questo disagio, già visto a inizio stagione dopo il match inaugurale con Latina, e ieri sventato almeno fino a fine stagione grazie a una proroga speciale dell’Assessorato allo Sport e ai Grandi Eventi, riflette l’allucinante assenza in città di una struttura indoor che, riflettendo il rango di un centro in declino ma pur sempre grande come Napoli, sia capiente e utilizzata a dovere, per lo sport e per la cultura che questa città incarna e merita.

Invece, per chiunque ogni domenica attraversa Viale Giochi del Mediterraneo, fa sempre male, anzi sempre più male vedere allo stato di rudere giurassico un luogo che, dal 1959 a quasi 14 anni fa, ha ospitato i grandi trionfi, nazionali e internazionali, della pallacanestro partenopea. Questo perchè tutto stagna, e perchè se nella maggioranza di noi se ne prende atto, e ci si rassegna, dall’altra parte si registra una democrazia malata, che nel cambio di gestione, e nella dispersione dei poteri, non sa più trovare nè la propria ragion d’essere nè tantomeno quegli elementi che le permettebbero ancora di godere di un briciolo di legittimità, e cioè il pudore e di vergogna per quanto accade, e soprattutto se quanto accade può essere previsto e minimizzato nella sua problematicità.  Invece in chi si occupa di noi, serpeggia quella stessa “sindrome da bivacco” che manifestò Benito Mussolini nel presentarsi alla Camera dei Deputati il 3 gennaio del 1925, a seguito dell’uccisione di Giacomo Matteotti. Una grave onta fu quella per la democrazia del tempo, così come per il nostro mondo è un’onta il non avere ciò che ci darebbe la dignità di grande città nel mondo cestistico nazionale. Allora però si disse “Se quanto è accaduto grava su questa associazione a delinquere, sono io il responsabile di questa associazione a delinquere”; oggi si dichiara che, in barba a qualsiasi (giusto) appello della società, “Si è trattato di un allarme ingiustificato… […] …Mancava solo una certificazione antifumo”: ma perchè allora la società avrebbe chiesto la massima operatività , se era soltanto la timbratura di una certificazione a dover essere effettuata? Perchè tanto clamore per un solo passaggio burocratico? Perchè la società avrebbe sollecitato il completamento di lavori che il Comune già riteneva effettuati? Tutte domande retoriche, che ovviamente ci poniamo per evidenziare l’assurdità del comportamento tenuto dalle istituzioni: sarebbe stato infatti masochismo puro far crescere la propria visibilità invocando problemi che non esistevano, e chi guida questa società sa bene quanto la serenità sia importante e quanto l’allarmismo debba restare il più possibile fuori dalla porta.

Si potrebbe dire che siamo stati esagerati, che siamo degli stupidi disfattisti, polemici ad ogni costo. Può essere in parte vero, data anche la rabbia che monta dopo tanti anni di stasi totale. Se poi le risposte di un assessore di una giunta dai grandi progetti confermano questa visione così ristretta, sommaria e limitata su un problema così ampio e così tristemente conosciuto (investeno anche altre strutture in perenne bilico, fra cui il Collana o il Centro Polifunzionale di Soccavo), allora il paragone non può che reggere, tanto più se qualcuno che amministra bene sa che per agire al meglio è inutile fare proclami infondati, bensì occorre rispettare delle scadenze, e conoscere con esattezza i tempi entro cui si dovrebbe intervenire, senza ridursi all’ultimo minuto e a formulare le classiche “arrampicate sugli specchi”, come avvenuto con le dichiarazioni di ieri. Invece assistiamo al solito bailam fatto di suppliche sofferte per avere in fondo qualcosa che rientra nei nostri diritti, e nella nostra routine di cittadini, tifosi, imprenditori che onorano i propri impegni. Forse saremo ripetitivi, ma certamente non siamo rassegnati all’idea che la politica possa fare non molto, ma almeno qualcosa. Se infatti non può esserci dato il meglio in assoluto, che allora ci venga dato il meglio nel possibile: se quindi il PalaArgento rimane un miraggio, che almeno si manutenga il PalaBarbuto con puntualità, senza vergognose prese in giro verso gli addetti ai lavori, e con il rispetto per chi ogni domenica, sul parquet e fuori dal parquet, affolla l’impianto di Fuorigrotta, premurandosi della loro sicurezza.

Ma se per noi le delusioni interessano comunque il contorno, in casa del nostro prossimo avversario, l’Adriatica Industriale Ruvo di Puglia, c’è altro di problematico da esaminare.

I pugliesi li ricordiamo anzituttutto per quel finale burrascoso che, firmato da Simone Gatti in complicità con le marchiane distrazioni della difesa avversaria, permise alla BPMed di evitare lo strafalcione casalingo, e di conquistare la sua sesta vittoria di fila per 72-69, al termine di una sfida in cui l’organico di coach Cadeo, mise in luce pregi e difetti di una stagione sfortunata,  partita con qualche passo più lungo della gamba in sede di mercato,  ma soprattutto con un calendario difficile, fatto di tante sfide perse più per volontà che per capacità. Questo può apparentemente cozzare con i soli 4 punti racimolati in stagione, oltre che con le ben 9 sconfitte consecutive seguite alla reazione vistasi contro Bari e Firenze, ma la carta ruvese è ancora carta pregiata, e se l’ambiente avesse qualche stimolo in più per credere in un futuro senza rischi di sopravvivenza, la situazione sarebbe ancora recuperabile, considerando anche la scarsa competitività della Divisione Sud-Est. Certo, la zona salvezza è lontana 12 punti, ma le ampie rotazioni a disposizione del coach ex-Varese possono fare la differenza, soprattutto se fosse un vittorioso esordio casalingo nel girone di ritorno ad aprire una settimana importante.

Saranno infatti giornate significative quelle che seguiranno, e sotto vari punti di vista per gli avversari: importante per vari aspetti che ruotano attorno e dentro al parquet da gioco del PalaColombo.

Cominciamo per esempio a parlare del primo, quello che riguarda il campo: in settimana infatti il roster ruvese di coach Cesare Cadeo ha affrontato per una sgambata amichevole la Virtus Molfetta, lo scorso anno auto retrocessasi in DNC per evitare guai peggiori. Detta così sembra essere un’amichevole come un’altra, e invece la sua rilevanza è consistita nel rientro in campo del capitano Gianluca (Rino) Tomasiello, al primo test (informale) dopo ben tre mesi di assenza: potrebbe essere questo un rientro importante nel caso dovesse scendere in campo nella prossima giornata contro la BPMed, anche per svoltare una stagione che fino a quel momento, e parallelamente al rendimento della squadra, aveva offerto ben poco (6,5 punti, 3,3 falli subiti, 3 recuperate, ma appena 2 assist in 29′).

Passiamo poi ad analizzare un secondo punto, che riguarda il parquet ruvese in senso “fisico”: infatti  a causa del forte vento dei giorni passati si sta procedendo, all’interno del palazzetto ruvese, al controllo di alcuni pannelli in plastica presenti poiché uno è caduto a causa del forte vento recentemente turbinato su Ruvo di Puglia.

Forse però a tutti i tifosi questo avvenimento non interesserà, sicuramente meno di quanto invece interessa la crisi economica che è presente sin da inizio campionato, e che ha inciso tanto sulle prestazioni dei gioielli quali Cristian Villani quanto sulla rescissione del contratto con Gints Antrops, avvenuta circa un mese fa. Infatti, stando a voci dell’ambiente locale, si potrebbe avere molto presto qualche notizia in più,  qualche notizia che quindi possa rasserenare maggiormente l’ambiente. Un certo ottimismo è stato portato sicuramente dall’ultima prova di Merletto e compagni,  che contro Recanati sono arrivati ad un soffio dalla vittoria, sfumata per l’infrazione (dubbia) di passi di Villani. Si aggiunga poi tutto il mordente che una sfida contro Napoli può offrire, anche sulla scia di quello scontro diretto finito male e mai del tutto digerito in casa bianco-blu: questo quindi potrebbe rianimare tutti i tasselli di un mosaico piuttosto ampio, e che come sappiamo partiva con ben altri obiettivi in testa, innanzitutto nel caso di prime donne come Tagliabue (17° rimbalzista e 19° marcatore della lega reduce da sette doppie cifre consecutive coronate dal 47% dal campo e 3,7 falli subiti) e Villani, 5 punti contro Recanati e ancora insufficiente nel suo rednimento, sul piano della qualità realizzativa (40% al tiro su cui pesa il 20% dall’arco), sia sul terreno della qualità della sua presenza in campo (3,9 palle perse e 3,3 falli commessi nonostante i 2,3 assist), ben sintetizzata dal 7,9 di valutazione in 25′.

Sicuramente poi Bonacini non ha offerto in regia quell’alternativa a Bonfiglio che ci si augurava (5,4 punti in 21′ con il 16% da 3, 2,3 palle perse e soltanto 1,9 falli subiti), ma c’è  un pacchetto under corposo e molto valido, che ha supplito alle assenze più o meno volute dei senior, e che saprà ben competere con i nostri giovani, molti dei quali cresciuti e maturati in questi mesi, Guastaferro e Rotondo innanzitutto. L’energia nell’uno contro uno di Tommy Laquintana (4,8 punti con 2,6 falli subiti e 1,7 palle recuperate in 17′), o la precisione chirurgica dal perimetro del campano De Martino (calata al 31%, ma comunque compensata dal 49% da 2 e dai 6,1 punti a partita in 20′) stentiamo a rimuoverli dalla nostra memoria. C’è poi Emejuru, che con un maggiore apporto a rimbalzo (quasi 5,5 di media rispetto ai 4,7 stagionali) e le quattro doppie cifre messe a segno negli ultimi quattro impegni, proverà contro Napoli a consolidare l’inversione di tendenza rispetto a una stagione ancora piuttosto misera, anche a livello individuale (2,4 palle perse e 2 falli subiti oltre agli 8,1 punti di media in 25′).

Infine non si dimentichi il lavoro sporco di elementi come Valesin (5,9 punti col 53% da 2), Merletto e Zanotti, artefice proprio nell’ultima partita della sua prima doppia cifra stagionale (5/7 al tiro).

Insomma c’è tanto da poter gustare, e speriamo che il match non rifletta tanto i fatti contingenti, ma quelle potenzialità che avrebbero reso una sfida del genere degna di diverse circostanze e maggiori poste in palio.