La sconfitta è stata davvero amara da digerire sul parquet del PalaSantaFilomena per la Napoli Basketball e i suoi sostenitori, anche perchè questo 76-70, che è stato deciso tutto negli ultimi secondi e che ha delineato il terzo stop dei nostri alfieri nelle ultime quattro partite, acquista un sapore leggermamente diverso rispetto agli altri due confronti che gli uomini di coach Bartocci hanno perso sull’aspro campo di battaglia di queste prime e sudate 12 giornate di DNA.

IL CONTESTO PRE-PARTITA

Innanzitutto per la diversa caratura tecnica dell’avversario: mai dubitato della sua levatura e della sua insidiosità a dispetto della modesta classifica, ed esaminando Chieti non si dimentichino non solo partite dagli esiti stoici come quelle contro Perugia, Castelletto e Matera, così come le onorevolissime sconfitte maturate contro Omegna e Ferentino, ma anche l’andamento casalingo in sè, che con questo successo porta a 3 le vittorie consecutive dei teatini tra le mura di casa. Ma del tutto innaturali, quasi inspiegabili sono risultate sia le percentuali al tiro degli uomini targati BLS (che, al di là del rendimento della nostra difesa, sono letteralmente impennate nel secondo tempo, e si sono rese poi costanti negli ultimi minuti, forse i più confusi della gara), sia il saldo falli, che potrebbe persino suggerire una atteggiamento parziale del duo arbirtale Nicolini – Brindisi. C’è però una seconda ragione che, rendendo questa sconfitta distinta dalle altre, e per questo più istruttiva, bilancia il nostro ragionamento: l’aver perso sul filo di quell’esperienza che se in altre occasioni, soprattutto nelle prime partite e con squadre più imberbi, ci ha saputo dare una mano (assieme alla tenacia), stavolta è stata espressa da una squadra che, pur non avendo affatto  prevalso su fronte under,  ha creduto anche sul -8 del secondo quarto e ha vinto proprio facendo valere tutto il peso tecnico ed emotivo dei suoi elementi più “datati”: da Feliciangeli e Raschi, senza affatto trascurare l’elemento non a caso “pivotale” di tutta la faccenda, e cioè Emanuele Rossi, che dall’alto del suo 39 di valutazione ha palesement ribaltato quell’inferiorità di partenza che il reparto lunghi avversario poteva accusare sulla carta rispetto alla nostr batteria, tecnicamente più bilanciata e più profonda.

Su queste basi quindi la Napoli che noi stimiamo e apprezziamo, che può inorgoglire  proprio perchè nessuna sfida è proibitiva, e tecnicamente ogni confronto è alla pienissima portata degli azzurri, deve tuttavia saper andare oltre ciò che è andato “troppo” bene per gli avversari , soffermandosi semmai su quegli spauracchi che, già emblematici nel tonfo contro Capo d’Orlando, sembravano essere decisamente attenuati contro una Recanati pur rimaneggiata: ci riferiamo sia al computo a rimbalzo (che premia i teatini per 41 a 33, determinando un divario che si è costruito soprattutto sui rimbalzi offensivi – 18 a 12), sia alle palle perse, che si reissano a una quota preoccupante (22, alcune delle quali in transizione).

Sui singoli poi,  se ci concentriamo sulle quantità, troneggia sempre Musso,  ma alcuni elementi ci chiariscono che questo titano buono della categoria non può sempre risolvere tutto da solo e in meglio: il 3/9 dall’arco e le 5 palle perse sono la testimonianza di una leadership sempre viva, sempre arricchita dal gioco totale che tanto piace al nostro pubblico, ma che prima o poi ha bisogno in campo di nuovi interpreti aggiuntivi: delle alternative che però ci sono e non ci sono. Nelson Rizzitiello per esempio ci è riuscito a metà: il meneghino, pur cercando pochissimo l’area (anche a rimbalzo), e giocando sempre molto alto, ha comunque fatturato 15 punti, ed è stato il giocatore che con Musso ha firmato a livello offensivo i tentativi di fuga più concreti  rispetto gli uomini di Sorgentone nella parte centrale del match. Si allinea a questo discorso Andrea Iannilli che, scintillante a inizio campionato, ha raccolto un bottino molto gramo per le sue qualità e le sue potenzialità: non crediamo e non vogliamo credere che Iannilli sia i 5 rimbalzi e i 2 falli subiti l’altro ieri . E questa considerazione può estendersi a Simone Gatti, anche lui un lungo che, soprattutto in fase offensiva, sembra voglia rinunciare al suo cristallino atletismo (solo 6 punti, tutti nel primo quarto, e 3 palle perse). Parlando poi della regia Lenardon non ha nè  brillato, nè sfigurato (10 punti per lui con 4/7 dal campo), anche se le sue 4 palle perse hanno pesato nell’economia del match. Giocatori che hanno deluso sono stati Sabbatino (solo 2 punti in 19 minuti), e Rotondo (5 punti in 19 minuti e lasciato il campo anzitempo per falli), delineando un’involuzione per alcuni versi in controtendenza (soprattutto nel caso di Sabbatino), per altri in conferme che speriamo non ridimensionino a lungo andare uno dei nostri beniamini.

IL VALORE DEL MATCH E L’OBIETTIVO COPPA

L’occasione per smentirci per fortuna non è lontana, e, soprattutto con Matera e Anagni all’orizzonte, è sia ghiotta che stimolante, soprattutto nell’ottica di quell’ obiettivo “qualificazione Final Four” fino ad ora sempre aleggiato negli ambienti di Via Vicinale Trencia, ma che solo questa settimana è stato esplicitamente citato, e con entusiasmo dal Presidente Salvatore Calise nella sua recente lettera aperta ai tifosi: “State pur certi che nessuno di noi ha voglia di rinunciare a questa posizione, e tutti vediamo avvicinarsi un possibile obiettivo al quale davvero nessuno avrebbe pensato ad inizio di campionato. Le finali di Coppa di Lega si giocano tra le migliori 4 squadre meglio classificate alla fine del girone di andata, a prescindere dal girone di appartenenza. Questo significa che per giocarle dovremo non solo riuscire a mantenere la posizione che occupiamo, ma guardare tutti gli altri gironi e ….buoni  conti anche a voi!”. Cominciando quindi a contare, la lotta al momento sembrebbe restringersi  a 5 squadre di “prima fila” (Torino,Casalpusterlengo,Trieste, Napoli e Ferentino), a cui affianchiamo Treviglio (in ottimo trend con 6 vinte di fila), e naturalmente lo schiacciasassi Omegna, che a +4 su tutte le altre già accenna a un tentativo di fuga.

Visto quello che si è prodotto in 12 giornate, cerchiamo “umilmente” di precorrere gli eventi in base al calendario.Ed è proprio il calendario a creare, soprattutto a Nord , numerose incertezze: tanti infatti gli scontri diretti che interesseranno reciprocamente tutte le squadre settentrionali che abbiamo richiamato, scontri che a loro volta nell’incrocio combinato, potrebbero far rientrare nella maischia formazioni più sbilanciate come Trento e Perugia.

A sud la lotta sembra molto più monopolizzata dal terzetto di testa a Sud-Ovest, nonostante nell’altro girone meridionale  si evidenzino le ottime performances di Bari (5 vinte nelle ultime 6), probabilmente prossima alla vetta di una Recanati minata soprattutto dagli infortuni più che da prossimi impegni (oltre Capo d’Orlando infatti, per i leopardiani ci sarà lo scontro diretto contro la Liomatic e poi sfide meno proibitive, rientri permettendo (Latina,Anagni e San Severo). I pugliesi, invece, affrontate le trasferte apparentmente morbide di Chieti e Fabriano, avranno una dura chiusura contro Ferentino e Napoli, che, al pari di Capo d’Orlando, non godono di un programma malvagio. Per Napoli in particolare, l’unica vera insidia potrebbe essere rappresentata dalla prossima trasferta di Matera, su un campo dove peraltro nessun avversario è uscito sconfitto se non prima del 40′, e dal confronto in terra pugliese contro San Severo alla 16a (22 dicembre), dove i giallo-neri di Amoroso e Rugolo hanno invece concesso pochi sconti : negli scontri residui tutto è possibile, e in meglio per gli azzurri.

INTRODUCIAMO L’AVVERSARIO: IL PASSATO E IL PRESENTE

Ma come già contro Chieti sarà un’altra avversaria anomala quella che si appresta a calcare il parquet di Fuorigrotta, e cioè il Latina Basket di coach Mattia Ferrari. Già affrontato e superato dagli azzurri nel doppio confronto pre-stagionale (ricordiamo soprattutto l’ultimo, che inaugurò l’esperienza BPMed al PalaBarbuto con un match non proprio soporifero, conclusosi 65-64), e  artefice di un inizio di stagione a corrente molto alternata (sconfitte pesanti contro Trieste, Perugia e Bari intervallate da successi autorevoli contro Casalpusterlengo e San Severo), il sodalizio di Lucio Benacquista nelle ultime 5 hanno firmato ben 4 successi (alcuni anche di peso, come Castelletto oltre all’ultimo contro Matera), l’ultimo dei quali proprio contro i lucani, incerottati al massimo con Vico a mezzo servizio e Grappasonni perennemente a bordo campo. Partita a tratti strabiliante ed esaltante, ma anche quasi compromessa quella che Latina ha portato a casa, ottenendo i 2 punti ai danni di una Matera che, se a metà tempo si ritrovava letteralmente all’angolo del ring (51-29), ha poi trovato la forza di far letteralmente tremare l’emotivo pubblico pontino riportandosi persino a -6 a un giro di lancette dalla conclusione.

Questa gara, rievocata sinteticamente, e che ci propone un avversario senz’altro poco timoroso, contiene forse il pregio di mostrarci in proiezione tutte le contraddizioni che si incarnano nella storia del basket pontino, che sembra ormai piuttosto distante dai fasti del triennio 2007-2009, culminato,dopo due anni di lotta play-off,con la effimera promozione in Legadue. Quella promozione ottenuta ai danni della Virtus Siena, e resasi per altro vana con una retrocessione propriziata dal Liburdi-gate per doping e la partenza del bomber KC Rivers, è stato il culimine della società da cui per scissione è nata due anni fa il Latina Basket, e cioè  l’Associazione Basket Latina che , nata nel 1968 per mano di Angelo Muzio, e capace dal 1975 di comparire più o meno stabilmente nell’arcaica Serie B, ha ritrovato i vertici del dilettantismo solo nel 1998 e con continuità dal 2002, ritornandovi dopo la retrocessione nel 2010 solo grazie all’intervento dell’imprenditore assicurativo Lucio Benacquista, propenso a evitare la scomparsa di Latina dal mondo della pallacanestro.

L’annata scorsa tuttavia assai alterna,tra ambizioni di coppa (tristemente naufragate in semfinale contro un’altra formazione dei padarossi come Trento), iniziali aspirazioni promozione e un tragico piattume in termini di classifica, con la rischiosa conclusione in area-playout (nono posto nel girone B), e la retrocessione evitata nella serie decisiva proprio contro i suddetti tridentini (poi ripescati).In questa stagione quindi si cerca,con una nuova denominazione (nata per scissione al titolo storico dell’AB Latina),e alla luce di diversi stravolgimenti in un roster con meno nomi ad effetto ma più investimenti a lungo termine, di trovare un equilibrio propizio per una comoda salvezza diretta, con un occhio indiscreto ai play-off.

LATINA: IL ROSTER

Dunque totale rifondazione in casa pontina,e non senza qualche mossa che faccia sorgere qualche interrogativo: taglio a tutti gli onerosi contratti di Villani,Emejuru ,Ferrarese,Panzini,Soloperto e Amoroso, riposti nelle mani di piazze non trascurabili se non d’avanguardia pronte a rilanciarli (da Casalpusterlengo a Ruvo, da Ferentino a San Severo senza non citare Avellino come nel caso di Soloperto,ex Fortitudo e Imola) in favore di un roster che, eccetto la guardia anagnina Romano, il play ex Perugia Serena (bidilettantino di lungo corso ma artefice della promozione dei grifoni in A Dilettanti tre anni fa), e la colonna in regia Tommaso Plateo (in arrivo da Piacenza, ma con lunga esperienza prodotta tra Veroli,Palestrina,Trapani e Brindisi),dia spazio a tanti giovani dotati ottime credenziali: il che vuole trasparire sin dalle scelte per la direzione tecnica, affidata a Mattia Ferrari, ex giocatore milanese 36enne, già assistente in quota Virtus Bologna, e proveniente da due valide esperienze a Saronno e Cecina (entrambe in DNB ed entrambe con accesso ai play-off). Questa ventata, per alcuni sin troppo marcata, influenza poi la struttura dell’organico al momento peggior attacco della division, che ora scansioneremo “ai raggi x”.

Il roster di Latina è come detto di un buon livello, cominciando da chi ha le chiavi del gioco; in primis il già citato Serena, che già vestì la maglia di Venezia qualche anno fa, e che, nonostante i 5,9 punti con il 25% da 3 accanti a 1.3 assist, è apparso in lieve crescita già a partire dalla vittoriosa trasferta contro Ruvo (in quell’occasione prima valutazione in doppia cifra).

Accanto a lui due giovanissimi a guidare la squadra romana dalla cabina di regia.

Innanzitutto Tommaso Milani,  play cresciuto negli ultimi tre anni a Treviglio con cifre crescenti su tutti i versanti,soprattutto punti ed assist, e che sta mostrando ulteriori progressi collezionando fino ad ora 11.3 punti di media in 30 netti di impiego conditi da 3,1 rimbalzi e 2,3 assist.

Ad affiancare poi il 23enne nativo di Castelfranco è un altro giovanissimo, e stiamo parlando di Riccardo Tavernelli. Classe 1991, nelle ultime due stagioni in forza alla Sangiorgese di Legnago, con cui ha disputato prima la C poi la B Dilettanti, mostrando mano ferma dalla media e lucido supporto ai compagni. Ora, giunto, alla sua prima esperienza in DNA, non sta affatto sfigurando fornendo un contributo a tutto campo e che da equilibrio alla squadra : le cifre parlano a suo favore con 6,6 punti e 4,7 rimbalzi , oltre a 1,6 assist e ben 3,5 falli subiti in poco o più di 22′.

Coach Ferrari può quindi davvero trarre sollievo dall’apporto degli ultimi due giocatori richiamati, capaci in combine di reggere il peso dato dallo scarso impatto di Tommaso Plateo, che dall’inizio della stagione sta avendo uno scarso rendimento (5,6 punti con 1,6 palle perse, 1,1 falli subiti e 0,7 assist in 22′); Plateo può comunque essere schierato sia da play che da guardia e negli anni scorsi ha vestito le maglie di Brindisi e Veroli con buone cifre di media. Accanto a Plateo troviamo l’ex anagnino Riccardo Romano che, triplista di fama (ottimo 39,6% dall’arco), ma anche dotato di buona fisicità in uno contro uno (bastino i 5,1 rimbalzi abbinati ai 2,9 falli subiti), ha spesso sorretto con la sua inventiva la causa bianco-blu, che non a caso ha quasi sempre vinto perchè Romano poteva candidarsi al titolo di MVP.

Latina poi è squadra che ha pescato davvero bene fra gli under.

In primo luogo vantando tra le sue fila Marko Micevic che, già visto a Bologna sponda Fortitudo e a Bisceglie lo scorso anno (9,1 punti + 4,4 rimbalzi con 9,4 di valutazione in 20 partite), sta letteralmente dominando dimostrando di essere un giocatore dalle capacità tecniche sopraffine nonostante la sua giovane età e l’elevato minutaggio da 34′, sesto assoluto in DNA (10° marcatore della lega con 15,2 punti grazie al 55% da 2 e al 36% da 3, oltre a 6,7 rimbalzi e 3,5 falli subiti). Micevic, andato in doppia cifra in 10 partite su 12 può fare leva anche sulla sua grande versatilità ,essendo schierabile sia da guardia che da ala piccola. Micevic trova poi come compagno di reparto Marco de Angelis, classe 1994 utile come tassello cuscinetto.

Terminato quindi il reparto esterni ci avviciniamo a canestro, trovando un altro dei migliori under in circolazione. Stiamo parlando del centro scuola Benetton Andrea Quarisa, che, dopo averci positivamente impressionato nella sfida prestagionale dello scorso 19 settembre, non ci ha smentito giocando in modi coerenti e positivi rispetto al ritratto che ne fornimmo in quell’occasione: affidabilissimo, impeccabile, scaltro e potente, il veneto viaggia su medie davvero importanti ed è un punto fondamentale per la squadra bianco-azzurra, soprattutto a rimbalzo con il 14° posto nel ranking di specialità (10,9 + 7,1 rimbalzi con il 52% da 2 e 2,8 falli subiti di media).

In conclusione sul fronte pontino registriamo la recente novità data dal nuovo acquisto Giulio Gazzotti, lungo dinamico classe ’91 già visto ad Ozzano (con il 54% da 2pt e 7 pt di media),e che può giocare anche da 5 con buona attitudine alle sportellate, sostituendo così quel Sergio Plumari che, arrivato in terra pontina come talento Olimpia Milano già eroe lo scorso anno a Massafra,  ha rescisso il contratto con la società soprattutto perchè gravato da numerosi prolemi fisici. Le prime allacciate di scarpe parlano di cifre lusinghiere: 9,7 punti con 4 rimbalzi e il 72% da 2.

Il roster laziale è quindi chiuso dalla presenza di Enrico Camillo, che sta trovando poco spazio nella rotazioni, ed Enrico Waldner, pivot di 2,09 formatosi a Desio nella scorsa stagione, ma che non ha mai preso parte a impegni ufficiali in stagione dopo aver subito ai primi di settembre un significativo intervento al ginocchio.

LATINA: ANNOTAZIONI SUL ROSTER

Struttualmente i dubbi che aleggiano sul roster bianco-blu interessano soprattutto la qualità teorica della regia, nonché una panchina con tante scommesse, senza che su ruoli chiave come l’ala vi siano elementi che con esperienza contegano le improvvise flessioni fisiologiche dei giovani. Queste ultime giornate però ci stanno offrendo l’immagine di un roster che vuole guardare senza timori reverenziali a priori i prossimi quanto durissimi impegni  nel futuro più prossimo: Napoli giovedì prossimo e  Capo d’Orlando domenica in casa devono rappresentare quel rialzo dell’asticella che senz’altro occorre per chi è non solo in inerzia, ma con questa vittoria sembra dichiararsi pronto per fare qualche sgambetto a chi si trova più in là.  Ci riusciranno? Molto sta, secondo noi, nelle mani di Napoli.