NAPOLI – Il clima sembra unito al Grand Prix di Fuorigrotta. Ci sono sorrisi, baci e abbracci, più stampa del solito. Ma i volti sono anche tesi, concentrati: c’è la consapevolezza che di ora in ora cresce il pessimismo attorno al futuro della Napoli Basketball, e serve una risposta, anche alla vigilia della campagna abbonamenti che parte domani (Circa 200 le presenze nel Club dei Tifosi, a chiusura della prima fase). Questa risposta,  in coro, e a partire da Salvatore Calise è che la NB c’è e ci sarà, ma senza avventure.

Questo andava chiarito, e questo era lo scopo dell’incontro durato circa un’ora nel Bar di Viale dei Giochi del Mediterraneo, a cui ha preso parte l’intero staff dirigenziale partenopeo, coach Bartocci compreso.

Nessun annuncio clamoroso, nessun ripescaggio dell’ultima ora, frenato probabilmente dal restringersi della serie A a 16, quindi con il trasferimento del titolo di Piacenza a Treviso, che ripartirebbe dalla Legadue (ufficialità soltanto il giorno 10 per l’Assemblea di Lega). Insomma nessuna speranza illusoria: questo è il messaggio del Presidente, che apre la scaletta, ed è piuttosto chiaro in questo senso.

“Restiamo quelli che siamo: non siamo mecenati, ma appassionati che con la forza di un discreto numero di tifosi, e grazie al loro lavoro, si ripromettevano di riportare il basket a Napoli, e pensiamo di esserci riusciti”, premette il n.1 azzurro, che poi ritorna poi sul primo anno, le fatiche e le amarezze dei play-off, e qui comincia la lotta al pessimismo nato negli ultimi giorni, e che alludeva alle stesse possibilità di esistenza della società: “Il primo anno è andato come tutti avete visto, e io dico con sincerità che oggi siamo messi molto meglio, talmente positiva che siamo ancora oggi nella possibilità di poter essre ripescati. Certo la federazione non è del tutto d’accordo in questo senso, e cambia l’ambiente attorno a noi, cambiano le imprese e la loro disponibilità a investire in pubblicità. Ma ripeto: rispetto allo scorso c’è senz’altro più attenzione”.

Attenzione che, tra le righe, sembrerebbe confermata da tre trattative ben avviate per il successore di BPMed in qualità di title-sponsor, con sbocchi tanto per la Legadue quanto per la DNA. Ma nessuna certezza, e Calise chiarisce ancora: “Non annunciare non vuol dire essere pessimisti, ma vuol dire rispettare la città e gli appassionati: ci siamo sempre comportati così, con trasparenza, e non voglio proprio adesso tradire questa logica: domani, tra un settimana, tra due settimane non importa. L’importante è dire alla gente la verità”. Poi altre frecciatine, soprattutto considerando tante altre piazze sul burrone: “Le bollette di solito le paghiamo poco prima della scadenza, e anche con questa società lo abbiamo fatto, iscrivendoci un giorno prima di tante altre. Noi non abbiamo fatto dichiarazioni in senso contrario, e l’averle lette ci ha ferito”.

Parola quindi all’AD Antonio Minopoli, che, visti i giorni giudicati “di fermento e di tensione” ricalca molto le parole di Calise, anche se insiste molto sul cambiamento che la città cestistica debba vivere sul piano della cultura e della mentalità. “C’è chi non si è iscritto, e chi lo ha fatto forse non proseguirà, in tanti casi, anche importanti. Penso quindi che la piazza in generale debba cambiare, avere pazienza. E deve farlo, proprio perchè non si sta parlando di una società che presenta anni di esperienza e di attività. Siamo una società neonata, e il nostro obiettivo è fare rete con tante altre piccole imprese vogliose di visibilità, e ansiose di crescere, proprio come noi. Il concetto di realtà grossa non c’è più, non è interessata e non vuole intervenire, e noi viviamo del nostro lavoro. Un lavoro con errori e scelte giuste, naturalmente, ma è un lavoro che ci da esperienza e ci permette oggi di stabilizzarci. Mi dispiace che un anno di questo lavoro sia stato buttato all’aria per molti. Io quindi non voglio che si stia zitti, ma che si critiche in maniera costruttiva, e si capisca che ci vuole pazienza, senza sognare”. Quindi una precisazione, sul ruolo di BPMed: “BPMed c’è stato per lanciare questo progetto, ma non scompare, e resta per rendere Napoli autonoma”.

C’è poi il DS Antonio Ambrosino, che dopo aver illustrato il quadro delle partecipanti alla prossima DNA – 21 al momento , viste le uscite di scena di Pavia, Anagni e Fabriano, con Santarcangelo rimpiazzata da Rieti –  quindi usa la sua solita schiettezza rivolgendosi soprattutto “A chi dice sempre di dover meritare di più, volendo di più. Ma quale posto ci compete davvero? Cosa possiamo volere di più in questo momento così difficile per il basket italiano? A Napoli non c’è nessuno tra le istituzioni e le imprese che abbia il coraggio di farsi avanti, e tutto comunque è andato avanti. Cosa merita quindi un posto in questa situazione? Bisogna essere seri , accontentarsi, tutti, dalla piazza alla stampa. Dovremo anzi essere bravi a difendere questa posizione, con il lavoro.

Un lavoro che, come già annunciato, interessa anche la questione PalaArgento, con l’annessa riqualificazione della Fuorigrotta degli altri sport, sospesa tra Piazzale Tecchio e Via Nuova Agnano. A questo proposito viene mostrata “un’idea tradotta in immagini”, come la definisce poeticamente Salvatore Calise. Un video-concept insomma che, con i dovuti passaggi brucoratici, e perfezionandosi nei prossimi 15-20 giorni, potrebbe diventare un progetto in corsa per il bando di gara internazionale annunciato dal Comune per risollevare Viale Giochi del Mediterraneo dal suo degrado attuale. A presentarlo Enzo Iannucci, capo di una cordata di imprenditori che sosterebbe la fattibilità dell’idea, assieme al suo Fulvio Scognamiglio.

“Vorremmo rendere questa strada, che si è sviluppata a pezzi e con tante strutture diverse  – l’ultima sarà il centro benessere Virgil, il prossimo anno-  un luogo di educazione e intrattenimento. Ma per poterlo essere davvero, ha bisogno di una grande struttura indoor permanente che possa fondere PalaBarbuto e PalaArgento, legarsi alle altre, ed essere sfruttata con più finalità”. Il collegamento con la viabilità? “Ci sarà la metropolitana, e poi confineremo con la Scandone attraverso la piazza che si aprirebbe, pedonalizzandola”.

Sarà “un palasport rialzato rispetto al terreno, di quarta generazione. Avrà un piano inferiore dedicato a studi televisivi e radiofonici, foot-court e sale conferenze. All’altezza degli spalti e del parquet ci saranno tutti attorno campi pratica, e palestre per gli sport minori. L’accesso agli spalti invece sarà garantito da enromi scaloni laterali”. La capienza prevista sarebbe , (7500-8500 posti).

Tutto molto bello, certo. Ma i tempi? E quale il ruolo della NB? Scognamiglio precisa con grande onestà: “La società del presidente Calise non agisce come attuatore, ma è un nostro promotore. Sui tempi del progetto , invece, non sono quelli tecnici che devono preoccupare, ma quelli amministrativi. Noi lanciamo un segnale al Comune, benchè sia chiaro che ci sono anche profili urbanistici, per la viabilità. Possiamo però assicurare che il progetto, almeno sul piano economico, è sostenibile e può trovare imprenditori interessati, come in questo caso. Oggi sei tagliato fuori dal mercato se presenti qualcosa che non ha una logica finanziaria”.

Piccole note di speranza, a margine di un incontro che, con ottimismo, vogliamo e dobbiamo vedere col bicchiere mezzo pieno.