Capolista sempre più sola nella Division Sud Ovest, la BPMed Napoli è giunta domenica scorsa alla sua nona vittoria consecutiva in campionato. Qualificata per le Final Four di Coppa Italia, 38 punti in campionato frutto di 19 vittorie e solo 4 sconfitte (di cui tre consecutive in trasferta) ,vanta la migliore difesa del campionato con una squadra che concede raramente più di 70 punti, Omegna, Torino, Trieste e Capo d’Orlando comprese. Questo però basta agli azzurri per considerare la trasferta di Recanati come un tappeto rosso su cui passeggiare nel freddo clima del PalaCingolani? In tutta onestà pensiamo di no.

Certo, la differenza punti non fa testo (sedici di scarto), e un tonfo abissale come quello di Chieti, prossima avversaria degli azzurri nel prossimo infrasettimanale, dimostra comunque che i target stagionali sono e resteranno diversi tra le due compagini. Tuttavia questa BPMed, che ha dimostrato che anche contro le grandi si può trovare il bel gioco, è guidata da un coach come Maurizio Bartocci, che ha sempre predicato (e con successo) un profilo basso e realistico, considerando strategico ogni match in quello che è ormai ritenuto da tutti un cammino da aspirante neo-promossa.

Dunque il big-match delle capoliste del Sud (che sarà diretto dai Sigg.ri Canestrelli di Genova e Chersicla di Erba, Como), rappresenterebbe per un verso un’ottima risposta a chi tra Capo d’Orlando e Ferentino uscirà vincente dallo scontro diretto del PalaFantozzi, proseguendo in una rincorsa forse ormai disperata, probabilmente inutile (Orlandina a -10, Ferentino a -12 con un recupero da disputare contro gli azzurri il 1° marzo), dall’altro si vivrebbe questa trasferta come utile viatico per rivedere questo branco di leoni come collettivo capace anche di virare verso un gioco più oliato ed efficiente, soprattutto dopo il netto (ma giustificato) passo indietro con Capo d’Orlando, e riducendo nel contempo gli entusiasmi di una La Fortezza che, stando al passo falso di Chieti a Matera, potrebbe allungare in vetta alla Division Sud- Est.

Infatti l’andamento molto fisico e la grande difesa a uomo degli avversari ha costretto Napoli a duellare senza l’apporto offensivo del suo uomo cardine, Bernardo Musso: gli azzurri, come detto, hanno mostrato le unghie e hanno prevalso nel confronto tatticamente, soprattutto nell’ultimo quarto, contrapponendo al dentro-fuori ospite un efficace zona abbinata a un agile quintetto (con un ritrovato Gatti schierato da 5), ma i rischi di perdere sono stati concreti e la provvidenziale tripla di Sabbatino (atteso ad una replica dell’ottimo match di andata, probabilmente il migliore della sua stagione) ha frenato ogni velleità ospite: ciò detto, è necessario comunque prendere confidenza con uno scenario che molto presto, già con Legnano e soprattutto nei play-off, potrebbe vederci sguarniti di una punta che già Torino e Capo d’Orlando hanno saputo limitare contenendo la nostra carica offensiva, così come la stessa Recanati nel primo tempo della già richiamata sfida di andata, chiusasi al PalaBarbuto per 83-72 e necessaria alla causa azzurra per ritrovare quel feeling casalingo svanito due settimane prima contro la FMC Ferentino, e mai più perso nonostante le visite eccellenti delle scorse settimane.

Quanto a quella sfida non esitammo a definirla un vero e proprio crescendo di qualità. Nonostante infatti le limitatissime rotazioni azzurre (appena 19 i minuti accumulati da Rotondo,Guastaferro e Mariani), il ritorno alla vittoria dei bianco-azzurri di coach Bartocci fu bello perché frutto di un’ottima reazione a un primo tempo falloso e dal gioco sporco. Complice fu anche l’ottima zona match-up alternata a press praticata dagli uomini di coach Coen (spesso proficui dal perimetro), e il tutto nonostante la granitica e grintosa compattezza a rimbalzo (difesa fino a fine match con il divario di 43 a 27), e nonostante già in questa fase si realizzassero alcune tra le premesse tecnico-tattiche per il sorpasso e il successo maturato nella ripresa.

Queste premesse, ben incarnate dall’atletisimo super, ma ancora troppo diesel di Musso (continuo a rimbalzo ma offensivamente macchinoso nel primo tempo,soprattutto sotto canestro),da un Iannilli fautore di un tonnellaggio meglio capitalizzate, e da una maggiore fisicità in penetrazione di Gatti e Rizzitiello (ciononostante non meno rinunciatari a iniziative dall’arco, talvolta fuori-ritmo), si espressero in un gioco più vario, esaltato spesso nella transizione su palle recuperate, ma che sa anche essere più naturale a difesa schierata, meno forzato, con più automatismi e più attento alle soluzioni in post. Un gioco insomma che ha quindi stonava con la perimetralità eccessiva registratasi nelle prime giornate della stagione, e che anche in difesa, soprattutto su un Evangelisti minato dai problemi alla gamba destra, e un Gilardi spinto ai limiti dell’anonimato,  mostrò progressivamente coerenza e integrità, rischiando ripetutamente con raddoppi sui cambi difensivi, evitando le transizioni.

Abbiamo accennato in precedenza a Nunzio Sabbatino, che in quella occasione diede probabilmente il meglio di sé, orchestrando di più, trovando maggiore intesa con Iannilli  e controllando di più il gioco, ma senza limitare quell’emotività, quella tensione che nei tempi recenti ha spesso reso nocivo  il suo rednimento. Sembrava essersi liberato da ogni timore reverenziale verso le responsabilità generatesi dalla piazza con mis-match lodevoli, partenze in palleggio di godibile rapidità e falli subiti decisivi nel distacco del quarto quarto, ma soprattutto, in generale, un approccio al match meno teso e preoccupato: lo stesso che sfoggiò anche Marco Ceron, migliore tra le fila degli effettivi dell’ex Reggio Emilia e San Severo (convalescente,dopo il recente infortunio al femore), e forse troppo isolato nei momenti in cui gli allora ospiti, troppo statici per linee esterni, potevano comunque giocarsi questo match grazie alle soluzioni balistiche di Pierini.

Da questa cronaca ricaviamo due dati: il contributo solido e costante offerto dal capitano (9,5 + 4,5 rimbalzi), e dal gioiellino ex Reyer (12,6 + 4,4 rimbalzi con 3,8 falli subiti) , ma soprattutto  la verve un po’ sottotono degli avversari più attesi, oggi chiamati dalla tifoseria gialo-blu a scalpitare come non mai per quella che sarà la prima sfida giocata da 17 giorni a questa parte: Marco Evangelisti e Federico Gilardi.

Il primo, allora fortemente limitato per problemi al ginocchio, ha presto ritrovato i suoi ventelli e la sua incontenibilità nell’uno contro uno: virtù indispensabili nelle prime quattro vittorie di una striscia che oggi recita sei vinte nelle ultime sette, ma i cui entusiasmi sono stati frenati dalle più recenti prove incolori contro Firenze e Fabriano, su cui comunque i leopardiani l’hanno spuntata nel recupero di mercoledì scorso per 88-82): appena 5 punti, 2/9 dal campo e 27 minuti giocati il bottino complessivo accumulato dell’ex Trapani e Barcellona nelle scorse settimane, nella speranza (da noi non auspicata) di ritrovare con Napoli i numeri giusti.

Il secondo , che, ha giocato gli ultimi due anni con la casacca biancazzurra di Matera realizzando 12.2 punti in 28.6 minuti nell’ultima stagione, continua a viaggiare su cifre irreali rispetto al suo pedigree:  pur giocando 26 minuti, ha solo 7,1 punti mediamente messi a segno, cifre che ribadiamo sono ancor più paradossali se si pensa che la doppia cifra è stata raggiunta solo 2 volte prima della sfida con Napoli (contro Trento alla seconda e da ex contro Matera), e che, nonostante le migliori cifre al tiro (41% dal campo), il peso individuale latita nei falli subiti (appena 1,8): eppure si considera che, come per Evangelisti, le prime vittorie della striscia positiva sono coincise con due quattro doppie cifre consecutive (16,4 di media col 58% dall’arco e 3,1 falli subiti),  mentre resta costante il già discreto contributo a rimbalzo (2,3), riflesso di una caratteristica comune a tutti i piccoli del roster leopardiana e da tener presente nell’interpretazione del match.

In regia Recanati si affiderà come al solito alle sapienti mani del pavese Roberto Fossati, play puramente ancillare classe ’78 che, leggermente ritrovato nell’intesa verticale con l’altro senatore Paolo Chiarello (18° stoppatore di lega, costante nei suoi 8,7 punti + 5,2 rimbalzi in 28’ con 2,5 falli subiti),  attualmente vanta 8.6 punti e 2,2 assist in 26′ minuti di utilizzo (53 % da 3 e 2,5 rimbalzi).

Ora però, soprattutto con la convalescenza di Simone Centanni (che proprio contro Napoli riportò una micro frattura alla caviglia destra da almeno un mese di stop), Fossati sarà sempre più spesso affiancato in quintetto da un signor talento:quello di Andrea Traini, playmaker clase ’92, proveniente dalla Scavolini Siviglia Pesaro (Serie A), e che approda alla corte del presidente Pierini con la formula del prestito.

Il giovane (fa parte della Nazionale Under 20), è tra l’altro di Porto Recanati, quindi la società fortezzina, anche in vista di possibile post-season, non si è lasciata scappare un diamante grezzo che vanta già diverse presenze in A e in competizioni internazionali, ma che quest’anno si è trovato improvvisamente “chiuso” dagli acquisti di Hickman, Cavaliero e dall’arrivo del lituano Arminas Urbutis. La Scavolini (con la quale è sotto contratto per 3 anni) vede però in Traini un futuro a Pesaro per cui ha subito accolto la richiesta di Recanati dove potrà accumulare minuti e proseguire la sua maturazione in un campionato “tosto” e dove dovrà far valere la sua differenza di categoria. Nella stagione passata Traini ha registrato oltre 6 minuti di media  e 2,4 punti a partita, tuttavia, nelle gare finora disputate in casacca Vuelle in questo scorcio di stagione  3′ di utilizzo medio e 0,7 punti. Qualche maligno mormorà di un carattere troppo poco malleabile, ma le prime cifre cono in crescendo: prima 4 poi 9 punti mercoledì scorso, con 2/2 da 3 accanto a 5 rimbalzi e 3 assist: occhio.

Altri due interessanti giovani trovano poi spazio nel roster de La Fortezza: l’ala grande Matteo Pierangeli, classe 1992, che sta ricevendo pochi minuti ma sfruttati con grande brillantezza (8 con 3,3 punti col 50% da 2) , e soprattutto con il pivot Alessandro Cecchetti, classe 1991 che, dopo aver abbondantemente ripagato la fiducia del coach, viaggiando a 7,4 punti di media in circa 16 minuti a partita (59% da 2 e 4,3 rimbalzi), ha esorcizzato alla grande un infortunio che lo ha fortemente limitato nel girone d’andata, distinguendosi per ottime performances nelle ultime allacciate di scarpe, Trieste compresa.

Ad alternarsi poi in panchina a disposizione di coach Coen ci sono 4 giovanissimi classe ’94 e cioè Gurini, Magrini, Larizza e Flamini.

Presentati gli attori, non resta che assistere allo show, sperando che arrida ai migliori.