NAPOLI – 21 giornate di attesa possono giustificarsi rispetto al match che presenteremo e che domenica (ore 18) onorerà il parquet di Fuorigrotta, nonostante il clima rigido? Probabilmente sì, visto che forse questo confronto, da tutti atteso (ma da nessuno temuto), servirà a tanti per chiarire le idee su chi, allo stato attuale, aspira davvero a comandare in DNA. Infatti a contendere i due punti alla BPMed Napoli (miglior difesa della lega con 1368 punti subiti) arriva la Paffoni Omegna. E non citiamo a caso il primato degli azzurri, reduci dalla vittoria musso-rizzitelliana di Castelletto, visto che gli avversari, candidati n.1 alla promozione in Legadue, rappresentano il miglior attacco della categoria attestandosi a quota 1677 punti segnati (ben 89,3 di media).

IL CONTESTO PRE-PARTITA

La sfida ,quindi,già a partire da due fredde cifre, ci rivela un dato capitale e intrigante: non solo vedremo il meglio che al momento può offrire questa serie, ma assisteremo a un confronto di due visioni di gioco, due sistemi, due approcci al campo quasi antitetici, ma entrambi fino ad ora vincenti. Qualcuno, già ne siamo convinti, ridimensionerà la portata di questo match: c’è chi dice che nessuno ci tiene davvero ai due punti, dato che tutte le dirette concorrenti sono lontane e una sconfitta di tanto in tanto può sempre starci; c’è chi poi potrà invocare l’assenza di Franco Prelazzi, con tutta la sua aggressività e la sua fisicità in post. Noi però non ci allineamo a questo pensiero ” a perdere“, proprio perchè pensiamo che entrambe scenderanno per vincere. Perchè? Primo: c’è una classifica che parla chiaro, e risultati alla mano non c’è tanto da interpretare, visto che ventuno giornate sono sufficienti per capire che sono poche, forse solo due o tre squadre potranno reggere i ritmi di Napoli e Omegna fino a fine corsa, e a quel fine corsa sono sempre di più a dire che ci saranno proprio Napoli e Omegna a contendersi lo “scudettino”. Un assaggio di questo scontro molti lo vedono già a Legnano, di cui questa sfida può costituire una sorta di warm-up a distanza.

Da un lato quindi c’è un quintetto azzurro che forse, in partenza, neanche la stessa Omegna può pareggiare per qualità di base e per talento squisitamente legato ai singoli. In due partite, forse, abbiamo visto il meglio di quelle individualità che hanno impennato da subito la stagione degli azzurri, la cui marcia è tornata ad essere spedita con ben sette successi consecutivi. La duttilità offensiva delle nostre ali, quando c’è, è sempre stata straripante, e il terzo quarto di Simone Gatti contro Torino, così come il secondo tempo in Ticino di Rizzitiello lo dimostrano, in linea con altre partite che, soprattutto a inizio stagione, gli ex Sant’Antimo e Piacenza hanno deciso non tanto con la difesa collosa, ma con lo slancio, quasi insensato ma per questo geniale, di chi, proprio nei possessi più caldi e nella lotta a rimbalzo negli istanti roventi, sa quando attingere al meglio del proprio repertorio e canalizzare con efficacia tutte le buone energie di una piazza come Napoli.

Non dimentchiamoci poi di una panchina che, se in alcuni aspetti ha decisamente deluso, si è riscattata in altri, e soprattutto grazie chi non ti aspetti si è coperta di grandi meriti. Paolo Rotondo, nonostante l’aspetto smilzo, e soprattutto nell’apporto a rimbalzo, non ha mai dato così tanto negli ultimi tre anni di terza serie, e giocatori come Guastaferro e Bastone ci hanno sorpreso, mostrando valide capacità di lettura e di interpretazione tattica, stando lì dove serve e dando sempre una mano, con tanta umiltà e senza fronzoli, legittime ingenuità permettendo.

Sottolineamo poi il contributo di Iannilli, che, con la splendida ripresa in casa SBS, ha prima esorcizzato l’infortunio convertendo i limiti di partenza in punti di forza, e poi ha fatto sì che l’indistirubato secondo tempo di Cotani fosse compensata dal contenimento di un pivot pericoloso come Raminelli. Il capitolino inoltre, se portato fuori segnando poco (come nel primo tempo), smista sempre assist funzionali ai tagli delle ali o per scarichi agli esterni; del resto invece i tre secondi sono il suo habitat, e il suo secondo tempo dimostra che in quella porzione di campo non c’è n’è davvero per nessuno. Ne vogliamo parlare poi del gioco totale di Musso, che sfiorato l’ennesimo trentello, si conferma leader incontrastato e faro indiscusso del gruppo di Bartocci? Infine una considerazione sul gruppo in sé, e della sua difesa, spesso granitica, ma soprattutto reattiva nel match di 5 giorni fa. Il primo tempo, con le tante e troppe zingarate senza argini di Ferrarese e Piazza avrà certamente fatto storcere il naso al coach casertano, che però nell’ultimo quarto ha finalmente preteso e ritrovato quelle maglie strette e quei raddoppi sistematici di cui spesso, e giustamente, si è vantato nei tanti incontri post-partita di questa stagione, oggi giunta al primo varco importante.

L’AVVERSARIO: OMEGNA

Cosa c’è però di fronte? C’è la profondità esasperata delle rotazioni, il bel gioco e la freddezza dei cuneo-verbanesi, che nonostante gli infortuni e le mancanze di non poco conto in corso d’opera (prima quella di Prelazzi e tutt’ora in essere, poi quella di Casadei, rientrato tre settimane fa), vincono sempre e comunque, e piegano i tanti eretici della sua “egemonia” giovandosi dei mille conigli che il grande ex Roberto Di lorenzo può tirare fuori dal suo cilindro. Tra queste, e accanto a quelle di stelle più stagionate come il fiuto offensivo della volpe Picazio e l’estro limpido di Bertolazzi, spiccano in particolare tre talenti cristallini: tutti in doppia cifra, e tutti con ampi margini visti i loro 22 anni. Andrea Saccaggi, Stefano Masciadri e Tommaso Raspino, col loro contributo e il loro spazio in crescendo, dimostrano che i giovani posso davvero decidere in questa serie nata apposta per fan contare i giovani , e che la gioventù, se ben promossa, non è un rischio o un costo, una zavorra che le regole purtroppo impongono e su cui investire il meno possibile se si vuole il vertice, ma ne può essere semmai una premessa, una precondizione, soprattutto per chi, come Omegna, vuole ragionare in un’ottica di lungo periodo. Ed è ancora quest’ottica che ci fa capire due cose: perchè uno come Paolo Paci (classe ’90) non ha paura di rimpiazzare Prelazzi e gestire le pressioni del quintetto, e perchè Omegna sia orgogliosa di una storia lunga, e che proprio grazie ai giovani ha saputo rinascere.

OMEGNA: LA STORIA

La pallacanestro è vita per Omegna da più di un secolo, anzi da più di 110 anni, perchè esattamente nel 1901 nasceva l’Oratorio Maschile retto dai Missionari S.Croce : al suo interno fu infatti creata una sezione di carattere sportivo che prese il nome di “Fulgor”. La “Fulgor” tuttavia si dedicherà stabilmente alla pallacanestro solo a partire dal 1938, ma appena un anno e mezzo e scoppierà la seconda guerra mondiale, con le conseguenze della ricostruzione a rinviare una ripresa che avverrà solo nel 1953,  quando il consiglio della “Giovine Omegna” decise di ufficializzare la creazione della “sezione pallacanestro” della Fulgor.

Nello stesso anno vi fu la prima partecipazione al campionato di Prima Divisione, che istituita nel 1930 come cadetteria rispetto alla Divisione Nazionale (l’attuale Serie A), negli anni ’50 rappresentava il quarto livello della pallacanestro maschile italiana. Al debutto i rinati omegnati rinati omegnati chiusero con un brillantissimo primo posto, e nel 1957 arriva la promozione in serie C.

Sono gli anni della ricerca di una partnership affidabile, e tutti i requisiti si inverano nella ditta “ALFRA” o Fratelli Alessi: un nome che lancia presto la compagine fulgorina verso aspirazioni di serie B, aspirazioni che, sfiorate nel ’58, si avverano l’anno seguente con l’accesso alla cadetteria. Ma le ambizioni non si fermano, e la scalata è inarrestabile: già nel ’61 è terzo posto, ma nel ’62 ci si supera arrivano all’apice tuttora intatto della storia Fulgor: la promozione in Serie A. Su questo successo però aleggia l’ombra di una palestra che non c’è, di un impianto che possa accogliere la squadra. C’è quindi il trasferimento ad Arona e l’ottavo posto in stagione regolare, ma il problema, rinviato, si ripresenta puntualmente nel settembre ’63: la F.I.P. chiamerà, ma senza che la società rispondesse, annunciando la cessazione di ogni attività.

Si apre così una fase tormentata fatta di rinascite e di eclissi, ma andiamo per gradi.

Un primo vuoto viene colmato nel 1978, una volta che si reperiscono le risorse necessarie per la costruzione di un centro sportivo nella frazione di Bagnella. Si pone così la prima pietra per tornare alla carica, e ripartire proprio lì dove la storia fulgorina è iniziata, e cioè dalla Prima Divisione, ora però retrocessa all’ottavo livello nazionale, il quarto regionale. Presto però si riprende quota la risalita d’ufficio in Promozione, e per l’arrivo in Serie D occorrono altri tre anni (1983), figurando poi con un ottimo terzo nella nuova serie, dove poi i rossoblu resteranno a lungo ma sempre nei piani alti. Arriviamo così al 1992, quando alla alla guida di una squadra con tanti confermati, e soprattutto tanti omegnati del vivaio, viene nominato un ex giocatore oggi GM della Fulgor:Michele Burlotto. La stagione produce un ottimo primo posto nel girone d’andata, ma dopo il girodi boa si vive un calo prima fisiologico, poi rischioso con l’inseguimento delle rivali sempre più alle calcagna. Si arriva ad una tesissima ultima giornata, ma i limitati distacchi non cambiano: perdono tutte, anche Omegna sul campo di Cuneo, ma la leadership non viene meno, e arriva la promozione in C1:dopo 35 anni si torna al punto di partenza.

Ma in casa Fulgor non se ne parla di stabilità: gli anni in terza serie sono durissime, le salvezze sono agognate fino all’ultimo e accanto ai risultati stentati si affiancano i problemi di bilancio e di gestione di quella che nel ’95 torna ad essere un’emergenza per l’esistenza. Lo storico Presidente Pastore ripiega quindi per la Serie D, sostenendosi sulle vendite eccellenti del vecchio roster, e si apre una stagione di transizione coronata dalla finale play-off per la C2: ma presto si notano tutti i segni di agonia che è stata soltanto prolungata, e per pochi mesi: infatti finito il campionato Pastore lascia, e anche la Serie D si tramuta in un miraggio.

Già nel ’96 si cerca di riassestare i cocci partendo dalla ricostruzione del settore giovanile, curata dallo storico consiglere Eugenio Mottetta, e rifondando quindi le categorie Juniores e Cadetti, che subito però mostrano grande competitività: nel ’98 si torna in Promozione, e il sostegno economico si stabilizza grazie all’impegno della famiglia Pirazzi, essenziale in una struttura che vede sempre Burlotto nei ranghi, stavolta in qualità di Direttore Sportivo. Per tornare in Serie D  è questione di mesi, con una stagione senza sconfitte, ma il tiro, come spesso accade in questa storia, si alza sempre di più, e per il nuovo millennio (1999-2002) si inanellano ben tre promozioni consecutive, dalla C2 alla B2. La fame di riscatto però non si esaurisce, e dopo tre stagioni alle soglie dei vertici (due semifinali e un quarto di finale play-off) il 2005-2006 è l’anno giusto per l’operazione B1. Nel corso dell’estate vengono meno grandi tifosi (come Tiziano Beltrami), e grandi dirigenti come Enzio Bellotti e Gian Carlo Comazzi: colpi duri che si aggiungono all’assenza di un main sponsor. Alcune partnership però dimostrano che la tempra dei verbanesi sia ormai congeniale alle difficoltà, e con Crotti in panchina la stagione assume un andamento diesel: quattro sconfitte nelle prime quattro partite, fra cui contro i cugini e i rivali di una stagione, quelli di Borgomanero, ma poi terzo posto in regular season, e la finale play-off più dura e più suggestiva, sempre contro Borgomanero. La serie parte male con la perdita del fattore campo è piena di sussulti, di novità dell’ultim’ora e di sfide lottatissime, ma il fattore campo viene subito riacquistato, e in gara 4 Castelletto viene espugnata e la B1 è in cassaforte, con l’acquisto dell’estate Marco Guerci che firma il libro della storia con 7/7 dal campo.

La terze serie è di nuovo realtà, e per la nuova stagione, la prima al PalaBattisti di Verbania, Mottetta cerca e trova sponsor per allestire un organico solido, che fra tutti vanta i nomi di Pilotti,Spigaglia e Alberti (presto infortunato), accanto a giovani talenti come Marino e Gallea.Nasce un collettivo che parte benissimo, ma che involve gradualmente perdendo anche in casa. Arriva però Federico Maiocco (oggi perno della Paul Mitchell Pavia), al posto di Max Spigaglia, e il ritmo che presto si ritrova è quello dei play-off, con un quinto posto finale poi tramutatosi in ottavo per via di due sconfitte consecutive. L’abbinamento post-season però è il peggiore possibile, e si affaccia Brindisi, vera e propria dominatrice del girone meridionale: la serie è sì persa per 2-0, ma non senza fischi dubbi sul finale di gara 2, e l’aver onorato al meglio una serie meno impari del previsto può in parte rincuorare i sostenitori rosso-blu, scossi però da nuove crepe societarie in estate. Manca infatti un sostegno sicuro e saldo a cui aggrapparsi, ma l’azionariato popolare che viene promosso da figure come il nostro redattore Daniele Piovera ha il merito di porre termine allo stallo che avrebbe presto significato la terza scomparsa in cinquant’anni. L’iniziativa infatti solletica l’attenzione di Ugo Paffoni, che su sprone del tandem Mottetta-Burlotto, aderisce alla causa. Gli obiettivi restano sempre gli stessi: qualificazione ai play-off, da lì si vedrà. I risultati sono confortanti, con la semifinale di coppa e la consapevolezza per cui, con 3 giornate da disputare bastano, quattro punti per entrare nella lotteria.Tuttavia giunge sempre quello che no nti aspetti, e che forse per un supporter fuglrino giunge ogni qualvolta si sfiora il meglio: tre sconfitte di fila portano infatti nella palude dei play-out, dove l’avversario è , come sempre, quello meno desiderato. Si tratta di Asti, in una sfida al meglio delle tre gare, con il primo atto da giocarsi proprio in terra astigiana. I locali, complice anche un’infermeria fulgorina letteralmente piena, sale 1-0, e le partite successive non sembrano meno blindate, ma prima con Innocenzo Ferraro, poi con Marino, Omegna vince sempre al colpo di reni, salvando un progetto che oggi vive una fase di stabilità (quarti e semifinali play-off nelle due stagioni successive), ma che oggi prefigurano un’espansione che tocca il suo punto più alto, con l’assalto dichiarato alla cadetteria.

OMEGNA: IL ROSTER

Infatti tutte le mosse estive della compagine ligure indicano ciò che essa voleva essere (ed è) in questa stagione , e cioè la corazzata della conference e una delle candidate d’obbligo per la vittoria nei play-off promozione, lo scorso anno sfuggito per un soffio causa vittoria di Treviglio a Trento.Gli elementi ci sono tutti: un coach brillante e sfrontato (Giampaolo di Lorenzo, già promosso con Forli,in sostituzione del biennale Andrea Zanchi); la permanenza dei fari della scorsa stagione (Picazio e Saccaggi), la ricerca di un asse play/pivot di sicura affidabilità (Bertolazzi-Prelazzi), mediato dal 3 jolly ex Siena Casadei; l’inclusione di giovani alcuni dei quali già pronti per esplodere: Paci, Masciadri, così come Touré (folletto di Varese in DNB), e Raspino, ex Trieste.

La Fulgor presenta sicuramente con il tipico assetto di una squadra di sistema, con tante frecce nella faretra, con varietà di soluzioni, e con un assortimento di effettivi tutti accomunati da grande caratura tecnica e spessore atletico tattico: l’unico neo di questo quadro perfetto è l’assenza senza Prelazzi di un rimbalzista di peso, e Napoli dovrà partire da qui per scardinare e sbaragliare il branco rosso-verde.

Partiamo però col presentare da subito il coach dei Lupi, la guida di questo branco: un altro deluso della scorsa stagione (proprio come la sua nuova squadra), e grande ex di questa giornata. Si tratta di Giampaolo Di Lorenzo, che da giocatore cresce nella Partenope, con cui debutta anche in A1, per poi scendere in B2 nel periodo compreso tra il 1989 e il 1992. “Dilo” tornerà quindi nel professionismo disputando cinque campionati di A2, e ancora coi colori della Partenope, prima dell’esperienza flegrea nella Serapide Pozzuoli. Nella stagione 1998-99 si trasferisce quindi alla Libertas Forlì, ma è l`ultima stagione prima della scomparsa del club, che militava anch`esso in A2. Di Lorenzo rimane in Romagna contribuendo alla salita in B1 della seconda squadra forlivese, quella Fulgor che nel 2003 finirà per fondersi con la rinata Libertas. Nel 2005-06 vive quindi la sua ultima esperienza agonistica da giocatore, assumendo il doppio incarico di giocatore-allenatore di Brindisi. Appese poi definitivamente le scarpette al chiodo, allena, e da subito la sua pallacanestro risulta frizzante, fatta di un gioco spettacolare e divertente, conquistando il gradimento di tanti, dapprima per un biennio a Potenza (dove ottiene una promozione in B1 e una salvezza l`anno successivo), quindi nel 2008 a Forlì, dove vi fa ritorno portando la Libertas in Legadue dopo il ripescaggio del club avvenuto nell’estate 2010. L’impatto con la nuova serie non è però dei più esaltanti, e dopo una serie di sconfitte pesanti la società solleva dall`incarico il coach, che approdato in Piemonte, rivoluziona il roster presistente, modificandolo per 8/10 e del quale fanno parte i due confermati della passata stagione: Pier Paolo Picazio e Andrea Saccaggi.

Il primo, già a Latina dal 2002 al 2004, è stato confermato dopo un’annata precedente molto sfortunata. Classe ’79, esordiente in serie A nel 1998 con la maglia di Reggio Emilia (dove rimane fino al 2001), ha già militato in A Dilettanti con le casacche di Firenze e  Casalpusterlengo, oltre che con quella pontina, distinguendosi sempre come esterno molto esperto e dalla mano calda: sicuramente uno dei punti di forza di questa squadra che è ben assortita e potrà presentare varie opzioni offensive, come dimostrato del resto dai suoi 9,9 punti (davvero decisivi nei testa a testa contro Firenze e Treviglio) col 57% da 2 e il 40% da 3, accanto a 2,5 falli subiti e 1,5 assist.

Occupiamoci quindi di Saccaggi, 1989 che indosserà la maglia n.20. Under proveniente dal vivaio dalla Benetton Treviso (dove nella prima parte della stagione 2009-2010 ha sempre presenziato in prima squadra, per poi arrivare in Piemonte),Play-guardia che all’occorrenza può effettuare entrambi i ruoli, l’eroe di Matera ha chiuso la stagione scorsa in maglia rosso-verde con 11.6 punti di media i 26 minuti di utilizzo: cifre grossomodo confermate, e migliorate soprattutto al tiro (57% da 2, 46% da 3), senza dimenticare i 2,6 falli subiti con 1,7 assist.

Passiamo quindi ad analizzare i nuovi acquisti estivi, partendo dal metronomo che, alternandosi con Saccaggi, detterà gli schemi in campo: sipario quindi per Matteo “Teo Gegno” Bertolazzi.

Parimigiano classe ’79, e reduce dalla stagione in Legadue con Casalpusterlengo, il folletto di 175 centimetri non porta tanti punti, ma sicuramente esperienza, rappresentando un vero e proprio fattore in DNA: valgano su questo le altre e gratificanti esperienze  in cadetteria con le casacche di Vigevano, Pistoia e Imola. Stiamo parlando del primo assist-man della lega (4,9), e del secondo “lupin” del campionato (3,3 recuperate), senza dimenticarci l’ottimo 43% dal campo, i 2,8 rimbalzi oltre a 3,4 falli subiti che compensano gli 8,1 punti per allacciata di scarpe.

A partire da Picazio,Saccaggi e Bertolazzi, che sono esterni più canonici, si dispiega poi una lunga lista di esterni molto versatili ed elastici rispetto alle esigenze di gioco.

Cominciando per esempio dal secondo ’89 del terzetto delle meraviglie, alla sua seconda esperienza in A Dilettanti, ma che come detto al momento rappresenta senz’altro una scommessa vinta nel piano mercato:Tommaso Raspino. Nativo di Vercelli, ha fatto tutta la trafila delle giovanili a Biella, dove ha conquistato puntualmente finali nazionali e maglia azzurra di categoria. Al termine del percorso delle giovanili è stato per un anno nel roster della Serie A, per poi emigrare in Legadue a Pavia, dove ha giocato una decina di minuti di media e successivamente a Trieste. Grande atleta, con capacità di colpire dall’arco ma anche di chiudere a canestro in avvicinamento (65% da 2),  è in leggero calo nell’ultimo mese, ma sa crearsi tiri (questo lo porta ad accentrare talvolta i possessi, di qui le 2,8 palle perse), e può scendere in campo con almeno tre ruoli, mostrando un approccio  tecnico e molto intelligente, ben sottolineato dai 4,3 rimbalzi con 3,2 falli subiti e 1,5 assist.

Occupiamoci quindi dell’ultimo tassello dell’ormai noto trio omegnate, “Mano di ferro e guanto di velluto” Stefano Masciadri. 200 cm per 93 kg, vanta già esperienze importanti a livello di campionati. Di proprietà della Virtus Bologna, dove gioca nelle formazioni di settore giovanile, viene prestato alla FulgorLibertas Forlì, proprio con Giampaolo Di Lorenzo, dove è sempre protagonista di ottime prestazioni. Nella scorsa stagione un’ utile esperienza in LegaDue con Casale Monferrato, terminata con la promozione in A1. Lavoratore ma un pò troppo altalenante, possiede le qualità di un grande atleta ma con un tiro di livello superiore, ed è noto per i suoi approcci difensivi molto stretti, permettendo così di ruotare i giochi e scegliere varie situazioni tattiche. Schierabile nel ruolo di 3 ma all’occorrenza come 4 stoppatore senza sfigurare, Masciadri presenta 12,1 punti + 6 rimbalzi, con il 63% da 2 oltre a un magico 45% da 3.

Addentriamoci così  nell’area pitturata, dove troviamo due giocatori davvero molto esperti per la categoria. Il primo è Daniele Casadei, al momento principale riferimento offensivo degli ospiti, visto l’infortunio che porrà fuori campo Franco Prelazzi. All’attivo un bel triennio di passionale ad Imola in A1 (1999-2001), e reduce, sempre con la divisa romagnola, da un altro tirennio in Legadue (integrato con la stagione 2001/2002 disputata a Ragusa), il bolognese di è distinto soprattutto con  le quattro stagioni (più che positive) alla Virtus Siena: ora quindi ha deciso di spostarsi, e di arrivare in una squadra competitiva che, capitalizzando il suo talento, lo porti verso nuove soddisfazioni. Il suo è un ruolo importante negli equilibri di squadra (12 punti col 60 % da 2 e il 34% da 3 + 4,9 rimbalzi e 2,9 falli subiti), e sarà schierato spesso da 4, anche se Di Lorenzo potrebbe optare anche per un Casadei da 5 (in un quintetto diverso e più basso) per sostituire (come accadrà) il 5 titolare  Franco Prelazzi, altro uomo di enorme esperienza in questa formazione, ma che solo oggi ha ripreso gli allenamenti a lavoro differenziato. Ciononostante riepiloghiamo per onor di cronaca la sua carriera. ‘El Gaucho’, argentino di San Francisco de Cordoba, nato il 25 Agosto 1979, alto 205 cm per 110 kg, è sempre stato un giocatore capace di spostare gli equilibri in campo con la sua grinta ed il suo carattere focoso che ha infervorato le tifoserie delle squadre con cui ha giocato e spesso anche vinto. La sua carriera parla chiaro: inizia in Argentina con il Sant’ Isidro dove si guadagna la promozione in Serie A, poi arriva in Italia a Rieti, Fidenza ed alla Univer Castelletto in B1 dove centra (al PalaBattisti) la A2. Passa poi a Casale Monferrato nuovamente in B1 rivince il campionato e risale in A2, va a Caserta e Fabriano in Legadue, poi a Brindisi in B1 dove torna a vincere il campionato ed ancora a Castelletto. In tutto 3 campionati vinti nel bel Paese ed uno in Argentina.  Ora Prelazzi dopo le annate con la maglia dei ‘cugini’ di Pallacanestro Lago Maggiore ha accettato l’offerta giunta dai rivali di sempre, convinto dalla bontà del progetto tecnico rossoverde, a cui in appena 9 partite ha contribuito con 14,9 + 6 rimbalzi, , assieme a 3,2 falli subiti e  1,6 palle recuperate.

Completano quindi il roster l’emergente Paolo Paci, nato il 5 luglio 1990, 205 cm di altezza, proveniente da Basket Cecina (ex compagno di Leo Mariani), e di Mohamed Tourè, playmaker, nato il 27 aprile 1992, 189 cm, dalla Abc Robur et Fides Varese. Altre scommesse per la società piemontese, in una stagione dove gli under rappresentano davvero una risorsa importante, vista la riforma attuata dalla federazione, e che anche in questo caso, come già anticipato non deludono (rispettivamente 4,6 e 4,7 punti in 13′).

Date così le coordinate della navigazione, speriamo che il match soddisfi le attese, attese che, vista anche la nostra preview, non sono di certo poche.