NAPOLI  – La moda inevitabilmente sembra imporcelo,  e sebbene la nostra prospettiva non sia al riguardo tanto favorevole, essa tuttavia non può sottrarsi dall’offrire, rispetto al prossimo match della BPMed , una cornice coerente con un’occasione di cui non sottolineremo tanto la natura di posticipo a chiusura della settima giornata di DNA, quanto i suoi risvolti storici e tecnici, tutti suadenti e da scoprire.

IL CONTESTO PRE-PARTITA. In realtà essere 6-0 e con avversari quali Matera,Ruvo e Capo d’Orlando e Ferentino già sorprendentemnte a distanza e boccheggianti pone tutti noi di soppiatto rispetto a previsioni di inizio stagione che, pur smentendoci (e con gioia immensa), in parte hanno sempre prefigurato un ruolo della BPMed ben lungi da quello riduttivo comprimaria o di comparsa.
E se la critica solonica fino a due settimane fa poneva il calendario facile come ragione prima di questo avvio sprint fatto tutto di emozioni da calvario e di successi al cardiopalma, le vittorie con Ruvo e Trieste, benchè maturate sempre sul filo del rasoio, hanno tuttavia garantito a questa compagine innegabili salti di qualità ai nostri occhi, estasiati rispetto a una formazione che, postasi spesso come titanica in difesa, ha finalmente saputo iniziare a fendere e incalzare anche in attacco.  E su questo non esitiamo a  pensare che questo salto viveva già da tempo nelle menti e nei cuori di questi ragazzi che,  nonostante qualche evidente difficoltà nella tenuta a rimbalzo (ben 20 rimbalzi offensivi concessi, soprattutto per Gandini e Mastrangelo negli ultimi 15′, complici un Gatti in calo fisiologico e un Iannilli da rivedere, nonostante gli encomiabili numeri di Musso e di un Rizzitiello godibilissimo nel suo gioco più basso e interno) , e pur con qualche intesa di gioco ancora da registrare per un più effiace e ragionato mantenimento dei possessi (23 palle perse contro 16), hanno ancora una volta prevalso con i fatti e con i punti all’ennesima prova di questa stagione che non sarà di certo agevole, sfoderando un giusto mix di freddezza, di controllo e di furore agonistico proprio nei momenti un cui occorreva questa dose di elementi.
Elementi che per giunta, oltre che nell’approccio cannibalesco e da jolly puro del già citato Bernardo Musso, ormai in totale spolvero e capace di incidere ovunque e da qualsiasi posizione (come tiratore, uomo da uno contro uno, rimbalzista, portatore di palla), riscontriamo anche sul versante under, non solo con un Rotondo ormai stabilizzatosi su ottime cifre da 7 + 4 rimbalzi di media, ma soprattutto con Nunzio Sabbatino, che sebbene domenica scorsa fosse apparentemente destinato all’ennesima etichetta di giocatore dagli spunti “belli e impossibili”, costellato da perse veniali, eccessive titubanze nel prendere iniziativa e gestione difficoltosa del possesso palla, ha zittito tutti i detrattori con quella tripla che, progressiva rimonta di Trieste alle spalle , ha ricacciato indietro i giuliani, scottati da un terzo quarto da 37 punti che mai in onestà ho apprezzato nella mia non brevissima vita di tifoso e di appassionato, oggi redattore di questa testata.
C’è dunque carattere da vendere in questa squadra che, offrendo poi una breve ma devastante fiammata di bel gioco, ha letteralmente stordito un avversario fortemente perimetralizzato nel proprio gioco, insufficiente nel capitalizzare in tempo la sua primazia a rimbalzo, ma soprattutto minato da una sorprendente ingenuità dei suoi senior, in parte sfortunati, in parte carenti nella lettura delle situazioni, cercando un gioco più interno o dando magari più spazio a quei valorosissimi under che di certo garantiranno all’Acegas non poche soddisfazioni nelle prossime occasioni.
PERUGIA:  STEP INIZIALE DI UN “CICLO TERRIBILE”. Prossime occasioni che invece per Napoli costituiranno il primo ciclo terribile della regular season, con un quartetto di sfide in sequenza che, oltre la giovane “Siena dei miracoli”, sarà composto non solo dai primi scontri diretti con le mattatrici del sud tutte concorrenti rispetto alla BPMed (Ferentino, Capo d’Orlando e Recanati), ma sarà anche segnato, in primissima battuta, dal suggestivo  confronto con la Liomatic Perugia Basket di coach Furio Steffè (già assistente di Cesare Pancotto ai tempi della Trieste di Erdmann,Mazique e Kelecevic in Serie A), e il cui ex di lusso è rappresentato proprio dal beniamino azzurro nativo di Pergamino (lunedì, PalaBarbuto, ore 20).
Ques’ultimo quindi potrà rivelarsi agli occhi di coach Bartocci come utile chiave di lettura di un gruppo storicamente solido nel suo nucelo portante, e che, nonostante due inciampi del tutto inattesi (il primo in casa  contro una Chieti con soli 7 uomini, il secondo in trasferta di misura contro Trento), condivide proprio con il nostro ultimo avversario il primato della Division Nord-Est a quota 8.
PERUGIA: LA STORIA. Una posizione questa che è ormai abituale per una realtà che, nonostante sia relativamente recente (è stata fondata nel 2005  con l’unione di UISP Palazzetto Perugia e Nuova Pallacanestro Perugia, ma già nel 2009 fu artefice di una doppia promozione dalla C1 alla B1), è comunque frutto di una tradizione maturata con le prime esperienze post-belliche della Libertas, e poi segnata dall’azione di quel sodalizio di cui non solo questa società ha ripreso il nome: la storica Perugia Basket, nata nel 1971 e spentosi nel 1989, raggiunse poi il proprio apice proprio pochi anni prima della sua scomparsa, dal 1982 al 1986, con quattro stagioni nell’allora A2 allietate da giocatori come Willie Sojourner, Giuseppe Barraco, Davide Lot ed allenatori come Jim McGregor. Forse si trattò un passo più lungo della gamba, soprattutto considerando un centro che, nobile per la sua arte e la sua cultura di origini comunali, non manca di una vitalità polisportiva che può solo esserle invidiata, spaziando dal calcio alla pallavolo e così via.
PERUGIA: IL ROSTER. Tornando al presente, Perugia è oggi sinonimo di ben due semifinali play-off negli ultimi due anni  accanto ad una costante presenza nella top-four di regular season del raggruppamento settentrionale. Possiamo quindi ammettere che l’obiettivo dei grifoni, sia per come è stato costruito il proprio roster sia per come si evolvono i suoi risultati , è riproporsi come degna outsider sempre pronta ad approfittare di qualche inciampo delle migliori sulla via della promozione. C’è però a monte di tutto questo un radicale cambio di filosofia,  rappresentato anche dall’avvicendamento di Paolini e Steffè sulla panchina bianco-rossa: l’uscita dello scorso anno contro Brescia è stata mal digerita dall’ambiente, e l’imperativo “Più gruppo, e meno individualità” è divenuto indispensabile. Via quindi i cannonieri Pazzi e Musso, finiti rispettivamente a Trento e Napoli, mentre piena fiducia è stata assegnata  a un telaio consolidato arricchito da innesti di esperienza che tuttavia non compromettessero l’allestimento di uno dei migliori pacchetti under della Lega. Ma identifichiamo con cura gli interessati.
Perugia può contare innanzitutto sulla grande esperienza sottocanestro di Luca Bisconti: pivot dotato di appoggi sopraffini e mano educata dalla lunetta, è stato assieme all’ex gemello Francesco Guarino artefice di 3 promozioni nelle ultime 3 stagioni (l’ ultima delle quali disputata a Trapani totalizzando una media di 8.5 pt a partita con 64% da 2pt). E’ indubbia la difficoltà ad inserirsi in questo avvio di stagione, caratterizzato da appena 6 rimbalzi a partita, ma il suo confronto con un Andrea Iannilli non potrà non essere un sicuro punto di vista da cui ritrarre il match. Altro giocatore cardine del roster umbro è senz’altro Mattia Caroldi, al suo terzo anno da grifone forte di una media complessiva pari a di 11.2pt a partita 57% 2pt e 43% 3pt:  per il play veneto classe ’82 al momento cifre di tutto rispetto, con 13 punti di media con il 55% da 2 il 46% dalla distanza, fondamentale in cui peraltro i perugini generalmente non tradiscono (39,7% di squadra nelle prime 6 di campionato). Non mancano poi altri confermati eccellenti come la guardia attuale top-scorer Davide Poltroneri (dotata anche di lodevole fisicità nei pressi del canestro: ne sono una dimostrazione i 3,7 rimbalzi a partita); Simone Bonamente, capace lo scorso anno di produrre una media di 7.4pt a partita con 55% da 2pt e 26% da 3pt , e il fedelissimo play Giacomo Chiatti, che a partire dalla prima vittoriosa trasferta sul campo della Bawer Matera (in cui ha siglato una decisiva doppia cifra),ha risentito di una  infortunio fastidioso alla pianta del piede capace di limitare il suo rendimento (assenza la scorsa settimana contro Anagni con 4,7 punti , 2,3 palle perse e 1,3 falli subiti in 19′ di utilizzo medio).
Non si dimentichino poi Riccardo Truccolo (guardia ex Udine  fautrice di ben 11,8 punti con il 37% da 3, 3,8 rimbalzi e 2 assist di media) e Oleksandr Kushchev (secondo cambio dei lunghi già ad Omegna, apprezzabile per il suo tonnellaggio), i quali vanno a rinfolitre una invidiabile batteria di giovani, i cui pilastri sono Costantino Cutolo, ex Assigeco e Firenze fermo tuttavia da inizio campionato per una grave distorsione alla caviglia riportata nel match prestagionale contro Ferentino ,ma soprattutto Filippo Baldi Rossi . Quest’ultimo, benché confermato, ha a nostro giudizio tutti i tratti dell’acquisto di lusso data la nutrita folta schiera di squadre interessata alle sue prestazioni.Pivot di 207 cm proveniente dalla vivaio della Virtus Bologna (35 presenze a referto in Serie A tra il 2008 e il 2010), ha letteralmente sfondato nella scorsa A Dilettanti con i grifoni (8,1 punti fruttati da eccellenti 55% dalla media e 36% dall’arco, oltre con 4,5 rimbalzi in appena 21’): un binomio di potenza e capacità balistiche che trova conferme lampanti anche in questa stagione  (12,5 punti con il 66% dal campo, l’85% dalla lunetta oltre a 8,2 rimbalzi), corrispondendo ai tutti i tratti dell’uomo da imbrigliare nelle maglie difensive.
A chiudere le fila umbre i giovanissimi locali Francesco Santantonio e John David Rath, piccoli semitascabili particolarmente reattivi e pronti rispetto al minutaggio inevitabilmente risicato.
PERUGIA:LA TATTICA. La Liomatic, sulla base di quanto è possibile ricavare dai suo primi 240′ stagionali, è una squadra piuttosto camaleontica e variegata nel suo ventaglio di soluzioni, sapendo alternare momenti di puro cinismo amministrativo (visti ad esempio contro Siena, Latina e Matera) a fasi di gioco contrassegnate da pura emotività ed elevata intensità fisica, sfruttando una batteria di lunghi che condisce peso da sotto e tiro mortifero. Fino ad oggi si è giocato decisamente poco dentro, e di questo Bisconti ne ha risentito, ma non è detto che con la stringente difesa a uomo napoletana si sia costretti ad un’inversione di tendenza. C’è poi un’effettiva mancanza di timori reverenziali dall’arco, soprattutto in riferimento ad under come Truccolo e Baldi Rossi, quest’ ultimo peraltro efficacissimo nell’attaccare il canestro riuscendo spesso nei momenti topici a caricare di falli i lunghi avversari. Da non sottovalutare poi le scorribande di Caroldi e Poltroneri, capaci di spezzare i cambi e di eludere i raddoppi: in sostanza bisogna evitare di essere accondiscendenti e di sperare nei loro errori, anche perchè tutti possono ferire e non ci sono, salvo il già citato Baldi Rossi, riferimenti a prescindere (si veda infatti che il loro miglior marcatore Bonamente è solo 14° nella classifica di categoria). Infine, anche per le assenze di Cutolo e Chiatti, si sono rivelate più che buone le risposte dagli uomini in panchina (Santantonio, Kuschev e il giovane Rath) ,anche nelle sfide meno docili quali quella di Siena: la profondità delle loro rotazioni in questo senso potrebbe essere un altro banco di prova per gli imbattuti bianco-azzuri, nella speranza di under che si affianchino positivamente ai progressi di Rotondo e Sabbatino.
Quanto poi alle partenze è impossibile delineare un andamento standard: possono accelerare da subito con parziali brucianti ma anche frenarsi per studiare l’avversario, che quindi da subito dovrà imporre energia, velocità e quello stesso ritmo  che, apprezzato a fasi alterne nelle prime giornate, ha sempre trovato nei titolari partenopei degli ottimi interpreti. In ogni caso servirà un gioco fluido, di circolazione e di spostamento: occorrerà far muovere, sia in attacco che in difesa, una squadra che trae linfa da situazioni a difesa schierata o da conclusioni piazzate. Sull’assetto difensivo infine c’è una chiara predilezione di una classica difesa a uomo, ma attenzione ad una zona che, a partire dalla sfida Trento, sempre più spesso Steffè adotta in quei momenti di difficoltà che Napoli dovrà realizzare, col gioco ma innanzitutto con il cuore.