Alla vigilia dell’inizio degli Europei, cerchiamo di ingannare l’attesa dando un’occhiata a cosa succede nel resto del mondo, e in particolare a due “minors” nell’ambito dei campionati per squadre nazionali a livello continentale. Forse i più attenti se ne saranno accorti: in estate scendono in campo non solo le nazionali di Europa e America, ma anche di Africa e Asia, le cui competizioni si sono concluse nel mese di agosto con le vittorie di Angola e Iran. Cerchiamo quindi di analizzare, seppur in modo non molto approfondito, cosa è emerso da questi campionati.

 

Afrobasket 2013

L'Angola, campione d'Africa (Foto: opais.net)

L’Angola, campione d’Africa (Foto: opais.net)

L’Afobasket 2013 è andato in scena ad Abidjan, in Costa d’Avorio, dal 20 al 31 di agosto, con 16 squadre partecipanti divise in 4 gironi. Il Gruppo A è stato dominato proprio dalla nazionale padrona di casa (3 vittorie e 0 sconfitte), che ha rifilato due trentelli a Senegal, arrivato comunque secondo (2-1) e Algeria, arrivata terza (1-2); curiosamente, il fanalino di coda Egitto (0-3), ha perso tutte le partite con scarti molto ridotti (-7 con la Costa d’Avorio, -4 con l’Algeria e -2 con il Senegal), ma, come vedremo, si rifarà in seguito.
Meno equilibrio invece nel Gruppo B, dominato da Tunisia (3-0) e Marocco (2-1) con poche opportunità per Rwanda (1-2) e Burkina Faso (0-3), che ne ha prese addirittura 55 dalla Tunisia.
Nel Gruppo C, dietro all’Angola (3-0) ha sorpreso il secondo posto delle minuscole isole di Capo Verde (2-1), che hanno terminato davanti a Mozambico (1-2) e Repubblica Centrafricana (0-3), che aveva ben poche speranze senza il suo unico elemento di spicco, Romain Sato.
Infine, il gruppo D ha visto al comando la corazzata Nigeria (3-0), guidata dagli NBA Aminu, Diogu e Uzoh, con il Camerun di Mbah a Moute al secondo posto (2-1), il Congo (1-2) al terzo e il Mali inevitabilmente ultimo (0-3).

L'atletismo non manca di sicuro ai giocatori africani (Foto: court-side.com)

L’atletismo non manca di sicuro ai giocatori africani (Foto: court-side.com)

Cosa sembrano dire questi risultati? Che la gerarchia del basket africano è ben definita: infatti, in ogni girone la prima classificata ha vinto 3 partite, la seconda due, la terza 1 e l’ultima ha perso tutte le gare. E, invece, molto si è capovolto nella seconda fase: in una formula, piuttosto singolare, che non prevede eliminazioni durante la fase a gironi, la quale serve invece solo a stabilire gli scontri degli ottavi, le sorprese sono all’ordine del giorno.
Così, può capitare che l’Egitto, senza vittorie nel Gruppo A, arrivi a giocarsi il titolo in finale, battendo la Tunisia agli ottavi (77-67), Capo Verde ai quarti (74-73) e il Senegal in semifinale (70-63). E può capitare anche che una delle principali favorite, la Nigeria, inciampi sia contro il Senegal (63-64) ai quarti, sia contro Capo Verde nella semifinale per il 5º/8º posto.
Detto di Egitto-Senegal, l’altra semifinale ha visto di fronte l’Angola (che ha distrutto il Mali agli ottavi e poi rifilato un ventello al Marocco ai quarti) e la Costa D’Avorio (che ha distrutto il Burkina Faso e poi vinto comodamente contro il Camerun). Entrambe le semifinali sono finite con lo stesso scarto (7 punti), mentre in finale la “favola” dell’Egitto si è duramente scontrata con la realtà e la difesa della squadra angolana, che ha tenuto gli egiziani a soli 40 punti segnati (57-40 il risultato). Nella finale per il 3º posto, invece, il Senegal ha vinto di misura contro i padroni di casa, togliendo loro la soddisfazione si salire sul podio e, soprattutto, di partecipare al Mondiale del prossimo anno.

L'espressione dei giocatori nigeriani dopo l'eliminazione la dice lunga su quali fossero le loro ambizioni (Foto: sbnation.com)

L’espressione dei giocatori nigeriani dopo l’eliminazione la dice lunga su quali fossero le loro ambizioni (Foto: sbnation.com)

Insomma, un campionato tutto sommato avvincente, che ha saputo regalare delle sorprese nonostante la vittoria della “solita” Angola (11 vittorie negli ultimi 13 campionati) e che è servito anche a mettere in mostra qualche talento meno conosciuto al grande pubblico, come l’ala marocchina Abdelhakim Zouita, secondo marcatore della competizione (20 punti a gara) alle spalle della star nigeriana Ike Diogu (21,9, più 10,3 rimbalzi), o il giovane centro egiziano Assem Marei, miglior rimbalzista della competizione (11,6 a gara) nonostante i soli 204 cm di altezza. Stupisce infine la debacle della Nigeria, le cui stelle (da Diogu ad Al-Farouq Aminu, da Uzoh a Olasewere, da Oyedeji a Gani Lawal) non hanno probabilmente trovato l’amalgama giusto per arrivare fino in fondo.

Classifica finale

Fonte: fiba.com

Fonte: fiba.com

 

2013 FIBA Asia Championship

La premiazione al termine dell'Asia Championship (Foto: sports.inquirer.net)

La premiazione al termine dell’Asia Championship (Foto: sports.inquirer.net)

Nei primi 11 giorni di agosto, invece, si sono svolti nelle Filippine i campionati asiatici, con 15 squadre partecipanti suddivise in 3 gironi da 4 squadre e in un girone da 3. Nel Gruppo A, un po’ a sorpresa, ha dominato Taipei (3-0), seguita dai padroni di casa delle Filippine (2-1), dalla Giordania (1-2) e dall’Arabia Saudita (0-3).
Nel Gruppo B, quello da tre squadre, il Qatar (2-0) ha avuto la meglio sul Giappone (1-1) nello scontro diretto per la testa del girone; ultimo posto per Hong Kong (0-2).
Il gruppo C ha visto dominare l’Iran dell’NBA Haddadi (3-0) e, soprattutto, le impreviste difficoltà della Cina (1-2) finita al terzo posto alle spalle della Corea del Sud (2-1) e davanti alla Malaysia (0-3), vera squadra materasso del torneo (115-25 contro l’Iran, 113-22 contro la Cina, tanto per fare due esempi).
Infine, nel gruppo D, quello dal livello medio più basso, a dominare è stato il Kazakistan (3-0), seguito da Bahrain (2-1), India (1-2) e Thailandia (0-3).

Yi Janlian, decisivo nel bene e nel male per la Cina (Foto: pba-online.net)

Yi Janlian, decisivo nel bene e nel male per la Cina (Foto: pba-online.net)

La prima fase, più o meno come in Africa, promuove quasi tutte le squadre alla seconda: escluse Arabia Saudita, Thailandia e Malaysia, le altre 12 hanno formato due gironi da 6 squadre, in cui le prime 4 sarebbero poi passate ai quarti. Questa seconda fase ha visto la conferma dell’Iran come grande favorita, la risalita della Cina, il crollo del Kazakistan e l’eliminazione del Giappone, sconfitto dalla Giordania nella gara decisiva.
Ai quarti, però, la Cina è tornata a mostrare tutte le sue difficoltà, perdendo (e non di poco, 96-78) nel “derby” contro Taipei; anche le altre gare sono state ben poco equilibrate, con Filippine e Iran a rifilare trentelli a Kazakistan e Giordania e la Corea del Sud a battere di 27 il Qatar. L’Iran ha poi vinto di quasi 20 punti (79-60) anche in semifinale, contro Taipei, mentre le Filippine hanno avuto la meglio sulla Corea del Sud in una gara più equilibrata (86-79). Anche la finale è stata quasi una passeggiata per gli iraniani, nonostante le Filippine giocassero in casa (85-71); nella finale per il 3º posto, la Corea ha battuto Taipei 75-57.

Hamed Haddadi, miglior giocatore della competizione (Foto: hoppnut.com)

Hamed Haddadi, miglior giocatore della competizione (Foto: hoppnut.com)

Chi pensava che il campionato asiatico fosse una sfida a due tra Iran e Cina, come spesso è accaduto nelle ultime edizioni, ha dovuto in parte ricredersi: la squadra cinese è stata infatti penalizzata dall’assenza per quattro partite della prima/seconda fase di Yi Janlian, ex giocatore NBA su cui di fatto si è basato il suo attacco (17,4 punti e 6,6 rimbalzi), mentre l’Iran è stato letteralmente preso per mano e guidato alla vittoria da Hamed Haddadi, centro di 218 cm con una carriera da comparsa in NBA, che ha chiuso come miglior realizzatore della competizione (18,8 punti a gara) e miglior rimbalzista (10), oltre che con una prova maiuscola in finale (29 punti, 16 rimbalzi, 12/15 al tiro).
Un ultimo aspetto da segnalare è la tendenza sempre più frequente, anche in Asia, a dare la cittadinanza a giocatori americani per farli giocare in nazionale; e in un campionato dal livello medio piuttosto basso, questa “tattica” fa la differenza, ancora più che in Europa. Basti pensare che, tra i primi 6 realizzatori della competizione, ci sono ben 3 “americani”: Jarvis Hayes (Qatar, 16,7 punti a gara), Quincy Davis III (Taipei, 14,7 punti) e Jimmy Baxter (Giordania, 14,1 punti). E non sono di certo gli unici: più in basso nella classifica dei realizzatori figurano anche Jerri Jonson (Kazakistan, 12,3), Marcus Douthit e Jayson Williams (entrambi Filippine, quasi 12 punti a testa a gara) e Duncan Reid (Hong Kong, 11,7 punti). La loro presenza falsa la competizione o ne alza il livello, contribuendo alla crescita di tutto il movimento cestistico asiatico? Ai posteri l’ardua sentenza…

Classifica finale

Fonte: fiba.com

Fonte: fiba.com