La fotografia più rappresentativa di un’agguerritissima Gara 3 è tutta da immortalare nel meraviglioso alley-oop che Matt Dellavedova, con 4 minuti scarsi rimasti sul cronometro, serve in contropiede a King James per il momentaneo 81-76. Sì, perché i Cavs ottengono una meritata e forse oltremodo sudata vittoria grazie a questo insolito ed estremamente proficuo duetto. Da un lato LeBron, per il quale non si riesce più a trovare aggettivi adeguati alla sua grandezza, dall’altro l’uomo della terra dei canguri, il “Delly”, come ormai tutti lo chiamano, autore di 20 punti (peraltro in momenti cruciali), 4 assist e la solita asfissiante difesa su Steph Curry. I Warriors, dal canto loro, producono un’altra partita troppo timorosa e sotto ritmo, traditi principalmente e in maniera preoccupante dagli Splash Brothers, incapaci di “mordere” nelle fasi cruciali del match e di agire da veri leader.

LeBron James sta giocando ai massimi livelli (Foto: usatoday.com)

LeBron James sta giocando ai massimi livelli (Foto: usatoday.com)

L’andamento della gara è chiaro fin da subito: Cleveland è in assetto da battaglia e guida l’incontro grazie alla strabordante energia di Tristan Thompson a rimbalzo (saranno 13 a fine gara i palloni arpionati), al cuore di Dellavedova, a qualche fiammata di Jr Smith, ma soprattutto al talento di James, che, seppur con percentuali non certo esaltanti (6/17 dal campo nei primi due periodi), si cala perfettamente nella bagarre di una partita dall’agonismo esasperato. Golden State rincorre a fatica, trascinata perlopiù da un Iguodala ringiovanito in questa serie; Klay Thompson e Steph Curry ? Fantasmi assoluti, con il primo a sparare a salve e il secondo completamente avulso dal gioco. La prima metà di gara si chiude con una tripla di James Jones sul punteggio di 44-37 per i padroni di casa.
Tuttavia, è il terzo periodo quello decisivo. È qui infatti che la premiata ditta James-Dellavedova prende in mano le redini dell’incontro creando un divario di 17 punti. LeBron ne mette 13 con 5/8 dal campo, approfittando dell’assenza di Iguodala e abusando di Livingston e Barnes, puniti sia in avvicinamento che dalla distanza. L’australiano, invece, ne fa registrare 10 con due triple spaccagambe. L’ultima frazione si apre quindi sul punteggio di 72-55 in favore di Cleveland, con la netta sensazione che ci si possa avviare tranquillamente ai titoli di coda. Errore madornale. I Warriors hanno un sussulto d’orgoglio grazie al rientro in campo di Iguodala (ancora lui) e a un altro protagonista inatteso, il redivivo David Lee (11 punti con 4 rimbalzi in 13 minuti sul terreno di gioco). Inoltre, d’improvviso, Curry si ricorda di essere l’MVP della Regular Season uscendo da un prolungato torpore e confezionando un parziale di 15 a 3 che riporta gli uomini di Steve Kerr sul -5 quando resta ancora metà quarto periodo da giocare. La stanchezza, però, non tradisce del tutto i Cavs, i quali, prima con il già citato alley-oop e poi con una serie di canestri pesanti (su tutti un gioco da 3 punti di un infinito Dellavedova) scrivono definitivamente la parola “fine” sulla gara. Non senza qualche patema dovuto alla, tardiva, sparatoria di Curry, che solo negli ultimi 2 minuti e mezzo infila 4 triple (delle 7 totali della serata), che però si traducono, alla fine dei conti, in un nulla di fatto.
Cleveland vince con merito, portandosi sul 2-1 nella serie, con un’altra gara alle porte (giovedì notte) tra le mura amiche, prima di fare ritorno in quel di San Francisco.

Golden State Warriors – Cleveland Cavaliers  91-96 (1-2)

Stephen Curry sta faticando parecchio contro Matthew Dellavedova (Foto: usnews.com)

Stephen Curry sta faticando parecchio contro Matthew Dellavedova (Foto: usnews.com)

MVP. Ormai ci ha abituati. Per cui non basta la tripla doppia sfiorata da 40 punti con 12 rimbalzi e 8 assist, non basta l’essere diventato il giocatore ad aver segnato più punti nella storia (123, ossia 41 di media!) durante l’arco delle prime 3 partite di una serie finale: tutto questo non è abbastanza per identificare quello che LeBron James è diventato per i suoi Cavs. Un leader assoluto, capace di sopperire da solo all’assenza di due star come Love e Irving, coinvolgendo i compagni e trasmettendo loro il suo spirito assetato di vittoria. Emblema della sua prestazione totale: una palla letteralmente strappata dalle mani di Curry in seguito a un tuffo sul parquet nel quarto periodo. Semplicemente, The King.

LVP. Se non fosse per il tentativo finale di riportare la sua squadra sui binari giusti e per la pioggia finale di triple con cui ha creato più di qualche spavento ai tifosi della Quicken Loans Arena, avremmo detto Stephen Curry. I 27 punti, infatti (17 nel quarto periodo), traggono in inganno: per i primi tre quarti è sembrato che  Steph guardasse la partita dal di fuori, senza accenni di reazione, quasi impaurito. In più, 6 palle perse, compreso un sanguinoso passaggio finito in parterre a un minuto e mezzo dal termine quando ancora era legittimo nutrire delle speranze. Un vero MVP non può essere questo. Stando alle statistiche, invece, la palma del peggiore va senza dubbio a Klay Thompson: 6/16 dal campo, tante forzature al tiro, spesso senza copertura a rimbalzo, e in generale poca presenza. Decisamente l’opposto della macchina da canestri ammirata solo 2 giorni fa.

Losing EffortAndre Iguodala non è più una sorpresa. Dopo una stagione vissuta da comprimario di lusso, si è preso la scena in Gara 1, e ha dimostrato di essere l’unico Warrior davvero decisivo in gara 3. 15 punti, 5 assist e 5 rimbalzi, in una partita fatta di sostanza, leadership e soprattutto di dedizione nel fermare LeBron, unico a esserci andato vicino.

David Lee, protagonista a sorpresa nel secondo tempo (Foto: cbssports.com)

David Lee, protagonista a sorpresa nel secondo tempo (Foto: cbssports.com)

The Unexpected. In gara 2 si era parlato diffusamente della sua difesa da capolavoro su Curry. In gara 3 Matt Dellavedova stupisce tutti e mette a referto 20 punti pesantissimi, fungendo da essenziale secondo violino in una squadra decimata e con una rotazione ridotta all’osso. Il tutto senza far mancare la sua proverbiale combattività nella metà campo difensiva, con ottimi risultati. Eroe.

Stat of the Game. In Gara 2, seppur persa, la coppia Thompson-Curry aveva tentato 52 tiri dal campo. In Gara 3, invece, i due hanno totalizzato “solamente” 36 tiri, non molto lontani dai 34 tentati in Gara 1, vinta però grazie all’apporto fondamentale della panchina. Insomma, Golden State deve necessariamente avere di più dalle sue punte di diamante in termini di coinvolgimento nell’azione di gioco. Grande merito va a David Blatt, che sta riuscendo nell’impresa di togliere il più possibile la palla dalle mani dell’MVP e lasciando che siano gli altri a dover creare. Eppure, ci si aspetta sia che Steve Kerr trovi delle contromosse, sia che i due Splash Brother abbiano un atteggiamento più aggressivo e meno rinunciatario.

Emanuele Di Girolamo