Goran Dragic (Phoenix Suns) uno dei protagonisti assoluti della bella stagione dei Phoenix Suns (photo by Casey Sapio/USA TODAY-Sports)

Goran Dragic (photo by Casey Sapio/USA TODAY-Sports)

Doveva essere una stagione di transizione, rivolta più che altro ad iniziare una ricostruzione, con una squadra giovane, futuribile ma anche ampiamente rinforzabile prima di poter avere aspirazioni di alto livello. Ed invece i Phoenix Suns, a poche partite dal termine della regular season sono ampiamente in corsa per entrare nei playoffs della iper-competitiva Western Conference, quella che, comunque vada, lascerà a piedi almeno una squadra con record positivo. Gran parte del merito va sicuramente al lavoro di coach Jeff Hornacek che, insieme al proprio staff, ha dimostrato di aver studiato bene il roster a disposizione e aver ideato le soluzioni migliori per esaltarne le caratteristiche.

L’uomo che più di altri ha saputo esaltarsi in questo contesto è sicuramente Goran Dragic. Il nazionale sloveno, tornato a Phoenix nel 2012 dopo una breve e non indimenticabile parentesi a Houston, ha preso in mano le redini della squadra e si è scatenato come mai aveva fatto anche nella prima versione, dimostrando di aver imparato molto, anzi moltissimo, da quel grande ispiratore che per lui è stato Steve Nash. Aver giocato per quasi 4 stagioni alle spalle e a volte anche al fianco del fenomeno canadese è stata un’esperienza fondamentale per formare Dragic e prepararlo a fare il salto di qualità nella sua carriera NBA, iniziata con la chiamata dei San Antonio Spurs al numero 45 del 2008. Le prime luci importanti le ha attirate su di sè nei playoffs del 2010: era la semifinale della Western Conference, di fronte c’erano proprio gli speroni texani, quando Goran emerse con un 4° quarto mostruoso da 23 punti, determinante per risalire da -18 e sigillare il 3-0 nella serie, preludio allo sweep completato due giorni dopo. “E’ stata la miglior prestazione in un 4° periodo che abbia mai visto nei playoffs” lo incoronò nientemeno che Grant Hill, che di quei Suns era l’ala piccola titolare.

La shotchart di Goran Dragic aggiornata al 4 aprile

La shotchart di Goran Dragic aggiornata al 4 aprile

Ma non c’è dubbio che sia quella in corso la stagione più efficace e produttiva in carriera del nativo di Lubiana, la chiave della svolta dei Suns usciti dall’incubo di un’annata da sole 25 vittorie, ed inseritosi al suo meglio nel gioco ad alto ritmo impostato da Hornacek. Dragic, 28 anni il mese prossimo, ha dimostrato di poter funzionare anche al fianco dell’ancora più futuribile Eric Bledsoe – che lo stesso Goran ha definito un “mini-LeBron James” – con cui, benché non abbiano giocato tantissimo insieme a causa di vari infortuni, ha dimostrato di formare un backcourt di tutto rispetto. Soprattutto perché entrambi sanno colpire ed incidere sulla partita in diversi modi, tirando da fuori, attaccando il ferro (dove segna con un impressionante 64% abbondante), creando occasioni per i compagni, andando a rimbalzo e anche difendendo.

Per un uomo arrivato a questo campionato con medie in carriera di 9.5 punti e 4.2 assist, il progresso – visto sin dalle primissime partite – è stato clamoroso, tanto da collocarlo al momento sui 20.4 punti e 6.0 assist ad uscita, tirando ai suoi massimi personali su azione (51%) e da oltre l’arco (41.6%). Andato in crescendo praticamente ogni mese, ha raggiunto il picco a febbraio con 23.5 punti, 6.2 assist e un pazzesco 56% dal campo, numeri che hanno dato forza ai tanti che hanno criticato la sua mancata convocazione per l’All-Star Game di New Orleans. “Ero un po’ triste, perché ci tenevo. Sapevo che sarebbe stato difficile con tanti grandi giocatori nell’Ovest, ma sicuramente mi è dispiaciuto” ha ammesso lo sloveno, che però non ha smesso di trascinare i suoi Suns a suon di grandi prestazioni. Tanto che i tifosi gli hanno già dedicato i cori di “M-V-P! M-V-P!”:


Goran, diventato sempre più un personaggio anche in patria dove il comico Klemen Slakonja gli ha dedicato il video musicale che potete vedere qui sopra, si è emozionato: “E’ stato fantastico. Li avevo sentiti per Steve Nash, non avrei mai pensato che lo avrebbero cantato per me. E’ un ricordo che porterò con me per tutta la vita”. Troppo difficile realisticamente entrare nella corsa tra James e Durant, più facile pensare al premio di giocatore “più migliorato”, ma l’obiettivo principale ora per lo sloveno è centrare i playoffs con i Suns. Anche se, come ha detto coach Hornacek, un risultato lo ha già raggiunto: “Ora tutti conoscono Dragic. O almeno dovrebbero”.