Pacific Division – Il ranking di DailyBasket:
1. Los Angeles Clippers
2. Golden State Warriors
3. Los Angeles Lakers
4. Sacramento Kings
5. Phoenix Suns

LOS ANGELES CLIPPERS

Chris Paul e Blake Griffin (Photo by Noah Graham/NBAE via Getty Images)

Chris Paul e Blake Griffin (Photo by Noah Graham/NBAE via Getty Images)

C’era una volta una frenetica e vivace metropoli in cui sfrecciavano alternandosi alley-oops e posterizzazioni. Ma ora Lob City è stata dichiarata “non existent” (sic) persino da uno dei suoi padri fondatori: Blake Griffin. Al suo posto un attacco a metà campo che enfatizzi movimento senza palla e spaziature. L’attacco a ruota libera, ma spesso stagnante, dei Clippers degli ultimi anni, che spingevano il tempo della gara e seppellivano gli avversari in modi creativi, era comunque produttivo, esercitando supremazia atletica su avversari meno dotati, fino al record di franchigia di 56 vittorie. Erano pure nella top 10 difensiva, in compagnia di Memphis e Chicago. Solo statisticamente, certo. Perché allora Doc Rivers è arrivato ed ha smantellato tutto questo dalle fondamenta? Perché non serve ad andare oltre il primo turno di postseason.
Squadra
Rivers conta che Jordan diventi il fulcro per la difesa dei Clippers, un ruolo che lui sta abbracciando dopo non aver giocato un solo minuto nel 4° quarto 52 volte la scorsa stagione. L’allenatore dei Clippers, al primo anno in California, ha pubblicamente cercato di infondere fiducia in DeAndre, ed i risultati si sono visti in campo finora nella preseason. Se la ex-seconda squadra di Los Angeles saprà raccogliere la complessità delle formazioni guidate da Rivers, in primis il loro stile difensivo, sarà ancora più difficile segnare contro di loro, anche al di là di Chris Paul, che ha guidato la NBA cinque volte in otto stagioni nelle rubate. Dall’altro lato del campo, i Clippers vedranno Paul ravvivare l’attacco mettendo a frutto la versatilità del suo roster. Jordan non ha rivali vicino al ferro, da dove ha guidato la lega per percentuali, con Griffin di poco dietro. Paul non è mai stato sotto la nona posizione per assist in carriera guidando la classifica due volte, ma sa anche arrivare al ferro fintando con ogni parte del corpo. Il fuoco di fila da tre punti sarà condotto da JJ Redick e Jared Dudley, tiratori rispettivamente con il 39% e il 40,5% in carriera da fuori. Solito cruccio per le difese che devono fronteggiare minacce dentro e fuori. Il playbook di Rivers sul tema compendia svariati tomi.
La panchina di Los Angeles è guidata dal perenne candidato a sesto uomo dell’anno, Jamal Crawford, una guardia che ama irretire i difensori dal palleggio e segnare punti tentando un alto volume di colpi. Darren Collison dovrebbe essere una delle migliori point-guard di riserva in campionato, ed ha anche una solida capacità di andare a canestro e realizzare. La debolezza più visibile dei Clippers è la loro profondità nel frontcourt: Ryan Hollins tiene medie in carriera di 4 punti e 2,3 rimbalzi a partita in 7 stagioni; Byron Mullens e Antawn Jamison forniscono il backup nello slot 4 ma l’ex Bobcats ha mostrato talento realizzativo, abbinato a scarsa vena difensiva mentre il veterano arrivato dai cugini in gialloviola, pur se vitale in attacco nonostante la longevità non può più essere costantemente efficiente nella difesa sul post, dopo 15 stagioni di lega, a 37 anni.
Prospettive
Il progetto ha come prima scadenza il contratto di Rivers, come seconda quello di Paul, che ha dichiarato di non voler giocare fino a quarantanni, per dedicarsi prima alla famiglia. Quindi se Donald Sterling continuerà nella recente volontà di impegnarsi per lasciare una legacy vincente, tutto nei prossimi 5 anni può accadere. Un passo alla volta.
Pronostico
Vincitori della Pacific, semifinale di Conference.

 

GOLDEN STATE WARRIORS

Stephen Curry (Kyle Terada-USA TODAY Sports)

Stephen Curry (Kyle Terada-USA TODAY Sports)

I Golden State Warriors di quest’anno dovrebbe essere una delle squadre più divertenti del campionato da ammirare quando hanno la palla in mano. Stephen Curry e Klay Thompson sono due dei migliori tiratori dalla distanza della NBA. Un veterano di 9 stagioni come Andre Iguodala con il suo atletismo può fare bene in ogni zona e aspetto del gioco, e l’All-Star David Lee è una macchina da doppia-doppia in post. Mark Jackson ha anche una panchina non di figuranti, nonostante abbia perso Jarrett Jack e Carl Landry, con le riserve Toney Douglas, Harrison Barnes, Marreese Speights e Jermaine O’Neal. Il centro Andrew Bogut – quando è sano – occupa uno spazio importante nel mezzo, fa incetta di rimbalzi e garantisce interdizione sopra il ferro. Negli ultimi due anni, però, ha giocato in meno di un terzo delle partite di stagione regolare e ne ha anche saltate almeno 13 in quattro delle cinque stagioni precedenti, perdendone oltre 50 nel 2011-12 accorciato dal lockout. La stagione di Mark Jackson sarà tutto l’anno appesa alle condizioni dell’aussie prima scelta assoluta 2005.
Squadra
Bogut, recentemente confermato con un triennale da $43M al massimo dei bonus, rappresenta una pietra angolare dell’assetto presente e futuro di Golden State e certamente può con Iguodala contribuire a formare una difesa migliore per gli Warriors, scongiurando la tendenza agli infortuni ed esimendo, così, Jackson dal partire con il 35enne O’Neal, che tutto sommato è ancora un difensore decente. Anche O’Neal, però, è injury-prone e non può garantire più di 20 minuti come back-up. Nonostante David Lee consideri spesso facoltativa la difesa, la sua capacità di rimbalzo e il talento per segnare nella vernice ne fanno un asset imprescindibile. Tuttavia né lui, né Curry e Thompson possono contrastare significativamente le percentuali dell’attacco avversario. Sarà essenzialmente Iguodala a mettere il marchio di fabbrica di una difesa ringhiante, per realizzare i sogni difensivi, spesso proibiti, di Mark Jackson. Ma in fondo chi vuole parlare di difesa a Oakland quando gli Warriors possono andare oltre i 120 punti più spesso di chiunque altro? Curry ha girato alla boa di fine stagione con uno sbalorditivo 45,3 da dietro l’arco e Thompson con il 40,1%. Speights può fare qualche incursione al ferro, ma anche accontentarsi della distanza media. Il sophomore Harrison Barnes ha pure segnato da vicino lo scorso anno ma non disdegna il jumper da fuori. Tradotto: ci sono tutti gli ingredienti per prendere in mezzo gli avversari nella no-win situation di marcare Golden State aggressivamente sul perimetro lasciando Lee e Bogut a far sfracelli nel post a seconda dei match-up, o collassare nel pitturato scoprendo il destro ai frombolieri della Bay Area per il delirio della “Dub Nation”.
Prospettive
Golden State ha sufficiente profondità, talento e potenza di fuoco per tentare una corsa al titolo della Pacific Division, e anche oltre nel breve periodo. Nessuna squadra vorrebbe affrontarli nei playoffs a pieno regime, tantomeno se hanno l’home court advantage. La vera incognita è la salute del frontcourt, e resta da vedere se il livello del gioco difensivo, basandosi sulle condizioni di Bogut, sarà sostenibile per tutta la stagione regolare e per una corsa playoffs auspicabilmente estesa.
Pronostico
Finale di conference.

 

LOS ANGELES LAKERS

Steve Nash (Photo by Stephen Dunn/Getty Images)

Steve Nash (Photo by Stephen Dunn/Getty Images)

I playoffs? Forse. O meglio TBD. Raramente abbiamo visto i Lakers in una situazione in cui il loro futuro è così indeterminato. Non solo sono in attesa del ritorno di Kobe Bryant da un intervento chirurgico al tendine di Achille, ma non sono nemmeno sicuri che Bryant si inserisca nel futuro della franchigia. I dubbi non sono tanto legati alla maniacale disciplina a cui Kobe si sottoporrà per recuperare in tempi miracolosi. L’incognita è rappresentata dalla volontà di Jim Buss di non perdere Bryant nella free agency dell’anno prossimo e dalla risoluta riluttanza del 23 ad accettare ingaggi ridotti. I $32M di massimo salariale che Bryant potrebbe chiedere eliderebbero lo spazio salariale per attirare free agent e costringerebbero ad accontentarsi di opzioni che non sarebbero fattori. Nel frattempo i giocatori a disposizione, guidati da un ringiovanito Pau Gasol, uno Steve Nash sempre con incognite fisiche e alcuni pezzi a prezzi scontati ritirati da altre piazze come Chris Kaman, Wesley Johnson, Nick Young e Jordan Farmar, avranno il difficile compito di mantenere a galla i Lakers all’ovest fino al ritorno del Mamba. Un problema alla volta, Mr. D’Antoni.
Squadra
Una squadra con un regista più vecchio di alcuni GM NBA non è una buona premessa per il successo in un campionato ormai dominato da guardie fulminee come Ty Lawson, Derrick Rose e John Wall. I Lakers hanno trattenuto stelle di antico splendore come Pau Gasol (33), Steve Nash (39) e Kobe Bryant (35). Se si trattasse solo di leadership e IQ cestistico i Lakers ne avrebbero a palate. Ma non solo testa serve, ci vogliono anche le gambe e i Lakers le avrebbero. Durante l’estate hanno, infatti, aggiunto qualche talento giovanile:  Nick Young (28), Jordan Farmar (26), Wesley Johnson (26), Xavier Henry (22) e Ryan Kelly (22). Giovanile ma non abbastanza talentuoso da competere con James, Durant, Westbrook e Paul. In ogni caso Earl Clark e Matt Barnes avrebbero fatto un sacco comodo. Ma ormai il loro addio è nei libri. Fuori dai libri (contabili) invece ci saranno quasi tutti i giocatori dei Lakers alla fine di una stagione che prelude alla free agency di calibri importanti. Quindi tanto peggio tanto meglio? In un certo senso sì, se può servire a portare allo Staples Andrew Wiggins da Kansas, o Doug McDermott da Creighton o il senior da Louisville Russ Smith. Nel frattempo D’Antoni si è spinto fuori dalla sua comfort zone allungando le rotazioni: Bryant, Nash, Gasol, Farmar, Young, Blake, Johnson, Hill, Kaman sempre dentro dando poi spazio a un Meeks in ritmo, uno Shawne Williams continuo ed uno Xavier Henry che ha mostrato perché fosse una lottery pick solo pochi anni fa.
Prospettive
Si comincia martedì notte contro i Clippers in una serata che sa tanto di traslatio imperii, anche se i Lakers certo non si battono da soli.        Bryant come sempre potrebbe caricarsi la squadra sulle spalle ma non c’è ancora una schedule sul suo rientro dall’intervento al tendine d’Achille. Un anno da fare tutto in apnea, cercando di trovare il coraggio di fare scelte impopolari ma sagaci a fine stagione.
Pronostico
Lotteria.

 

SACRAMENTO KINGS

DeMarcus Cousins

DeMarcus Cousins

L’anno scorso, i Sacramento Kings hanno finito la stagione con un record di 28-54. Questa è stata ovviamente una delusione per una franchigia che ha conosciuto anche annate di ben altro livello. L’unico momento davvero luminoso a Sacramento negli ultimi anni si è registrato questa primavera, quando Kevin Johnson, da sindaco si è prodigato per mantenere i Kings in città, congedando i Maloofs e sostituendoli con un gruppo che annovera Vivek Ranadivé e Shaquille O’Neal. Con un front office ora che punta decisamente alla perfezione, non stupirebbe rivederli a livelli promettenti in un paio d’annate. In tal senso un nuovo GM, Pete D’Alessandro, e un nuovo allenatore, Mike Malone, fanno da premesse necessarie per ripartire dal rischio preso dall’organizzazione con l’estensione da $62M a Cousins. Il lavoro non manca dato che Sacramento risultò ultima in punti concessi, punti presi in contropiede, percentuale di tiro libero ed efficienza offensiva degli avversari, e rimbalzi difensivi. Una china molto ripida.
Squadra
I Kings entrano convinti nella Cousins-Era, dopo un periodo in cui il centro ​​è stato indiscutibilmente produttivo durante i suoi tre anni di Sacramento (16,3 punti e 9,8 rimbalzi), ma ha anche avuto scontri con i compagni di squadra e allenatori ben oltre la soglia di guardia. Maturità cercasi, disperatamente. Il team ha rinunciato alla guardia Tyreke Evans, ai Pelicans, e portato al suo posto Greivis Vasquez, una solida acquisizione per la regia ed un giocatore tra i più migliorati lo scorso anno: i suoi 9 assist a notte lo hanno messo al terzo posto nella NBA. Un certo numero di scout ritiene che il miglior giocatore in prospettiva sarà la guardia Ben McLemore, che lo scorso anno a Kansas ha messo il 42% da 3: un obiettivo privilegiato per Vasquez sul perimetro. Se Cousins ​​mantiene la testa a posto e si stanzia nella vernice – sfruttando l’inside out con McLemore – gli avversari faticheranno a contenerli. Se il rookie conferma le attese, Marcus Thornton potrebbe essere sacrificato per qualche chiamata nobile al draft. La scelta migliore potrebbe essere quella di partire con Patrick Patterson al fianco di Mbah a Moute nei due ruoli di ala. L’ex Rockets non è conosciuto come un grande difensore, mentre il rinforzo arrivato dai Bucks può garantire solida difesa sulle ali, cosa che non si vede a Sacramento dai tempi di Artest. Patterson inoltre è un rimbalzista sotto il par delle power forward, ma Mbah a Moute è sopra come small forward, e quindi i due possono risultare positivamente complementari.
Prospettive
A conti fatti con questa squadra i Kings non possono ambire ai playoffs, ma sarà certo il miglioramento dalla passata stagione. E’ realistico immaginare di trovare Sacramento tra tra le 38 e le 44 vittorie, anche se per finire sopra il 50% avranno bisogno di un paio di strisce positive e specialmente vittorie contro i team indebolitisi nella Division e nella Conference.
Pronostico
Lotteria.

 

PHOENIX SUNS

Goran Dragic

Goran Dragic

In Arizona quest’anno si deve parlare ancora più di mercato che di gioco. Tutte le mosse fatte da Phoenix Suns nel corso dell’ultimo anno e mezzo hanno creato una previsione positiva e la trade di Gortat, Kendall Marshall, Shannon Brown e Malcolm Lee lo conferma procurando ai Suns un’altra prima scelta, portando così a quattro le nobili opzioni nel primo giro del tanto vantato Draft 2014. Oltre alla propria, infatti i Suns detengono le scelte dei Pacers a titolo definitivo, dei Timberwolves (top 13 protected) e degli Wizards (top 12 protected). Con il primo o il secondo peggior record, perché questa è la condizione, forse auspicata dei Suns in questo momento, in Arizona accoglieranno non peggio del 4° o 5° miglior prospetto in un’edizione del draft che presenterà Andrew Wiggins, Julius Randle, Jabari Parker, Dante Exum e Marcus Smart, tutti potenziali franchise-changer secondo gli analisti e con la direzione di lungo periodo marcata dal front office uno qualsiasi dei 5 sarebbe idoneo.
Squadra
Con la direzione attuale del roster solo Len, forse Archie Goodwin, e Eric Bledsoe, meno Goran Dragic, sembrano avere un futuro a medio-lungo termine con la squadra. Scrivere del fatto che Phoenix abbia investito su Dragic e Bledsoe è il discorso che sorge più spontaneo e al contempo non potrebbe essere più lontano dalla verità. I Suns hanno fatto tutto quanto in loro potere per essere intenzionalmente terribile prossima stagione e senza giocatori che sanno come giocare a velocità NBA, questa squadra rischia di essere un giovane pastiche sciatto e nemmeno divertente da guardare. Con queste premesse Bledsoe e Dragic sono ancora interessanti per eventuali trade: l’ex-Clippers è molto giovane (22) ed anche se dovesse spuntare un estensione sui $40M per 4 anni, resterebbe interessante per il mercato; lo sloveno entra nel secondo anno di un quadriennale da $40M, ha 27 anni e può interessare a squadre che necessitino di un regista che cambi il ritmo dalla panchina. I due in campo non paiono compatibili soprattutto difensivamente: Bledsoe verrebbe sovrastato fisicamente, non avvalendosi più di Paul e Barnes, Dragic non è mai stato un difensore leonino e nulla fa pensare che lo diventerà. Offensivamente inoltre Dragic essendo circondato da un team mediocre ed avendo, quindi, più responsabilità, ha marcato il record di carriera per punti, assist, tiri liberi tentati, rimbalzi e rubate, pagando poi il tutto con l’imprecisione: massimo di palle perse, terzo anno consecutivo di calo da 3 e percentuale reale al tiro crollata di 17 punti.
Prospettive
Senza false illusioni: questi Suns saranno certamente tra le 6-7 peggiori squadre della lega. Il centro Alex Len è l’unico che verosimilmente vedremo nel 2014-2015. I gemelli Morris, Miles Plumlee e Archie Goodwin sono tutte prime scelte ma nessuno ha il futuro garantito in Arizona. Si aggiunga che sia il GM Ryan McDonough, che l’head coach, Jeff Hornacek, sono rookie e il quadro è completo.
Pronostico
Lotteria.