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Tutta la grinta di Lance Stephenson

Nell’ultima stagione ha segnato 13,8 punti a partita conditi da oltre 7 rimbalzi e quasi 5 assist, in una delle squadre più forti della lega, giocando il miglior basket della sua, ancor giovane, carriera. Per lui 4 anni nella lega, in crescendo, partendo dal fondo della panchina degli Indiana Pacers per diventarne titolare inamovibile.

Se non fosse stato per il clamoroso calo che ha contraddistinto in finale di stagione degli Indiana Pacers, avrebbe con ogni probabilità dato del filo da torcere a Goran Dragic per il titolo di Most Improved Player 2014, e fino a poche ore prima dell’All Star Game il suo nome era il ballottaggio per un posto nella partita delle stelle.

Con premesse di questo tipo, Lance Stephenson si era affacciato sul mercato dei free agent con grandi prospettive. Dopo LeBron James, Carmelo Anthony e Chris Bosh, era suo il nome più caldo del mercato.

La prima intenzione di Stephenson e dei suoi rappresentanti tuttavia era quella di rifirmare ai Pacers, squadra che lo ha scelto e lanciato in orbita nel panorama NBA. I Pacers su di lui detengono i Bird Rights, ovvero il diritto di rinnovare il suo contratto oltre il massimo consentito dallo spazio salariale. L’offerta pervenuta a Stephenson i primi giorni di moratoria del mercato NBA parlava di un pluriennale su base annua di 8.8 milioni di dollari, 44 nei prossimi 5 anni, cifra subito rispedita al mittente dalla guardia di Brooklyn che puntava a un quadriennale a partire dagli 11 milioni a stagione.

Herb Simon il proprietario dei Pacers, all’Indianapolis Star ha dichiarato: “Gli abbiamo fatto un’offerta meravigliosa, e Lance e il suo entourage non pensano sia adeguata, questa è la situazione”. Queste dichiarazioni hanno di fatto sancito la rottura dei rapporti tra Stephenson e la dirigenza, ponendo il prodotto da Cincinnati in una situazione scomoda, quasi da indesiderato che ha pure danneggiato la sua immagine nei confronti di altri possibili interessati.

A 16 giorni dall’apertura delle contrattazioni, le squadre che più sembravano interessate a lui si sono fatte indietro, occupando il loro spazio salariale con soluzioni di ripiego anzichè puntare in tutto e per tutto sul prodotto dei playground della Grande Mela. Los Angeles Lakers, Dallas Mavericks, Atlanta Hawks e Phoenix Suns erano in lizza per accaparrarsi i servigi di Lance Stephenson, ma sono tutte uscite dalla corsa per rivolgere il proprio sguardo altrove.

Era spuntato quindi il nome dei Sacramento Kings, che dopo la cessione via Sign & Trade di Isaiah Thomas erano riusciti a guadagnare un’eccezione salariale da oltre 7 milioni, ritenuti troppo pochi da parte dell’agente.

Nervi tesi ai playoff tra Evan Turner e Lance Stephenson

E’ innegabile che il valore del giocatore sia alto: è una shooting guard che può vestire i panni del portatore di palla dato il suo ottimo ball-handling e le sue doti da passatore, sa finire al ferro o giocare sugli scarichi, difende 3 posizioni e centimetro per centimetro è uno dei migliori rimbalzisti della lega.

I problemi sono in gran parte da un punto di vista caratteriale. Nel corso dell’ultima stagione sono stati svariati gli episodi poco edificanti che lo hanno visto coinvolto. Lite in spogliatoio con Roy Hibbert durante la stagione regolare, rapporto non propriamente idilliaco con l’altro leader della squadra, Paul George, atteggiamenti oltre le righe in campo, e per finire, durante gli ultimi playoffs, è venuto alla mani con Evan Turner durante un allenamento.

Le sue quotazioni tra gli addetti ai lavori sono precipitate ed adesso l’unica squadra in grado di potersi permettere di correre il rischio sono gli Charlotte Hornets, che negli scorsi giorni avevano tentato Gordon Hayward con un’offerta da 63 milioni in 4 anni che gli Utah Jazz hanno pareggiato.

Gli Hornets sono alla ricerca di un esterno che abbia punti nelle mani, doti da all-around e si incastri alla perfezione nel loro meccanismo difensivo. Lance ha tutte queste caratteristiche, e cambiare maglia potrebbe servirgli a compiere quella maturazione necessaria a tenere a bada la sua irruenza.

Charlotte, dopo aver perso Hayward e aver salutato Josh McRoberts (andato ai Miami Heat), si è mossa sul mercato puntellando la panchina con Marvin Williams e Brian Roberts. La squadra di Michael Jordan ha spazio salariale a sufficienza per andare incontro alle richieste del giocatore, disponendo di circa 10 milioni a stagione da poter mettere sul piatto.

Dopo gli incontri tra la dirigenza e i rappresentanti di Stephenson degli ultimi giorni, i “calabroni” hanno offerto al giocatore un triennale da 27 milioni con player option al termine del secondo anno, con occhio rivolto al futuro in vista del nuovo contratto televisivo in via di rinegoziazione che alzerà il Salary Cap e permetterà alla franchigia e al giocatore di ridiscutere i termini dell’accordo in rialzo se il matrimonio tra le due parti si consumerà nel migliore dei modi.

Potremmo essere molto vicini all’epilogo di una delle vicende più interessanti e curiose di questo mercato dei free agent, ma trattandosi di Lance Stephenson, mai dare nulla per scontato. Nella notte potremmo avere la fumata bianca definitiva.

MERCATO. Si sono accasati Jason Smith (annuale da 3.3 milioni di dollari) ai New York Knicks, Anthony Tolliver (biennale da 6 milioni complessivi) ai Phoenix Suns e Rashard Lewis (annuale, cifre ancora da comunicare) ai Dallas Mavericks. I Lakers con ogni probabilità nomineranno Byron Scott come head coach a seguito del terzo incontro tra dirigenza e i rappresentanti dell’ex giocatore gialloviola ai tempi dello “Showtime”. Larry Drew III, silurato poche settimane fa dai Milwaukee Bucks per fare posto a Jason Kidd, dovrebbe unirsi allo staff di David Blatt ai Cleveland Cavaliers.